L'istituto di credito dice di essere assicurato «per questo genere di eventi» e puntualizza che Di Girolamo «non è un dipendente ma un ex promotore, revocato da Banca Mediolanum nel marzo 2011: la revoca è stata segnalata anche alla Consob (alla quale sono pervenute integrazioni nell'agosto del 2011 e nel marzo del 2012)». Ed è stata proprio la direzione della banca a segnalare Di Girolamo alla Procura. Di Girolamo, secondo l'accusa, avrebbe raggirato numerose persone che gli consegnavano somme di denaro contante o assegni per investimenti finanziari, per stipulare contratti di pensione integrativa o per essere versati sui loro conti bancari. Ma operava, precisa Banca Mediolanum, «come libero professionista, con mandato da promotore, in un ufficio privato - non dell'istituto - gestito con altri promotori, non quindi in una filiale di Banca Mediolanum, che non ha questo genere di presenza sul territorio (e di conseguenza è anche improprio parlare di direttore di filiale)».
«Datemi i soldi che ci penso io fare tutto il resto…» diceva Di Girolamo ai suoi clienti. In realtà secondo le indagini in parecchi casi, ciò non sarebbe affatto avvenuto.
Il denaro, infatti, sarebbe finito nelle sue tasche. L'inchiesta, coordinata dal pm Francesca Rago, è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura. I fatti contestati sono relativi al periodo compreso tra il 2003 e il 2011. Secondo l'accusa, Di Girolamo avrebbe raggirato numerose persone che gli consegnavano somme di denaro contante o assegni per investimenti finanziari, per stipulare contratti di pensione integrativa o per essere versati sui loro conti bancari. In diversi casi, però, secondo quanto emerso dalle verifiche delle Fiamme Gialle sui movimenti bancari, Di Girolamo si sarebbe appropriato delle somme. Ad alcuni clienti della banca, inoltre, consegnava denaro spacciandolo per interessi maturati su fondi d'investimento o titoli acquistati con la sua intermediazione. Ma in realtà il denaro sarebbe stato prelevato dai conti degli stessi clienti o di altri correntisti. Alcuni assegni (per 20 mila euro) sono stati girati da Di Girolamo a Pietro Centonze, cugino del capomafia locale Natale Bonafede, arrestato nell'operazione «Peronospera II», anche se poi assolto dall'accusa di associazione mafiosa. Notevole l'ammontare della truffa, quantificata in oltre un milione di euro. Oltre venti le persone raggirate. Indagati nello stesso procedimento sono anche un altro promotore finanziario della Banca Mediolanum, Francesca D'Amico, di 36 anni, che in diversi casi avrebbe agito d'intesa con l'ex direttore (entrambi difesi dall'avvocato Ignazio Bilardello), e Stefano Di Girolamo, di 44. Il secondo, maresciallo della Marina militare, si sarebbe appropriato di un paio di assegni che il fratello Giacomo Di Girolamo aveva ricevuto da clienti della banca.