La vicenda che da oltre due anni tiene banco la vita petrosilena ha al centro la zona umida protetta di Torrazza, la spiaggia, l’imprenditore marsalese Michele Licata, le speculazioni edilizie fatte in quell’area di interesse comunitario, il movimento popolare che si è creato contro la privatizzazione dell’area, e l’attività dell’amministrazione Giacalone eletta anche sulla scia delle battaglie fatte in difesa della zona.
Adesso è arrivata una nota da parte del Ministero dell’Ambiente su segnalazione dell’associazione Pro Capo Feto di Mazara del Vallo. La nota inviata all’Assessorato Regionale Territorio e Ambiene e al Comune di Mazara, si riferisce però a quello che sta succedendo nella parte petrosilena dell’area dei Margi Spanò. Ossia la zona umida di Torrazza. Il Ministero ha ricevuto dall’associazione Capo Feto la segnalazione della presenza degli opifici costruiti proprio nell’area umida, e chiede spiegazioni all’assessorato regionale.
Il caso Torrazza è stato affrontato anche all’Ars, dove i deputati del Movimento 5 Stelle hanno presentato un’interrogazione. Dopo aver fatto una lunga disamina della vicenda che in questi anni ha riguardato la zona umida i 5 Stelle hanno chiesto al presidente della Regione Rosario Crocetta e all’assessore all’Ambiente e Territorio Maria Lo Bello “le modalità e le ragioni che abbiano indotto l'Assessorato a concedere parere favorevole per l'autorizzazione dell'impianto balneare in prossimità della spiaggia e la concessione edilizia dei corpi di fabbrica in cemento armato all'interno dell'area protetta”. Ci si riferisce, quindi, alle costruzioni di 9000 mq quadrati all’interno dell’area umida destinati ufficialmente ad opifici, ma che nelle intenzioni della Roof Garden di Licata potrebbero diventare strutture di ricezione turistica. E poi c’è il lido Le Torrazze, sempre di Licata, che insistono sulla spiaggia protetta. E proprio sulla spiaggia di Torrazza si è concentrata in questi anni la lotta del comitato di Petrosino per mantenere la spiaggia pubblica.
Vicenda ingarbugliata. Ricapitoliamo. La spiaggia di Torrazza è molto amata dai petrosileni (ma anche molto poco curata, fino a poco tempo fa...). 800 metri di sabbia finissima e il mare cristallino. Insomma, un piccolo paradiso. L’arenile è solo una parte di una zona molto più ampia e di grande importanza ambientale. È una zona Sic – Zps, ossia Sito d’interesse comunitario e Zona a protezione speciale. La spiaggia in sostanza fa parte di una vasta area umida di interesse internazionale. È stabilito dalla Convenzione Ramsar. La zona in questione è la ''Laghi Murana, Preola e Gorghi Tondi, Stagno di Pantano Leone, paludi costiere di Capo Feto e Margi Spanò'' e ricade nei comuni di Petrosino e Mazara del Vallo. Secondo un decreto del Ministero dell’Ambiente la zona “rappresenta un complesso ambientale significativo e peculiare per la conservazione di molte entità animali (anatre selvatiche, tartarughe, fenicotteri e altri esemplari...). Il processo di privatizzazione dell’area inizia tre anni fa. L’ imprenditore marsalese Michele Licata, proprietario delle maggiori strutture ricettive della zona (il Delfino, il Delfino Beach Hotel, la Tenuta Volpara, il Baglio Basile) con la sua società, la Roof Garden Srl, inizia a comprare vari lotti di terreno che ricadono sulla zona protetta dei cosiddetti Margi e nella spiaggia di Torrazza. In totale 18 ettari. Diventa praticamente proprietario di tre quarti della spiaggia. Vuole farci una serie di strutture ricettive, secondo il progetto, nell’area dei Margi. E un lido nella spiaggia. Per due anni le trafile burocratiche vanno avanti. Licata inizia a costruire il lido. Il cantiere viene prima sequestrato poi dissequestrato. Il carteggio tra i vari enti è continuo, ma non vengono individuati strumenti per bloccare le intenzioni di Licata. Alla fine la Roof Garden ottiene la concession per costruire gli le strutture in cemento armato. E il giorno prima dell’elezione del sindaco Gaspare Giacalone, Licata ottiene la concessione per costruire il lido. Ma deve essere smontabile, stagionale. Nasce li lido “Le Torrazze”, comincia a macinare ombrelloni e soldi. L’estate passa. Nessuno smonta il lido. Ed entra in campo la Procura, che a novembre mette i sigilli alla struttura e notifica a Licata un avviso di garanzia per abusivismo edilizio. Altro che sostenibilità: le fondamenta della struttura sono in cemento armato. Lui si dichiara tranquillo. “Ho ottenuto una proroga per smontare la struttura entro il 30 Novembre - dichiara - e ho chiesto al Comune se fossero interessati ad avere la struttura in comodato d’uso gratuito per il monitoraggio della zona, ma nessuno mi ha risposto”. A favore di Licata si mobilitano molte persone, che sostengono che il lido sia “occasione di divertimento, turismo e lavoro”. “Ma le leggi vanno rispettate - commenta il Sindaco Giacalone - soprattutto in materia ambientale, soprattutto quando si parla di lavoro e sviluppo”. Il comitato “Spiaggia di Torrazza” esprime invece “soddisfazione” perchè da tempo aveva denunciato le irregolarità presenti nell’area umida. Come finirà? Licata ha chiesto il dissequestro dell’area. Già una volta è riuscito ad ottenerlo. Il Comune continua nella strada della riperimetrazione della spiaggia, e pare che dalla Regione qualcosa in tal senso si stia muovendo. Ma i tempi continuano ad essere lunghissimi. Si aspetta infatti ancora risposta dall’assessorato regionale per ridelimitare la parte demaniale. Il sindaco di Petrosino di recente ha anche chiesto un incontro al presidente della Regione Rosario Crocetta. Licata intanto ha presentato un progetto di "fruizione integrata" dei Margi, con la creazione di percorsi e sentieri, firmato dal progettista Gianluigi Pirrera. E sempre Licata è diventato presidente del consorzio degli albergatori a Marsala voluto dall’amministrazione Adamo. Ma non è solo quello che è successo e che sta succedendo a Torrazza a preoccupare la popolazione petrosilena. È quello che si muove più in là della spiaggia a tenere in allerta. Perché pare che ci sia un forte interessamento della Bertolino, quella della famosa distilleria di Partinico che tempo fa aveva tentato l’approdo a Mazara, alle strutture dell’ex Trapas. Alcuni dicono che sia stata già acquistata dall’azienda che qualche tempo fa aveva tentato di approdare a Mazara. Altri dicono che ci sia stato soltanto l’accordo tra il curatore fallimentare dell’ex Trapas e la Bertolino. Quest’ultima, secondo indiscrezioni, in un primo momento avrebbe presentato un progetto di riattivazione delle strutture dell’ex Trapas troppo espansivo. Adesso, per raggiungere l’accordo, pare sia stato previsto un utilizzo inferiore dell’area.