La promozione, per la nostra regione, è arrivata dal quadro di valutazione dell’innovazione regionale (Regional Innovation Scoreboard) del 2012, che ha messo a confronto le 190 regioni dell’Unione, più altri territori- campione di Croazia, Norvegia e Svizzera. Si tratta di uno studio elaborato dalla Commissione europea sulla base dell'assunto che "Se la crescita economica è l’obiettivo, l’innovazione è il mezzo per raggiungerla".
Le regioni sono suddivise in quattro gruppi principali “leader dell’innovazione”,“soggetti che tengono il passo”, “innovatori moderati” e “zone in ritardo”, in base a 12 parametri che vanno dal numero di abitanti con alto tasso d’istruzione al Pil, dalla quantità di investimenti in ricerca e sviluppo all’insieme
delle attività di innovazione delle piccole e medie imprese.
Il quadro che viene fuori mostra una notevole spaccatura, non solo tra le diverse regioni europee ma anche all’interno di uno stesso Paese.
A guidare la classifica dei paesi più virtuosi in materia d’innovazione sono Danimarca, Germania, Finlandia e Svezia, con la più alta concentrazione di aree leader dell’innovazione.
L’Italia (in compagnia di Repubblica Ceca, Norvegia e Spagna) si colloca sul secondo gradino del podio, occupato dai paesi che pur non essendo capofila tengono comunque il passo. All'interno del nostro Paese, poi, se nel 2007 la maggior parte delle regioni del Sud e le isole (Molise, Calabria, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia) erano i fanalini di coda con un certo ritardo nell’innovazione, nel 2012 la mappa è notevolmente migliorata. Sicilia, Sardegna, Basilicata e Puglia sono entrate a far parte degli “innovatori moderati”, mentre soltanto Molise e Calabria rimangono ancora un po’ indietro.
In generale l’Italia è considerata un “innovatore moderato”, dato che la maggior parte delle regioni (12 su 20) rientra in questo gruppo. Ben sette regioni, quelle del Nord Italia e il Lazio, si qualificano come zone che tengono il passo.
Il quadro di valutazione dell’innovazione regionale è ancora più specifico e ognuno dei quattro gruppi è suddiviso a sua volta in 3 sottogruppi (alto, medio e basso). Spiccano nel panorama italiano il Lazio, l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Piemonte, che già nel 2007erano regioni “al passo” ma nel 2011 hanno raggiunto lo scalino più alto di questa fascia, appena sotto il livello massimo di “regioni leader dell’innovazione”.
Per andare al dettaglio siciliano, questo il quadro delle performance dell’Isola dal 2007 al 2011; raddoppiato l’indice di Pmi innovative in collaborazione con altri soggetti (si partiva da un bassissimo 0,13 del 2007, adesso siamo a 0,25).
I maggiori progressi si registrano investimenti in settori extra ricerca e sviluppo (rating da 0,40 a 0,77, più della Toscana e dell’Emilia-Romagna), in innovatori di tecnologia di prodotto e di processo (da 0,23 a 0,35) e vendita di prodotti innovativi per le imprese e per il mercato (da 0,38 a 0,49) In moderata ma continua crescita i parametri che riguardano la popolazione laureata (da 0,29 a 0,33), gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo (da 0,43 a 0,46) e l’innovazionein proprio delle Pmi (da 0,28 a 0,33), i brevetti comunitari (da 0,24 a 0,26), occupati in settori manufatturieri a medio-alta o alta tecnologia e in servizi ad alto tasso di conoscenza (da 0,30 a 0,33). Restano invece inchiodati, negli ultimi quattro anni, i progressi in materia di co-pubblicazioni pubblico-privato (0,28) e gli investimenti privati in ricerca& sviluppo (0,26). E c’è anche un trend in calo: quello degli “innovatori non tecnologici” (mercato e organizzazione), dove l’Isola retrocede da 0,42 a 0,35.
Riassumendo, la Sicilia è salita di un gradino: dalla migliore della zona retrocessione (“modest-hight”) alla peggiore fra le regioni di centro classifica (“moderate low”).