Si è infatti concluso qualche giorno fa, dinanzi al Tribunale di Marsala, il processo civile che vedeva fra i convenuti il direttore del nostro giornale, Giacomo Di Girolamo, ed il nostro editore, entrambi difesi dall’avvocato Valerio Vartolo. E si è concluso con la vittoria dei convenuti. I fatti, però. Il 12 luglio 2010 pubblicavamo sul nostro giornale un resoconto circa l’attività del Consiglio comunale: tra la cronaca delle attività del consiglio si faceva riferimento all’inchiesta giudiziaria che aveva coinvolto Francesco Domenico Accardi, (fratello di un consigliere comunale) il quale era stato appunto coinvolto in una inchiesta sui fiancheggiatori del latitante De Vita. Ebbene, a seguito di quell’articolo, l’Accardi citava in giudizio il nostro giornale, chiedendo il risarcimento del danno per aver leso la sua reputazione. Fra le motivazioni l’aver riportato, noi, una misura cautelare diversa da quella effettivamente comminata. Per il resto, nessuna obiezione all’articolo! Alla fine, però, dopo due anni di udienze il Tribunale ha riconosciuto la correttezza del nostro operato: non c’era diffamazione né tantomeno gli estremi per giungere ad un risarcimento frutto di una violazione del codice civile. I fatti raccontati erano veri, non distorcevano affatto la verità della notizia, almeno nei suoi elementi essenziali. Non diffamavano né ledevano i diritti dell’Accardi. “E’ una sentenza importante – afferma l’avvocato Vartolo – perché riconosce la rilevanza e la preminenza del diritto di cronaca, tanto più se locale, anche a fronte di eventuali inesattezze, peraltro frutto di una errata comunicazione dell’autorità giudiziaria; sul punto – continua il nostro legale – la giurisprudenza nazionale è sempre più influenzata da quella comunitaria, la quale riconosce una funzione vitale al giornalismo d’inchiesta, e nonostante i due anni di udienze c’è la soddisfazione di aver visto prevalere le nostre ragioni grazie ad un Tribunale attento e competente. Anche se resta, intatto, il problema delle citazioni e delle querele temerarie”. Già, le querele e le citazioni temerarie. E se è certamente vero che, raccontando i fatti, quelli della porta accanto anzitutto, facendo del giornalismo “residente” la propria professione, le querele sono delle medaglie da appuntare al petto, è altrettanto vero che le assoluzioni e le vittorie nei processi rendono giustizia di un appassionato lavoro quotidiano. E proprio per questo ritenevamo giusto raccontare l’esito di questo processo, a maggior ragione oggi, a seguito dell’azione civile intrapresa dal sindaco, a nome della città, nei confronti del nostro giornale: perché i nostri lettori e la pubblica opinione conoscano la correttezza del nostro giornale. Correttezza che, sebbene riconosciuta dopo due anni dalla vicenda, ci rende orgogliosi. E meno “indegni”.