Ho deciso: voglio dedicarmi alla mia vicenda giudiziaria, fare l’agricoltore e per questo confermo che mi dimetterò il 29 luglio». Il giorno dopo la notizia dell’aggravante mafiosa contestatagli dalla Procura di Catania nel processo per voto di scambio il governatore Raffaele Lombardo convoca i giornalisti a Palazzo d’Orleans per difendersi: «È un massacro con accuse infondate, l’aggravante mafiosa è arrivata prima di una mia sicura assoluzione».
Si dichiara pronto perfino ad acquistare una spazio sui giornali per dire la sua nel merito delle accuse fatte dai pm. «Questo massacro finirà presto, venerdì ho vissuto una giornata
“kafkiana” — dice — ero convinto che il processo si sarebbe concluso presto con una assoluzione, i miei avvocati stavano andando dal giudice per chiudere il 12 luglio. Invece...». «Quello che non mi spiego — continua — è proprio la tempistica. Quell’aggravante si basa sulle dichiarazioni dei pentiti Di Gati e D’Aquino depositate già il 29 marzo. La cosa più assurda è che questa aggravante consisterebbe in una sorta d’intimidazione di un intero quartiere che avrebbe poi votato per me». Poi azzarda sospetti sui verbali di Giovanni Barbagallo: «Perché non mi hanno fatto contro interrogare Barbagallo, agli arresti domiciliari e ritenuto dagli inquirenti il colletto bianco che avrebbe fatto da tramite tra politici ed esponenti mafiosi a Catania? Mi dicono che gli vengono somministrati psicofarmaci, e che stranamente la terapia viene interrotta due giorni prima degli interrogatori. Pare che venga sottoposto a qualche pressione e abbia detto ai suoi legali: “Fatemi avere dai pm un foglio con le dichiarazioni che vogliono e le firmo subito perché non ne posso più». Il governatore continua però «ad avere fiducia nei magistrati: «Da questa storia ne uscirò indenne».
E annuncia che oggi, all’assemblea dell’Mpa in programma a Palermo, scriverà la parola fine alla sua presenza diretta sulla scena politica.
Oggi sarà messo in cantina l’Mpa, con il simbolo della colomba. Al suo posto nascerà un nuovo movimento, (ancora da stabilire il nome, che avrà certamente la parola «autonomia») e un nuovo coordinamento guidato dal senatore Giovanni Pistorio: l’unico storico fedelissimo rimasto al suo fianco, dopo l’uscita di scena di Lino Leanza. «Di Pistorio mi fido — dice — ora che opportunisti e doppiogiochisti se ne sono andati, il Movimento è composto da persone per bene e può essere ristrutturato». Ieri a Mondello 500 donne dell’Mpa hanno lanciato una loro
corrente e ancor prima di nascere il nuovo movimento potrebbe avere già un ingresso dal Pd: il deputato regionale BeppePicciolo.
La strategia del passo indietro del governatore comunque non finisce qui: «La prossima settimana nominerò un vicepresidenteche sarà anche il portavoce del governo», dice. In pole per questo incarico è l’assessore alla Sanità, Massimo Russo. «Chiederò il parere della mia giunta. Russo ha un titolo: è il più longevo in giunta dopo di me». Sulle voci di una possibile candidatura alle regionali di suo figlio Toti, Lombardo allarga le braccia: «Io di certo interromperò con la politica bruscamente, come ho fatto quando fumavo quaranta sigarette al giorno — dice — i miei figli hanno l’intelligenza per prendere le loro decisioni in autonomia: devo dire però che io e mia moglie non consigliamo a loro una discesa in politica, visto quello che è accaduto a me».