Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
06/01/2013 05:05:30

La disoccupazione in Sicilia sfiora il 20%. Si allarga il divario con il Nord Italia

Al top è la Calabria, con un tasso previsto sopra il 20% (al 20,6%), seguita da Sicilia (19,6%) e Campania (19,3%). Livelli assai lontani dalla regione che, al contrario, si appresta a contare il minor numero di senza lavoro: il Trentino Alto Adige con il 5,8%. È quanto emerge dalle previsioni degli  Scenari di sviluppo delle economie locali italiane realizzati da Unioncamere e Prometeia.

Nel 2013 il valore aggiunto prodotto da ogni abitante del Nord-Ovest sarà mediamente quasi il doppio di quello prodotto da chi risiede nel Mezzogiorno. Quello di Milano - prima nella classifica delle province italiane - sarà quasi il triplo di quello di Crotone, ultima della graduatoria. Se la crisi ha colpito duro ovunque, c'è un'area del Paese in cui ha "ferito" – e purtroppo continuerà a ferire anche il prossimo anno – di più: il Mezzogiorno. Sebbene nel 2013 tutti gli indicatori (al Nord come al Sud e ad eccezione delle esportazioni) siano previsti ancora in flessione, il divario territoriale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese sembra destinato a crescere ulteriormente. A fronte di una riduzione media del Pil nazionale dell'1%, nelle regioni meridionali il calo sarà pari al -1,7%, contro il -0,8% atteso nelle regioni del Centro-Nord.  Le difficoltà di ripresa dell'economia italiana – evidenzia lo studio - proseguiranno dunque anche nel 2013. Per il prossimo anno si attende un calo complessivo del Pil pari (in valore assoluto) a circa 14 miliardi di euro; la spesa per consumi delle famiglie dovrebbe ridursi dello 0,9%; gli investimenti caleranno del 3%. A fronte della debolezza della componente interna della domanda, le esportazioni continuano a rappresentare il traino maggiore per la nostra economia: le attese sono di un aumento medio del 2%, confermando così l'accelerazione che ha già caratterizzato il 2012 (+1,8%). In quest'ambito, una buona notizia viene dal Nord Est che, dopo la caduta del 2012, l'anno prossimo tornerà a "tirare" sui mercati internazionali, con un incremento del 2,6%. Con la recessione ancora in atto, nel 2013 non si prevede un miglioramento della situazione del mercato del lavoro: l'occupazione dovrebbe continuare a ridursi e il tasso di disoccupazione portarsi all'11,4%.
"Le famiglie e le imprese italiane, in questi mesi, hanno compreso l'importanza di rinunciare a qualcosa oggi per dare una speranza di futuro alle giovani generazioni. Gli enormi sacrifici fatti nel 2012 non devono andare dispersi" ha commentato il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. "Chiunque prenderà in mano le sorti del Paese - ha aggiunto - ha perciò come primo dovere quello di dare corpo a questi sacrifici con politiche capaci di sbloccare la società, rimettere in moto l'ascensore sociale, semplificare la Pubblica amministrazione e disegnare un fisco a misura di famiglie e piccole imprese. Il 2013 - ha detto Dardanello - si annuncia un altro anno difficile ma con qualche segnale di ripresa e, per questo, dobbiamo raddoppiare le energie per ridare un po' di fiducia agli italiani. L'export ha tenuto e l'anno prossimo potrà dare un contributo anche maggiore al Pil, ma da solo non basta. Serve assolutamente far ripartire gli investimenti, senza i quali non c'è sviluppo duraturo, e il mercato interno, da cui dipende il vero recupero dei livelli occupazionali."