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14/08/2012 17:30:34

Un passo in avanti verso la libertà religiosa

Ciò non significa che il lavoro sia finito. In attesa di capire come risolvere il nodo del rapporto con l’Islam anzitutto dal punto di vista degli interlocutori legittimati, il Parlamento potrebbe realizzare comunque un ulteriore salto oltre l’ambito giudaicocristiano approvando le altre Intese già all’esame della Commissione Affari costituzionali del Senato, tra cui quelle con buddisti e induisti.  C’è poi la questione di una legge complessiva sulla libertà religiosa, che superi quella del 1929, ma essa potrà più facilmente arrivare dopo che tutte le presenze più significative si vedranno riconosciute con Intesa. Detto ciò sul merito, ci sono alcuni insegnamenti più complessivi che si possono trarre. Il primo attiene al ruolo dei parlamentari che spesso si limitano a lamentarsi per il protagonismo quasi solo governativo sulla legislazione, non utilizzando però fino in fondo gli spazi che comunque esistono, specie per azioni tra eletti di gruppi diversi con sensibilità comuni su problemi specifici.
In questo caso gli spazi sembrerebbero inesistenti perché è il Governo che stipula le Intese e dovrebbe quindi essere esso stesso a presentare poi i relativi disegni di legge. Invece, a causa di alcune riserve della Lega (che paradossalmente voleva le radici cristiane in Europa ma bloccava anche gli ortodossi in Italia), il governo Berlusconi le teneva nel cassetto. Le ha sbloccate solo dopo che col collega Malan del Pdl abbiamo deciso di presentarle noi per primi, giocando d’anticipo. Il secondo insegnamento è che sul piano parlamentare i poteri vanno usati sino in fondo: mai si era osato approvare Intese del tutto nuove direttamente in Commissione, dove però sono concentrati i parlamentari con competenze specifiche.
Eppure in questa legislatura si è fatto, creando un precedente importante. Da segnalare, infine, che paradossalmente, proprio a seguito di alcuni emendamenti ostruzionistici della Lega, dichiarati inammissibili perché il disegno di legge ha una base pattizia, si è solennemente affermato che in questa materia il testo si può approvare o bocciare ma non modificare unilateralmente. La logica della libertà religiosa all’italiana, pur ancora incompiuta, si rivela in tutta la sua forza espansiva, un segnale prezioso anche per chi giunge ora alla democrazia sull’altra sponda del Mediterraneo.

Stefano Ceccanti - in “l'Unità” del 9 agosto 2012