Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
19/08/2012 04:33:54

Cambiano le regole. Torna l'allarme trivelle nel Canale di Sicilia

 Il piano messo a punto dal ministro dello Sviluppo, Passera, apre i mari del Belpaese alle trivelle con l’obiettivo di raddoppiare la produzione nazionale di oro nero, ridurre le importazioni di consumi e abbattere i costi dell’energia. L’idea è di rivedere i limiti territoriali all’esplorazione dei mari - derogando al limite delle 12 miglia, un divieto più stringente degli altri Paesi europei introdotto nel 2010, quando l’Italia si dotò di norme più severe in seguito al disastro del Golfo del Messico -, per consentire la ricerca di idrocarburi anche vicino alle coste (si parla di 5 miglia).

Occhi puntati sulla Sicilia, dunque.
Proprio qui si concentra, infatti, quasi la metà delle richieste di trivellazioni in tutta Italia. E i tecnici del ministero stimano che la revisione dei vincoli alle perforazioni si tradurrebbe in «15 miliardi d’investimenti, 25 mila posti di lavoro stabili e addizionali, una riduzione di oltre 6 miliardi l’anno della nostra bolletta energetica e 2,5 miliardi di nuove entrate fiscali». Un miglioramento che da solo varrebbe mezzo punto di Pil oltre a far affluire, attraverso le royalties e le tasse locali, nuovi capitali specialmente nelle regioni del Centro-Sud. Secondo il Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo-risorse attualmente nel sottofondo marino sono vigenti 25 permessi di ricerca ed è in vigore un permesso di ricerca di risorse geo-termiche, per una superficie complessiva superiore a dodicimila kmq, quasi quanto la Campania: dodici permessi riguardano il Canale di Sicilia. Le aree marine oggetto di richiesta
sono 39, di cui 21 nel Canale di Sicilia.
In particolare, è la tratta Sciacca-Gela a essere molto ambita, con cinque nuove richieste di esplorazione e due permessi di ricerca già concessi.
Il Piano energia prevede anche il via libera ai progetti di metanodotti dall’Algeria e al «corridoio Sud» nell’Adriatico,
così come i progetti ai rigassificatori approvati o in costruzione: si aprono nuove prospettive per i siti di Porto Empedocle e di Augusta-Melilli-Priolo. L’obiettivo è trasformare l’Italia in un hub per il trasporto gas in Europa e ridurre i prezzi elettrici attraverso il potenziamento delle infrastrutture d’import-export e il potenziamento della borsa del gas.