secolarizzazione e crisi dell'etica religiosa
È evidente anzitutto che la situazione descritta non è del tutto nuova, ma affonda le proprie radici nel passato. Le analisi storiche e le indagini sociologiche degli ultimi decenni - che hanno peraltro subìto una forte accelerazione in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia - non hanno mancato (e non mancano) di rilevare che, alla base di essa, vi è lo scarso senso di appartenenza degli italiani allo Stato, sia per la diversità delle provenienze etniche della popolazione e per la varietà delle tradizioni culturali presenti sul territorio - è sufficiente ricordare qui lo scollamento tra il Nord e il Sud del Paese - sia per il troppo poco tempo trascorso dal momento della proclamazione dell'unità nazionale, peraltro realizzata non senza lacerazioni anche traumatiche.
Ma, al di là di queste motivazioni, senz'altro indiscutibili, è forse possibile individuare, in tempi più recenti un'ulteriore ragione dello stato di debolezza dell'etica civile, che contrassegna la coscienza media degli italiani. Si tratta del lento e inesorabile dissolversi di due forme di etica eteronoma, quella cattolica e quella marxista, che hanno a lungo dominato lo scenario della vita pubblica ed esercitato un peso decisivo nella determinazione dei comportamenti e degli stili di vita di larghi settori dell'opinione pubblica; due etiche che, pur nella profonda differenza degli obiettivi perseguiti, presentavano una considerevole somiglianza sul terreno dei comportamenti sociali: in ambedue dominante era infatti la figura del militante, che ispira la propria condotta a valori quali l'impegno, la partecipazione, il sacrificio in vista della «giusta causa», che coincideva nel primo caso con l'avvento del regno di Dio, nel secondo con l'edificazione della società senza classi.
Il logoramento dell'etica di ispirazione cristiana è avvenuto sotto la spinta del processo di secolarizzazione, che, dagli inizi degli anni '60 del secolo scorso, è divenuto, grazie soprattutto all'influenza dei media, un fenomeno di massa, e che ha provocato il progressivo arretramento della religione dalla vita quotidiana degli uomini fino alla sua radicale cancellazione: l'uomo, diventato maggiorenne, interpreta se stesso e il mondo prescindendo da qualsiasi riferimento a Dio, che è ritenuto perciò del tutto irrilevante. L'etica, che altro non era che una variabile dipendente o un corollario di tale visione religiosa, ha finito per essere coinvolta in questa deriva fino a dissolversi.
Non meraviglia perciò che vengano sempre più diffondendosi, anche nell'ambito di coloro che continuano a definirsi formalmente cattolici, atteggiamenti e stili di vita ispirati a logiche benesseristiche e consumistiche, espressione di un radicale adeguamento all'ideologia del mercato, o che abbiano il sopravvento comportamenti guidati dall'interesse individuale e corporativo, senza alcuna spinta ideale e senza alcuna tensione al «bene comune». Come non meraviglia che un numero rilevante di cattolici, specialmente del Nord-est (un tempo fedeli elettori della Democrazia cristiana), siano tranquillamente passati alla Lega, la cui ideologia localista e xenofoba contrasta nettamente con i presupposti del cristianesimo; o ancora, che una parte consistente dell'elettorato berlusconiano sia stato composto da cattolici che non hanno avvertito l'incongruenza dell'adesione a una proposta politica dalla quale sono del tutto assenti valori quali l'uguaglianza, l'equità e la solidarietà, che costituiscono i cardini del messaggio evangelico.
la caduta dei regimi del socialismo reale e il vuoto etico della sinistra
Un'analoga situazione di crisi si è verificata, nello stesso periodo, anche sul fronte da cui aveva origine l'altra etica eteronoma, quella di ispirazione marxista. Il crollo dei regimi del socialismo reale - di cui la caduta del muro di Berlino del 1989 ha rappresentato la «cifra» emblematica -ha messo definitivamente in scacco l'ideologia della sinistra, costringendo i partiti che ad essa facevano appello, in particolare il Partito Comunista, ad una radicale revisione critica. La svolta, che in tale occasione si è prodotta, ha finito per coinvolgere la stessa etica soggiacente, che aveva un carattere eminentemente funzionale o strumentale; era cioè in larga misura finalizzata al perseguimento dell'obiettivo che ci si proponeva di raggiungere: la edificazione - come già si è ricordato - della società socialista o comunista. La forzata rinuncia a tale obiettivo ha reso trasparente il vuoto etico sottostante, il mancato riconoscimento del significato che i valori ai quali si ispirava la propria condotta avevano per se stessi e la radicale dipendenza dal fine che, mediante l'adesione ad essi, si intendeva perseguire. Prova di questo vuoto è lo stato di disagio e di indeterminazione, che ha caratterizzato in questi ultimi decenni la cultura della sinistra, stretta entro la morsa di posizioni contrastanti (talora persino contraddittorie) e incapace di elaborare una propria visione prospettica delle soluzioni da dare alle istanze emergenti. Un esempio significativo è, al riguardo, costituito dalla questione dei diritti civili -questione esplosa a partire dagli anni '70 nel nostro Paese - dove, al di là di alcuni episodi, come la discussione attorno alle leggi sul divorzio e sull'aborto e la battaglia condotta in occasione dei rispettivi referendum (per merito di Berlinguer nel primo caso e di cattolici impegnati all'interno del Partito Comunista quali La Valle e Gozzini nel secondo), la sinistra storica ha finito per aderire acriticamente alle tesi liberal-borghesi o radicali, le quali, per i presupposti di marcato individualismo su cui si fondano, sono in netta opposizione con la concezione sociale della propria tradizione. Non si vuole certo misconoscere la rilevanza di tali questioni e l'importanza di affrontarle seriamente e con urgenza; ciò che si intende stigmatizzare è la mancanza di un approccio ad esse capace di integrarle entro il proprio quadro valoriale, fornendo prospettive di soluzione non discordanti con la propria visione ideologica. D'altra parte, non meno eloquente è, su un piano diverso ma per molti aspetti convergente, l'atteggiamento assunto dal Partito Democratico in occasione della recente crisi economico-finanziaria del nostro Paese. Anche in questo caso le proposte avanzate, anziché mettere in discussione il sistema neoliberista, che oltre ad essere la vera causa della crisi, non è certo in sintonia con gli ideali propri della sinistra, sembrano muoversi totalmente all'interno di tale sistema, suggerendo al più alcuni aggiustamenti volti a salvaguardare una maggiore equità sociale. L'affievolirsi delle due grandi tradizioni richiamate, nelle quali l'etica era dipendente nella sua origine o nel suo fine da altre istanze, e perciò l'assenza di un'etica autonoma o la sua riduzione a realtà di nicchia, è dunque una delle ragioni (forse la principale) del malcostume italiano, che non è appannaggio della sola politica, ma coinvolge, in termini più ampi, l'intera società, provocando uno stato di malessere diffuso e suscitando le giustificate (anche se talora ambigue) reazioni di una parte consistente dell'opinione pubblica.
verso un'etica laica condivisa
La necessità di ridare vita a un tessuto di valori, che restituisca alla vita sociale una solida prospettiva di crescita civile, è avvertita oggi come ineludibile: in gioco vi è infatti il destino stesso della democrazia. A ben vedere, una risposta significativa a questa richiesta è stata a suo tempo fornita dalla Carta Costituzionale - una vera e propria Carta etica (almeno nella prima parte) - che ha posto le basi morali per la rinascita democratica del nostro Paese. Il clima del tutto particolare, che ha caratterizzato quel momento - statu nascenti - contrassegnato da una forte tensione innovativa dovuta sia alla comune volontà di restituire un solido fondamento alla convivenza civile, che era stata minata alle radici dalla dittatura fascista e dalla tragica esperienza della guerra, sia alla presenza, in tutte le aree politiche, di personalità dalla forte caratura morale, ha consentito la convergenza attorno a una piattaforma valoriale di elevato contenuto morale. L'apporto di culture diverse, i cui rappresentanti erano tuttavia mossi da una limpida tensione ideale, è sfociato nella produzione di un ethos civile di alto livello, nel quale hanno trovato composizione armonica le istanze di libertà proprie della tradizione liberal-risorgimentale e le istanze sociali provenienti dalla tradizione socialista e comunista, grazie alla mediazione di una forma di personalismo di matrice cristiana, che costituisce il perno attorno a cui ruota l'intero impianto costituzionale. Nei decenni successivi il clima culturale e politico è profondamente cambiato. La radicalizzazione delle rispettive posizioni ideologiche da parte dei partiti e il modificarsi delle condizioni sociali e culturali hanno impedito che quella piattaforma ideale avesse seguito e si approfondisse. Lo spirito di collaborazione, che aveva animato i lavori della Costituente, si è gradualmente affievolito, dando vita a forti contrapposizioni che hanno lacerato in modo consistente il tessuto della vita collettiva. Tutto questo ha senza dubbio concorso a determinare quello stato di declino, che ha prodotto i fenomeni di corruzione ricordati e che ha concorso ad affievolire il senso dell'appartenenza e a bloccare lo sviluppo della coscienza civile.
Ritornare allo spirito di quel momento e riprendere, sia pure rivisitandoli e riattualizzandoli, i valori della Carta Costituzionale è dunque la via da percorrere per ricostruire le basi di un ethos civile, che ridia solide fondamenta alla conduzione della vita collettiva. Ciò che, in altre parole, va promossa è un'etica autonoma, svincolata tanto da fondazioni trascendenti quanto da finalizzazioni ideologiche; una etica «laica» nel significato più autentico e più nobile del termine, radicata cioè in una forma di «ragione», che non prescinde asetticamente dal confronto con le diverse tradizioni culturali, ma che è piuttosto il prodotto storico del loro influsso e della loro reciproca contaminazione. Un etica capace di offrire, in definitiva, per la ricchezza del patrimonio valoriale al quale si ispira, un fondamentale supporto alla crescita di una società, nella quale la rivendicazione dei diritti si accompagni all'assunzione responsabile dei doveri da parte di tutti i cittadini.
Giannino Piana in “Rocca” n. 16/17 del 15 agosto 2012