Anche stavolta così... Il tiolo originale é Ovsyancki, la traduzione italiana sarebbe stata Gli zigoli, che sono i due uccellini quasi coprotagonisti silenziosi del film. Il regista di questo film russo, Aleksei Fedorchenko, aveva intenzione di raccontare una delle ultime usanze di un’etnia russa in fase di estinzione, e c’é riuscito. A noi europei, che abbiamo dimenticato la lentezza della vita, il film può apparire lento e noioso, ma non lo é. Il fatto che i personaggi siano pochi (due uomini e una donna morta, oltre i due zigoli) é segno della bravura del regista, che riesce a farsi seguire per tutti gli ottanta minuti del racconto. Anche il paesaggio é un continuum di pianure solitarie e fiumi nella Russia nord occidentale. Solo un paio di volte si vedono un paese e una periferia di città. In compenso la fotografia é ottima, e i colori ammalianti. Non a caso il film ha vinto alla Mostra di Venezia il Premio della Critica Internazionale e l’Osella per la miglior fotografia. I critici stavolta hanno visto bene.
Ma veniamo alla trama. Alla morte della moglie Tanya, un uomo maturo, Miron, chiede all’amico Aist di accompagnarlo al funerale- Le esequie sono particolari, secondo l’antica tradizione del popolo Merja, cui appartengono. La donna denudata viene pulita da loro stessi e trasportata in auto al grande fiume, sulle cui rive viene allestita la pira che la brucerà. Le ceneri sono sparse dal vedovo sulle acque. Ha compimento così il rito di ricongiunzione dell’esistenza della donna con l’acqua madre di tutte le cose. Una tradizione non meno dignitosa delle nostre, che sono invece più frettolose. Durante il tragitto dalla casa al fiume ai lati dei finestrini dell’auto si snoda l’immutabile paesaggio russo, ma dentro l’auto nelle parole dei due amici e nella loro mente si svolgono i sentimenti della vita e della morte, dell’amicizia e dell’amore. Aist ha avuto un’infatuazione per Tanya, che lavorava nella stessa cartiera.Ma è presto svanita. Lei era bambinescamente legata al marito. Gli consentiva di farsi lavare con la vodka per il maggior piacere di lui. Sposatasi a diciannove anni, e lui quaranta, inesperta di tutto viveva per lui che per lei. Non fosse morta si sarebbe pensato a una donna vittima del marito padrone, e invece nella tragedia si rivela quanto fosse lui a dipendere da lei. Non avevano avuto figli a incoraggiare lui verso il futuro. Miron rivela all’amico anche le sue intimità con lei, e chi ascolta sente un uomo ormai senza speranza. La morta era stata per lui la vita.
Gli attori, Igor Sergejev, Yuriy Tsurilo, Yulia Aug, Ivan Tushin, interpretano con eccezionale naturalezza. Ce ne vorrebbero di più di questi film per abbeverarci alle cose essenziali dell’ esistenza.
Leonardo Agate