Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
20/09/2012 04:55:05

Scrive la Sanitaria Delfino, sulle comunità per malati psichiatrici di Marsala e la nostra inchiesta

Precisamente la nostra cooperativa gestisce varie comunità alloggio per disabili psichici nel Comune di Marsala, tra le quali “Trinacria” e “Iside”.

All’interno di dette strutture si conduce un’esperienza di vita comunitaria. Esse sono aperte giorno e notte, e accolgono al loro interno utenza che ha bisogno di sostegno e di supporto in un ambiente familiare, con la finalità di reinserire e reintegrare ciascun ospite nella società.

Nelle comunità alloggio di Marsala hanno dimora quaranta disabili psichici e trovano stabile occupazione di lavoro quaranta operatori (tra cui educatori, assistenti sociali, infermieri e psicologi), i quali si prodigano ogni giorno per prestare assistenza nei confronti dei malati al meglio delle loro possibilità, in esecuzione di un lavoro che, all’atto pratico, necessita anche di grande spirito di solidarietà. All’interno delle strutture, inoltre, vengono organizzate numerose attività educativo-ricreative, al fine di rendere quanto più possibile accettabile e gradevole il soggiorno dei disabili fuori dal contesto familiare. Tra queste, concerti, laboratori di pittura, gite, feste da ballo, e quant’altro.

Per queste ragioni, con la presente intendiamo mostrarVi il nostro disappunto verso le critiche contenute nel video pubblicato su marsala.it, che ci riguarda in prima persona. Innanzi tutto è davvero spiacevole che dal Vostro video emergano lamentele di carattere puramente economico, e venga invece minimizzato ciò che comporta in termini di fatica, oltre che di costi,  il mantenimento di un disabile psichico dentro una struttura socio-sanitaria. Per ogni soggetto, infatti, è prevista un’apposita tabella dietetica ai fini di una buona e sana alimentazione, e spesso viene fatto il possibile per accontentare particolari richieste gastronomiche di qualcuno. Operatori appositamente incaricati si occupano giornalmente delle condizioni igieniche degli utenti. Nelle giornate di festa si provvede ad instaurare un clima, quanto più gradevole e simile a quello delle famiglie di appartenenza, le quali, purtroppo, non sempre si ricordano dei loro cari. Alle continue e pressanti richieste di vario genere dei malati, gli operatori cercano di ovviare come possono. Come raccontato nel video, effettivamente, spesso le richieste riguardano caffè, soldi (oltre le quantità consentite settimanalmente) o ancora sigarette. Ognuno ne ha una precisa razione giornaliera, ma spesso non basta e si provvede a regalar loro ciò che chiedono, se possibile. In fondo si tratta al massimo di un’altra sigaretta o qualche spicciolo, che basta già per vederli sorridere.

Detto ciò, la normativa di riferimento in tema di pagamento delle rette per il ricovero di disabili psichici all’interno di comunità alloggio è costituita in primo luogo dalla Legge Regionale 9 maggio 1986 n.22, articoli 16, 44, 68, (Riordino dei servizi e delle attività socio-assistenziali in Sicilia), in base alla quale i Comuni sono in parte obbligati al mantenimento delle persone inabili (Legge 104/92 art. 3), purchè prive di mezzi di sussistenza segnalate dalle autorità locali di pubblica sicurezza ai sensi e per gli effetti dell'art. 154 del testo unico di pubblica sicurezza approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773; e dalla Legge 8 novembre 2000 n.328, articolo 19, (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) il quale prevede che i Comuni  provvedano, nell'ambito delle risorse disponibili, per gli interventi sociali e socio-sanitari, a definire il piano di zona volto a qualificare la spesa, attivando risorse, anche finanziarie, derivate dalle forme di concertazione con l'azienda unita' sanitaria locale, la Regione e lo Stato.

Tuttavia, se la persona inabile ha un reddito, anche minimo, di qualunque tipo, ai sensi e per gli effetti del Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 109, (Definizioni di criteri unificati di valutazione della situazione economica dei soggetti che richiedono prestazioni sociali agevolate, a norma dell'articolo 59, comma 51, della L. 27 dicembre 1997, n. 449), il Comune di residenza, in base alla normativa regionale del 2003,  è tenuto a chiedere una retta di compartecipazione proporzionale, per il costo del ricovero nella comunità.

Fermo restando che, indubbiamente, a nostro avviso è comprensibile che le famiglie, alle quali il comune ha richiesto ingenti e arretrate somme per la compartecipazione alle rette di ricovero, si trovino in difficoltà. Esse hanno tutto il diritto di chiedere una spiegazione per trovare una soluzione al problema.

Non sono però ammissibili, in alcun modo, le illazioni prive di fondamento, ascoltate nel video circa l’operato della nostra assistente sociale,  che consideriamo offensive e lesive della nostra immagine.

 

.Distinti saluti

(Giovanni Catuara)

Legale Rappresentante Sanitaria Delfino