Dalle spesse mura del santuario paolano non sono partite, però, nè querele né segnalazioni.
«Denunce, al momento, noi non ne abbiamo ricevute, neppure dalla curia vescovile – riconosce Bruno Giordano, il procuratore della Repubblica di Paola – abbiamo solo saputo qualcosa in forma del tutto confidenziale». E l’arcivescovo di Cosenza, monsignor Salvatore Nunnari precisa al Messaggero: «Non è mia competenza, né della Curia, intervenire perchè i Minimi fanno capo al loro Ordine religioso che ha la sua autonoma gerarchia, i frati dipendono da noi soltanto per le questioni liturgiche».
Eppure i fondi del santuario sono spariti, a quanto pare, svuotando, attraverso una gestione on-line, un conto aperto presso la Iw Bank del gruppo Ubi. Sarebbero stati acquistati titoli Juventus Fc, Mps, Mediaset, Luxottica, Fiat, Unicredit, Eni, Finmeccanica, Telecom e Tenaris. E svariate centinaia di migliaia di euro sarebbero finiti in bonifici a privati cittadini che nulla avrebbero a che fare coi Francescani e il loro santuario. Inizialmente il “tesoretto” di San Francesco, costituito dalle donazioni raccolte a partire dal Giubileo 2000, era depositato su due conti di Banca Nuova gruppo Popolare di Vicenza con sede a Campora di Amantea.
I PERSONAGGI
Può aver prosciugato le risorse finanziare l’ex-tesoriere, padre Franco Russo, smanettando on-line col computer? In tal caso avrebbe violato anche il diritto canonico che vieta espressamente agli ecclesiastici questo tipo di operazioni. Al centro della vicenda – in piccolo, un caso simile al crac- Maribor – è indicato un promotore finanziario, già in organico a Banca Nuova, Massimiliano Cedolia, noto per essere stato un esponente locale di Italia dei Valori e poi collaboratore dell’europarlamentare del Pd, Pino Arlacchi (che, però, precisa al Messaggero: «Da circa un anno ho chiuso ogni rapporto col dottor Cedolia»). La parola “truffa” la pronuncia solo ieri sera Padre Rocco Benvenuto, co-rettore provinciale dell’ordine dei Minimi: «La truffa esiste – ammette – ma le cifre citate non sono corrette, stiamo sotto il milione e mezzo di euro. E’ tutto tracciato, comunque, conto su conto, per questo non abbiamo ancora sporto denuncia. Qualcuno che si è approfittato di un nostro confratello». Ma poi il padre francescano aggiunge, sibillino: «Non è questa, però, la cosa più grave che è accaduta». E al mistero si aggiunge la suspense.
Gianfranco Manfredi in “Il Messaggero” del 2 agosto 2013