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23/07/2012 14:12:03

Il consiglio provinciale contro la chiusura del carcere di Marsala

presiedere, con riferimento alla gravità dell’iniziativa che da alcuni giorni stanno attuando i circa 50 detenuti del carcere di Marsala (sciopero della fame) per protestare contro l’imminente trasferimento in atri penitenziari, ma facendo anche seguito agli interventi effettuati in aula, nella seduta dello scorso 18 luglio, dai Consiglieri Giovanna Benigno ed Edoardo Alagna, con quest’ultimo che, fra l’altro, ha preannunciato la presentazione di un apposito ordine del giorno, mi permetto sollecitare la sua autorevole attenzione nonché la sua sensibilità istituzionale e personale, che è notoriamente riconosciuta, sullo stato di profondo malessere e di netta contrarietà che, a livello locale, sta provocando, fra le tante negative problematiche che tutti stiamo vivendo in questi giorni, anche la notizia del “taglio” del carcere di Marsala nell’ambito delle misure per l’attuazione della cosiddetta spendig review varate dal Governo di cui la S.V. fa parte.

Lo scrive testualmente il Presidente Peppe Poma, in una nota trasmessa alla Ministra della Giustizia, Paola Severino, per esprimere il motivato “NO” del Consiglio Provinciale all’annunciata chiusura del carcere di Marsala.

Questa Presidenza e questo Consiglio Provinciale– prosegue la nota - facendosi interpreti della netta opposizione e del totale rifiuto del provvedimento di soppressione del predetto penitenziario unanimemente espressi dalla pubblica opinione marsalese e facendo proprio il “No” alla chiusura già più volte rappresentato, a tutti i livelli, dalle Organizzazioni Sindacali di categoria, evidenziano con forza che è praticamente impensabile che un Governo democratico e repubblicano possa decretare (per usare le parole della Segreteria Regionale della UIL-Penitenziari) la chiusura di un presidio di legalità così importante in una delle zone ad altissimo tasso di penetrazione mafiosa. Inoltre, il presunto risparmio derivante dalla ventilata soppressione del carcere lilybetano è tutto da valutare e da dimostrare perché il peso di tutti gli spostamenti inerenti l’attività penitenziaria e giudiziaria verrebbe trasferito di ben 64 km, quindi alla lunga tutta questa economia sarà solo fittizia, determinando paradossalmente un maggiore sovraffollamento dei detenuti nelle strutture limitrofe (Trapani, Castelvetrano, Favignana). A questo proposito, sulla base dei dati diffusi dai Sindacati di categoria, fra Trapani, Favignana, Castelvetrano e Marsala sarebbero in atto detenute oltre 300 persone in più rispetto alla ricettività massima. In particolare, circa 500 sarebbero i detenuti nel carcere del Capoluogo (rispetto alla prevista capienza di 280 persone), di cui 115 per reati di mafia e di camorra, quindi appartenenti al circuito alta sicurezza, e 140 extracomunitari; 150 a Favignana, di cui 64 internati; 107 a Castelvetrano e 48 a Marsala.

 

Per dirla ancora con la UIL-Penitenziari, la prospettata chiusura del carcere di Marsala avrebbe probabilmente tutt’altra finalità: quella di rimpinguare gli organici carenti nelle carceri che più interessano all’amministrazione penitenziaria, non tenendo in alcun conto, anzi calpestandolo, il diritto dei lavoratori penitenziari di scegliersi la sede dove svolgere il loro servizio.