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22/06/2012 04:58:37

Salemi: Favuzza,Sgarbi e la furia iconoclasta dei commissari. Al buio il centro Kim. Si litiga sul museo della follia

L'iconoclastia  (dal greco εá¼°κÏŒν - eikón, "immagine" e κλάζω - klázo, "distruggo") fu un movimento di carattere politico - religioso sviluppatosi nell'impero bizantino nello stesso secolo della chiesetta salemitana. Ci fu un durissimo scontro dottrinario che portò persino alla distruzione materiale di un gran numero di icone. Dal punto di vista politico il movimento ebbe come obiettivo di riportare sotto il controllo imperiale le terre possedute dai monasteri e di togliere ogni pretesto dottrinale agli islamici, che accusavano i cristiani di idolatria. Oggi a lanciare questo tipo di invettiva è Antonella Favuzza. Già Vice Sindaco nella giunta di Vittorio Sgarbi a Salemi e oggi presidente della Fondazione che porta il nome del critico d’arte, ha accusato i Commissari Straordinari del Comune di Salemi, il Prefetto Leopoldo Falco, e dei funzionari Nicola Diomede e Vincenzo Lo Fermo di “essere presi da una furia iconoclasta”. Motivi religiosi? Niente affatto. Solo politici. Quali icone i tre “iconoclasti”  avrebbero distrutto? Immagini di Vittorio Sgarbi oggetto di idolatria? Indirettamente, forse si.  Il riferimento è a quei cartelli promozionali collocati lungo la statale188 che dall’A29 conduce a Salemi.  Tali tabelloni (ne avevamo parlato in un nostro precedente servizio) collocati peraltro abusivamente e senza il rispetto delle distanze regolamentari dal ciglio della strada,  riportavano pomposi messaggi ( solo pochissimi aderenti alla realtà) per lo più dal gusto decisamente provinciale. I cartelli annunciavano agli automobilisti che salivano verso la collina che fu dimora degli Elimi : “Salemi, città di Sgarbi”, “Salemi prima capitale d’Italia», «Salemi città dei pani», «Salemi città del dialogo tra religioni», «Salemi la città dell’arte e della letteratura», «Salemi città internazionale del cinema indipendente», «Salemi capitale provvisoria del Tibet», «Salemi città del museo della mafia” . Un delirio non autorizzato. Che scatenò immediatamente la reazione da parte dell’Anas con un onerosissimo contenzioso che solo il provvidenziale intervento del prefetto Fazio ha posto fine. Occorre non dimenticarlo. E tuttavia per Antonella Favuzza “I tre commissari straordinari nominati dal ministero dell’Interno, sembrano presi da furia iconoclasta. E così, venendo meno le ragioni della loro presenza a Salemi, e cioè le presunte infiltrazioni mafiose all’interno dell’amministrazione comunale, ipotizzate ma mai dimostrate, si sono appassionati ai cartelli informativi fatti collocare da Vittorio Sgarbi per promuovere le attività culturali. La priorità di questi tre solerti funzionari del ministero dell’Interno sembra quella di cancellare le tracce di Vittorio Sgarbi a Salemi. Una missione chiaramente “politica” che lascia esterrefatti, ma che fornisce ai cittadini il senso inequivocabile di quale sia stato il senso dell’operazione politica che  ha costretto prima alle dimissioni Vittorio Sgarbi da sindaco e poi all’abnorme scioglimento del consiglio comunale. Siamo certi che la verità verrà presto a galla.”  Un attacco durissimo, come si vede. Che partendo dalla questione dei cartelloni, serve alla collaboratrice di Sgarbi per allargare il tiro per inveire ancora una volta contro il provvedimento dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Di una cosa è certa la dottoressa Favuzza. Che “le azioni giudiziarie a tutela del lavoro fatto da Sgarbi a Salemi faranno emergere le macchinazioni che ci sono dietro lo scioglimento del Comune di Salemi. Così come a galla verranno le menzogne contenute nella relazione dei tre ispettori della “Commissione di acceso agli atti” (un ufficiale dei carabinieri, un ispettore di Polizia e un dirigente della Prefettura di Trapani) che hanno prospettato al ministro Cancellieri circostanze false.”  Come pure l’ipotesi che il Comune di Salemi rischierebbe il default. Cosa smentita dai Commissari, peraltro. Intanto però un altro contenzioso, questa volta con l’Enel, rischia di compromettere o quantomeno di rallentare il progetto che prevede la catalogazione dei 55mila dvd che Oliviero Toscani riuscì a farsi donare dal coreano Kim. Una preziosa collezione di film della cinematografia internazionale spesso in lingua originale allocata presso il Centro Kim ( in onore del donatore), una struttura nuova di zecca costruita con i fondi del terremoto e che si trova nella zona nuova della città. Dalla fine di maggio il Centro è senza corrente elettrica. L’Enel vanta un debito di 240mila euro per bollette non saldate dall’amministrazione di Sgarbi. In pratica il capitolo destinato al pagamento della fornitura dell’energia venne prosciugato con l’intento di essere successivamente rimpinguato con le variazioni di Bilancio. Cosa mai avvenuta per l’inefficienza e le contraddizioni della maggioranza che sosteneva la passata Giunta.  Insomma,  una delle tante “perle” del triennio “rivoluzionario” trascorso e che ora la gestione commissariale sta tendando di sanare. Con un pagamento dilazionato. Una prima rata di 110mila euro è stata già pagata. Ciò non è stato sufficiente al ripristino dell’erogazione dell’energia. Già. Si dà il caso infatti che, forse per aggirare l’ostacolo, a qualcuno venne la balzana idea di cambiare gestore, sottoscrivendo un contratto con l’Eni. Con il risultato che sopra abbiamo detto. Per non bloccare l’attività del Centro si ricorrerà ad un gruppo elettrogeno. Ma il lavoro dei tre commissari non si esaurisce solo a risanare i contenziosi. Leopoldo Falco, Nicola Diomede e Vincenzo Lo Fermo stanno dedicandosi ad alcuni lavori pubblici incompleti, all’annoso problema del randagismo, al risanamento del Bilancio.
Stanno per essere completati – ci ha assicurati il prefetto Falco - gli interventi di ristrutturazione dell'ex Collegio de gesuiti, del Municipio e di una struttura in piazza Padre Pio oltre al collaudo entro pochi mesi della scala mobile che collega il parcheggio Schillaci con piazza Libertà». Ci sono pure in itinere due progetti PON (Programma Operativo Nazionale), già approvati dal ministero. Il primo con la rassicurante denominazione «Salemi sicura». Si tratta di un sistema di videosorveglianza che prevede l’installazione di 12 telecamere in vari punti strategici della città. Il secondo dal titolo «Io gioco legale» prevede invece la costruzione di campetto di calcio a 5, con il fine di diffondere la legalità tra i giovani attraverso una sana e leale pratica sportiva. Entrambi i progetti sono finanziati dal ministero dell'Interno per 184mila e 261 mila euro. Ma vanto dei tre commissari è anche un progetto su «Segnaletica stradale e pannelli informativi» E’ stato approvato per circa 500 mila euro dall'assessorato regionale al Turismo.  Mentre dovrebbero arrivare a breve i quattro sovraordinati che sono previsti in caso di commissariamento di un comune.  Si tratta di un ingegnere, un geometra, un informatico e di un responsabile economico di cui già si conosce l’identità. E’ Calogero Calamia, già presente in passato presso il Comune. Lavoreranno tutti a supporto degli uffici comunali. Ma, finita la polemica sui cartelloni, ecco profilarsene  all’orizzonte un’altra, forse ancora più cocente, in linea con le torride temperature che flagellano in questi giorni le nostre assolate strade. E’ bastato infatti l’annuncio da parte dei tre Commissari straordinari di fare rientrare in sede il cosiddetto Museo della Follia, costato alle casse comunali 77mila euro ( 50mila all’ideatore Cesare Inzerillo e 27 mila al realizzatore) per far perdere il lume della ragione ( è proprio il caso di dirlo) a Vittorio Sgarbi. Il Museo infatti, nato come itinerante, ora, per loro volontà dovrebbe diventare permanente allocato nel Plesso del Collegio dei Gesuiti per divenire parte integrante del Polo museale. Ma l’idea non è affatto gradita al critico ferrarese. Non solo. Hadiffidato i Commissari da agire in tal senso. Precisando che “Il Museo della Follia, concepito non dal Comune ma dalla Fondazione Sgarbi, rientra, nella sua ideazione, tra le proprietà tutelate dal diritto d’autore, che, in questo caso, sono io. Diffido i commissari straordinari a intraprendere qualunque attività, soprattutto snaturando i princìpi fondanti il Museo, compresa l’attività creativa di Cesare Inzerillo, che ha eseguito, rispettosamente, opere e manufatti in coerenza con la mia idea, senza, come fin qui non è avvenuto - e non capisco, quindi, di cosa parlino i Commissari – aver chiesto appuntamento e ottenuto istruzioni da me. Parlano di cosa mia e non di cosa nostra o cosa loro. Ogni abuso verrà perseguito legalmente”. Ma un comunicato stampa firmato da Nino Ippolito emesso dal comune di Salemi nel 2011,  alla vigilia dell’apertura della Biennale di Venezia testualmente recitava:

“Dopo quello sulla mafia un «Museo della Follia». Vittorio Sgarbi ne ha affidato la realizzazione all’artista Cesare Inzerillo. Entrambi saranno due musei «itineranti». Con il «marchio di fabbrica» del Comune di Salemi, che finanzia l’intera operazione, e la «Fondazione Sgarbi» che si occupa del supporto logistico.” Come si vede, una vertenza non di poco conto, ben lungi dall’essere classificata come una polemica estiva. Crediamo invece che è destinata a protrarsi nel tempo e di non facile soluzione, trattandosi appunto di una vicenda attinente alla Follia, anche se relegata in un Museo.

 

Franco Lo Re