Questi i principali sentimenti e le prese di posizione che hanno caratterizzato il dibattito politico sviluppatosi ieri sera nella prima seduta del Consiglio Provinciale di Trapani dopo il clamoroso arresto di Santo Sacco (in atto sospeso dalla carica di Consigliere) nell’ambito dell’operazione Mandamento.
Il primo a prendere posizione è stato il capogruppo del PD, Salvatore Daidone, per il quale il suo partito non può esimersi dall’esprimere preoccupazione per il discredito generato in capo al Consiglio Provinciale ma, nel contempo, non può che rivolgere il plauso a tutte le forze dell’ordine e alla magistratura per la brillante operazione antimafia che ha colpito soggetti vicini, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, al boss latitante Matteo Messina Denaro. Per tali motivi il PD – ha aggiunto Daidone - non può che mostrare viva soddisfazione per la costante perseveranza dimostrata dalle forze dell’ordine e dall’autorità giudiziaria, a cui il Consiglio Provinciale deve assicurare la massima collaborazione, nella lotta contro la criminalità organizzata e che rassicura gli onesti cittadini trapanesi, siciliani ed italiani tutti che, a giusto titolo, si sentono garantiti e tutelati in un territorio, come il nostro, che è permeato da organizzazioni al di fuori della legalità.
Di momento particolarmente triste non solo per l’Ente ma anche per l’intero territorio provinciale ha parlato invece il capo del gruppo misto, Ignazio Passalacqua, per il quale le organizzazioni criminali riescono a controllare anche alcune istituzioni e che l’intreccio mafia – politica – imprenditoria, aggrovigliatosi nel tempo, è ormai difficile da sciogliere. Passalacqua ha ricordato che due anni or sono è stato arrestato il Sindaco di Campobello di Mazara che – ha sottolineato – non si è mai dimesso, che l’Amministrazione Comunale di Salemi è stata sciolta per mafia, che sono stati tratti in arresto il Sindaco di Pantelleria ed ora il Consigliere Provinciale Santo Sacco, che un altro Consigliere Provinciale, Pietro Pellerito, è stato recentemente condannato anche in appello, che si è proceduto a ripetuti sequestri di beni per un ammontare complessivo di centinaia di milioni di euro e l’arresto di imprenditori quali Nicastri e Grigoli. Eppure – ha aggiunto – molti amministratori pubblici coinvolti continuano a rimanere in carica perché nel 2012 le leggi non sono in grado di emarginarli. Per questo motivo ha chiesto che tutti i partiti riflettano e che si possa incontrare urgentemente il Prefetto al fine di fare chiarezza su questi aspetti.
Profondo disagio per la situazione venutasi a determinare è stata poi espressa da Matteo Angileri (Alleanza per la Provincia) per il quale comunque la cosa più importante è che la magistratura intervenga e che la giustizia faccia il proprio corso. Sarebbe importante anche – ha aggiunto - che nelle varie elezioni la Prefettura e tutti i competenti uffici avessero la possibilità di fare un efficace lavoro di filtraggio preventivo all’atto della presentazione delle candidature.
Che il boss latitante Matteo Messina Denaro venga scovato ed arrestato in tempi rapidi è stato l’auspicio del Consigliere Enzo Chiofalo (Partito dei Siciliani – MPA) affinché – ha detto – il nostro territorio possa liberarsi da questa cappa di mafiosità che lo opprime e possano emergere giustizia e verità.
Grande imbarazzo a causa dell’arresto di Santo Sacco, esponente del PDL, per il capogruppo Piero Russo che però non ha esitato a definire quanto accaduto un fatto di inaudita gravità. Russo ha inoltre manifestato piena fiducia nei confronti della magistratura e delle forze di polizia ed ha rivolto un appello ai partiti (a cominciare proprio dal PDL) affinché si adotti ogni possibile cautela nel momento di fare le liste dei candidati dei quali – ha detto – bisogna privilegiare la qualità personale e non certo il numero di voti che sono eventualmente in grado di muovere.
D’accordo con quest’ultima considerazione di Russo il Vice Presidente del Consiglio Provinciale, Giuseppe Ortisi, per il quale l’arresto di Santo Sacco non è certo un caso isolato e la politica deve quindi avere la capacità di auto riformarsi non guardando ai possibili consensi (acquisiti chissà come) ma alle qualità dei candidati e andando oltre il semplice casellario giudiziale. Cominciamo proprio noi – ha concluso Ortisi – a dare un contributo in tal senso.
Ultimo Consigliere ad intervenire in questo dibattito è stato Giovanni Angelo (vice capogruppo di Insieme per la Provincia) che, nel condividere i ragionamenti fatti da Russo e Ortisi, ha espresso anch’egli un forte plauso nei confronti degli inquirenti il cui operato costituisce un fatto molto positivo per l’intera comunità provinciale.
Sempre per quanto riguarda la seduta consiliare di ieri sera, da ricordare che il Presidente Peppe Poma ha dato lettura della nota con la quale Pietro Pellerito ha rassegnato le sue irrevocabili dimissioni da Consigliere Provinciale, carica dalla quale era già stato sospeso dal Prefetto di Trapani, a seguito dell’intervenuta sentenza di condanna a suo carico da parte della Corte di Appello di Palermo.
Con la stessa nota, Pellerito ribadisce ancora la sua estraneità ai fatti che gli sono stati contestati ma non posso – afferma – non rispettare le sentenze delle Corti che mi hanno giudicato, così come ho sempre fatto da uomo delle istituzioni democratiche. E nel rispetto della giustizia proseguirò la mia “battaglia” per la verità; avrei potuto definire a suo tempo la mia posizione con il patteggiamento, avrei evitato la pena che mi è stata inflitta, ma non potevo. Non potevo accettare una condanna per un fatto che io non ho mai commesso, ho scelto la trasparenza e la coerenza che sono richiesti agli uomini che ricoprono cariche pubbliche elettive. E ciò lo affermo – aggiunge Pellerito – con la serenità di chi ha la coscienza di non avere sbagliato, ringraziando tutti coloro con cui ho svolto il mio lavoro nell’interesse della comunità trapanese e tutti coloro che hanno creduto nella mia innocenza.