A questo proposito mi permetto una riflessione che mi accompagna da tutta la vita di teologo: pensare Dio al di là delle oggettivazioni religiose (metafisiche) e tentare di interpretarlo come Mistero sempre sconosciuto e, allo stesso tempo, sempre conosciuto. Perché questo cammino? Einstein ci segnala una pista: “L’uomo che non ha occhi aperti al Mistero passerà la vita senza mai vedere niente”. Effettivamente, dovunque noi volgiamo lo sguardo, verso il grande o verso il piccolo,verso fuori o verso dentro, verso l’alto o verso il basso, da qualsiasi lato, troviamo il Mistero. Il Mistero non è lo sconosciuto. È il conosciuto che ci affascina e ci attrae per conoscerlo sempre più. Al tentativo di conoscerlo, noi percepiamo che la nostra sete e fame di conoscenza mai si sazia. Nello stesso momento che Lo conosciamo, egli ci sfugge in direzione dell’ignoto. Lo inseguiamo senza posa e anche così lui rimane sempre Mistero in tutta la conoscenza, causandoci attrazione invincibile, timore profondo e riverenza irresistibile. Il Mistero semplicemente è.
La mia tesi di base è questa: nel principio era il Mistero. Il Mistero era Dio. Dio è il Mistero. Dio è mistero per noi e per Se stesso.
È mistero per noi nella misura in cui mai finiamo di conoscerLo, né attraverso la ragione né attraverso l’amore. Ogni incontro lascia un’assenza che porta a un altro incontro. Ogni conoscenza apre una finestra per una nuova conoscenza. Il Mistero di Dio non è il limite del conoscere ma l’illimitato del conoscere. È l’amore che non conosce riposo. Il Mistero non rientra in nessun schema e nemmeno viene imprigionato nelle maglie di una qualche religione, chiesa o dottrina. Lui sarà sempre da conoscere.
Il Mistero è una Presenza assente. Ma anche, un’assenza presente. Si manifesta nella nostra assoluta insoddisfazione che instancabilmente e invano cerca soddisfazione. In questo va e vieni tra Presenza e Assenza si realizza l’essere umano, tragico e felice, completo ma non rifinito.
Dio è Mistero in se stesso e per se stesso. Dio è Mistero in se stesso perché la sua natura è Mistero. Cioè: Dio in quanto Mistero si autoconosce e pertanto il suo auto conoscimento non ha fine. La conoscenza della sua natura di Mistero è ogni volta intera e piena e, al tempo stesso, sempre aperto a una nuova pienezza, rimanendo sempre Mistero, eterno e infinito per se stesso. Se non fosse così, non sarebbe quello che è: Mistero. Pertanto, Lui è un assoluto Dinamismo senza limiti.
Dio è Mistero per se stesso, cioè: per quanto lui si autoconosca, mai si esaurisce questa suo conoscenza. Rimane aperto a un futuro che è realmente futuro. Pertanto, qualcosa che ancora non è dato, ma che può darsi come nuovo anche per Lui. Con l’incarnazione, Dio ha cominciato a essere quello che prima non era. Pertanto, in Dio c’è un divenire, un diventare.
Ma il Mistero, per un dinamismo intrinseco, permanentemente si rivela e si autocomunica. Esce da sé e conosce e ama il nuovo che emerge da Lui. Quello che emerge non è una riproduzione dello stesso. Ma sempre distinto e nuovo, anche per lui. A differenza dell’enigma, che, conosciuto, si disfa, il Mistero quanto più conosciuto tanto più appare come sconosciuto, cioè, come Mistero che invita a una maggiore conoscenza e a un amore più grande.
Dire Dio-Mistero è esprimere un dinamismo senza residui, una vita senza entropia, una irruzione senza perdite, un divenire senza interruzione, un eterno venire-ad-essere sempre essendo, una bellezza sempre nuova e differente che mai si esaurisce. Mistero è Mistero, adesso e sempre, da tutta e per tutta l’eternità.
Davanti al mistero si ingorgano le parole, svaniscono le immagini e cessano i riferimenti. La parte che ci tocca è il silenzio, la riverenza, l’adorazione e la contemplazione. Questi sono gli atteggiamenti adeguati al Mistero.
Ammettendo tale comprensione, cadono tutti i muri. Non ci sarà più ormai l’ Atrio dei gentili e nemmeno il tempio esisterà più perché Dio non ha religione. Lui è semplicemente il Mistero che compatta o ricompatta tutto, ogni persona e l’intero universo. Il Mistero ci penetra e in esso siamo immersi.
Leonardo Boff - Traduzione di Romano Baraglia - da
http://leonardoboff.wordpress.com