L’operaio di 39 anni, da quattro mesi in carcere con l’accusa di omicidio, è stato nuovamente sentito dai magistrati della Procura.
Un interrogatorio resosi necessario per approfondire alcuni aspetti della vicenda. Savalli, che è assistito dall’avv. Giuseppe De Luca, ha ribadito la sua versione confermando che ad uccidere la moglie sarebbe stata l’amante, Giovanna Purpura, anche lei in carcere con l’accusa di concorso in omicidio.
Nel corso dell’interrogatorio non sarebbero emersi elementi nuovi. Savalli intanto, dopo la denuncia del presunto pestaggio, è stato trasferito in una cella da solo all’interno di un reparto protetto. Non è chiaro se il provvedimento sia stato adottato a seguito dell’aggressione o se fosse invece già programmato.
Savalli, tra l’altro, sentito dai magistrati, ha negato di essere stato percosso da altri detenuti. L’inchiesta è ormai in fase avanzata. Gli inquirenti attendono solo l’esito di alcuni esami scientifici per tirare le fila e chiudere le indagini. È stata invece fissata per il 20 marzo, dinanzi la Corte di Cassazione, l’esame del ricorso presentato dall’avv. Michele Renda, difensore di Giovanna Purpura. Il legale chiede l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. Ha ribadito di essere estranea al delitto, accusando ancora l'amante Salvatore Savalli. Secondo gli inquirenti, però, i due sarebbero complici.
Maria Anastasi,39 anni, madre di tre figli, incinta al nono mese, è stata uccisa e data alle fiamme nelle campagne di Trapani il 4 Luglio scorso. Intorno alle 19, ha raccontato Purpura, lei, Maria Anastasi e Salvatore Savalli sono usciti a bordo della «Punto» di lui. Hanno acquistato un decoder per il digitale e poi, tutti e tre, si sono diretti in contrada Zafarana, dove è stato poi trovato il cadavere. Secondo la donna, marito e moglie avrebbero iniziato a litigare e a quel punto Savalli avrebbe imbracciato una vanga che teneva nel bagaglio uccidendo la moglie.Sempre secondo Giovanna Purpura, prima di rientrare a casa, i due si sarebbero disfatti della vanga, della tanica e del telefonino della vittima, mentre quello dell’operaio e quello dell’amante erano stati lasciati a casa e spenti. Questo avvalora la tesi della premeditazione.
In nottata, poi Giovanna Purpura con i suoi due bambini e i figli di Savalli sarebbero nuovamente usciti di casa per recarsi a Tangi, la località che nella prima denuncia dell’operaio era il luogo in cui sosteneva di aver perso le tracce della moglie dopo essersi fermato per un bisogno fisiologico. A Tangi, Savalli si sarebbe disfatto degli indumenti che aveva al momento di compiere il delitto.