Mi chiedo, e vi chiedo, dov’è andata a finire la sensibilità che è caratteristica peculiare della razza umana, nonché il rispetto per sé e per gli altri, ma soprattutto per i più piccoli, i più deboli, se delle incomprensioni tra adulti possono condurre a conseguenze così gravi?
Purtroppo, in ogni fascia della società, si notano dei limiti, delle carenze che iniziano a farci preoccupare.
Dove sono andati a finire i riferimenti, i valori, i sentimenti che consentirebbero ad ogni cittadino, investito del proprio ruolo sia esso familiare, sociale, istituzionale, di praticare comportamenti civili, corretti, di buon senso, invece di ridursi a pratiche così violente e sconvenienti per tutti?
Il mio pensiero va al bambino succube dello “strappo”. Quale fiducia può avere più nei suoi genitori, negli adulti tutti, nelle istituzioni (scuola, magistratura, servizi sociali, polizia) se tutti si sono schierati contro di lui?
Chi ha saputo aiutarlo, difenderlo nel momento della difficoltà, del suo dramma personale?
Appare evidente, purtroppo per noi, che il grado di civiltà, di cui andiamo tutti fieri, sembra invece rivelarsi una effimera utopia.
Non è per niente segno di civiltà usare la propria forza fisica, né tantomeno quella intellettiva e psicologica, per prevaricare, come nel nostro caso, sui minori, o piuttosto sulle donne, sui disabili, le fasce più deboli, non della società (come usiamo definirla, come se la società fosse una istituzione a sé stante), ma della nostra stessa umanità.
Si è perduto il senso della “morale”, intesa nella interezza del termine ed in tutte le sue accezioni.
In questa società così civile ed economicamente progredita, tutto va a rotoli e a sfacelo: politica, economia, scuola, giustizia, religione, famiglia, etc. etc.
Ci chiediamo, responsabilmente, noi che siamo più avanti negli anni, se abbiamo sbagliato in qualcosa, se non abbiamo lasciato fare un po’ troppo agli altri, senza preoccuparci di dare segnali, ciascuno di noi nel proprio piccolo e nel proprio ruolo sociale, di correttezza, di integrità morale, o, piuttosto modelli esemplari di giustizia e d’amore.
Siamo ancora in tempo, lo spero con tutte le mie forze, per il nostro futuro e per quello dei nostri giovani e dei bambini di oggi, di riprendere in mano i fili della vita che stiamo vivendo per dare di più, per tessere arazzi multicolori di fratellanza, per costruire strade di sensibilità e di dialogo, piazze di educazione dove il buon senso si possa incontrare con “le ragioni del cuore” e produrre dialoghi costruttivi finalizzati al bene comune.
Sforziamoci di sanare le ferite con pillole d’amore, parole di bene e di tenerezza che possono riempirci e sollevarci. Non alimentiamo l’odio con l’odio!
La vita non è, né può diventarlo, un ring da combattimento dove ognuno lotta per dare dimostrazione della propria forza ed annientare così il proprio avversario.
Siamo forti solo se saremo in grado di comprendere i nostri limiti umani e di vincere la parte oscura di noi stessi che può produrre violenza.
Siamo forti solo se spostiamo il nostro sguardo sugli altri, non per dominarli e/o sottometterli, ma per amarli e per prenderci cura di loro.
Il Signor Gesù ci possa benedire ed aiutare!
17 ottobre 2012 – Pina Giacalone Teresi