Eppure sta scritta nero su bianco su di un atto giudiziario. La testimonianza resa in Tribunale a Trapani da un suo ex assessore, l’avvocato Ketti Bivona. “Il sindaco Sgarbi ha avuto sempre un rapporto difficilissimo con i bambini. Quando si vedevano bambini in giro, lui diceva toglieteli di mezzo perché sennò li uccido”. La Bivona è stata sentita nel procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione e la confisca dei beni contro l’ex deputato della Dc, Pino Giammarinaro. Il contenuto dell’accusa è noto: riguardo all’amministrazione comunale di Salemi, nel periodo in cui c’era a guidarla il critico prof. Sgarbi, Giammarinaro avrebbe esercitato un preciso ruolo di influenza sulle decisioni del sindaco e della Giunta, sempre secondo l’accusa con una impronta dichiaratamente mafiosa. Caratteristica che Sgarbi ha sempre rifiutato come vera, e invece assessori della sua amministrazione, come il famoso fotografo Oliviero Toscani dimettendosi non tardò a denunciare. E l’assessore Bivona sentita nel procedimento ha ricostruito un po’ quello che accadeva durante la sindacatura di Vittorio Sgarbi. E i retroscena non sono pochi. Se i bambini per lui erano come fumo negli occhi, Giammarinaro invece sarebbe stato perennemente il suo punto di riferimento. “Appena arrivava a Salemi – ha detto la teste – non faceva altro che chiedere dove fosse Giammarinaro, chiedeva che venisse chiamato, che doveva stare con lui…Vittorio Sgarbi aveva un rapporto fortissimo con Giammarinaro. Appena metteva piede a Salemi, si rivolgeva a noi e diceva dov’è quel Giammarinaro? Chiamatelo e… si rapportava con lui, parlava con lui, loro parlavano, loro facevano…”. La sede dell’amministrazione Sgarbi di fatto l’aveva trasferita in un appartamento di grande bellezza artistica che lui aveva preso in affitto per risiedere a Salemi, “ma con la scusa che in Municipio c’erano lavori in corso una stanza veniva usata per le riunioni di Giunta, le altre stanze erano di sua personale pertinenza”. Riunioni di Giunta che spesso di facevano a notte fonda, alle 2 o alle 3 oppure qualche ora prima dell’alba, alle 5, “lui decideva di fare Giunta e chiamava il segretario generale, “poveraccio”, o il vice segretario”. “Noi – ha proseguito l’ex assessore – lo dovevamo rincorrere per fare le giunte. Vittorio (Sgarbi ndr) si muoveva sempre con un codazzo, con una corte di… infinita. C’erano ballerine, artisti, scrittori…Noi approfittavamo della sua presenza perché avevamo bisogno di indicazioni, lui veniva saltuariamente due, tre, volte al mese…”.E mentre si facevano le riunioni di Giunta “Giammarinaro…poverino veniva anche lui e stava nell’anticamera”. E la storia dei bambini? Presto spiegata. Ogni anno la scuola elementare per le recite di Natale doveva andare in un locale a Gibellina, a Salemi era stato recuperato un immobile e all’assessore Bivona venne l’idea di proporre al sindaco di concedere alla scuola quel locale: “Lui (Sgarbi ndr) fece un inferno, che schifo, se un bambino mette piede lì, io faccio un macello. Finì così e io mi sono tenuta questa cosa. Poi arrivò l’istanza del direttore della scuola e io gliela firmai e poi mi sfogai con Giammarinaro…io non avevo nessuna intenzione di fare brutta figura col direttore”. Una vicenda che nel procedimento ha fatto ingresso per via di una intercettazione nella quale la Bivona pare ricevere da Giammarinaro l’assenso a firmare quella autorizzazione anche col dissenso di Sgarbi. Circostanza che però l’ex assessore ha fortemente negato: “Sarei stata una cretina a fare una cosa del genere…Mi sono solo sfogata come mi sono sfogata altre volte con lui”. I retroscena dell’amministrazione Sgarbi però non si fermano a queste circostanze. Ce ne sono anche altre. Come quando Sgarbi decise di nominare il cantante Morgan come assessore. Erano i giorni in cui era scoppiato lo scandalo per le dichiarazioni rese dallo stesso cantante a proposito dell’uso di droga che lui aveva fatto, cosa che gli aveva provocato l’esclusione dal Festival di Sanremo. E Sgarbi allora decise di nominarlo assessore. “Vittorio ridendo ci comunicò ora lo facciamo venire qua come assessore…eravamo tutti così, allibiti… dicevamo ma ancora gente porta? gente che non ci porta niente… cominciava a emergere la delusione, la stanchezza. Non arrivavano soldi, non arrivano progetti, non arrivava… non arrivava niente, tranne quella sua potenza mediatica che ci ha resi noti in tutto il mondo. Noi avevamo altri obiettivi per cui ci lamentammo, tutti non solo io…”. La Bivona ad un certo si è messa anche a piangere dovendo ricordare un affronto subito da Toscani. “Quando comunicai che ero in attesa di un bambino, Toscani mi chiese chi avevo incastrato…Qualche tempo dopo ero presente ad una manifestazione con il mio compagno, Giuseppe Parrino (figlio della senatrice alcamese ed ex ministro dei Beni Culturali ai tempi della prima repubblica, Vincenza Bono Parrino ndr) che si presentò a Toscani dicendogli che era lui che si era fatto incastrare”. Poi i discorsi sono tornati su Sgarbi che invece di parlare di problemi amministrativi “guardava le donne e le giudicava a secondo se avevano o meno i tacchi alti”. E Giammarinaro non si è mai pentito della scelta fatta di candidare e fare eleggere sindaco Vittorio Sgarbi? “A me non me l’ha mai detto ma…”. Il discorso è stato completato dall’ex vice sindaco Scalisi, uomo di Pino Giammarinaro senza dubbio: lui ha raccontato quando durante una riunione al Kempiski (magnifico hotel di Mazara del Vallo scelto da Sgarbi per i suoi soggiorni) per parlare del progetto della vendita a un euro delle case terremotate di proprietà comunale (iniziativa servita solo a riempire pagine di giornali senza altri concreti risultati) ad un certo punto Sgarbi e Giammarinaro si appartarono in una stanza, e qualche minuto dopo si sentì un gran fragore di piatti che si rompevano. Sottovoce in aula durante la testimonianza di Scalisi l’ex onorevole Giammarinaro ha confermato che Sgarbi gli scagliò addosso una serie di piatti che si trovò a portata di mano. Gli avrà gridato anche “capra capra capra”?
Rino Giacalone