Dopo il Senato, l’ha approvato la Camera. Ora andrà ancora a Palazzo Madama, quindi tornerà a Montecitorio per il voto definitivo (forse a gennaio). Ma non si è riusciti a ridurli fino a 50 come a suo
tempo aveva proposto Barbagallo all’Ars, in occasione dell’approvazione del ddl voto di cui era presentatore.
Anche il presidente della commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, La Loggia, avrebbe preferito che si riducessero a 50. Secondo
lo stesso La Loggia, «questa iniziativa va inserita in un ripensamento più ampio del sistema regionale in generale e di quello delle autonomie speciali in particolare, nell’ottica di una drastica riduzione delle spese e di una mirata finalizzazione degli interventi».
Per Pagano si tratta di «un primo, ma fondamentale, segnale di discontinuità con un sistema a lungo dominato da sprechi ed impiego irrazionale di risorse ».
Barbagallo, soddisfatto per essere stato l’autore del ddl voto, ricorda:
«Quando presentai il ddl non c’era la crisi attuale, ma volevo che la Sicilia fosse la prima in virtù e non in vizi». In proposito, va ricordato che allora Barbgallo
fu quasi unanimemente irriso (anche dal suo partito, il Pd); il testo venne boicottato e bocciato prima dalla commissione per lo Statuto e poi dalla Affari istituzionali. Su pressione di Barbagallo, il presidente dell’Ars, Cascio, lo richiamò direttamente in Aula, dove venne approvato con voto unanime. Senza quella manfrina e la
conseguente perdita di tempo il ddl sarebbe stato approvato molto prima e il 28 ottobre si andrebbe alle urne per eleggere 70 e non 90 deputati. Purtroppo, ammesso che si riesca a chiudere l’iter parlamentare prima della fine della legislatura nazionale, alla Regione potrà essere operativa fra cinque
anni.
Francesco Appari