Il tempo sta per scadere, ed il governo regionale ha tra i primi impegni in agenda proprio quello di dare compiutezza ad una riforma che, fino ad ora, sta procurando più lamentele che altro. Le Province erano odiate da tutti, considerate centri di spreco e covi della casta. Da quando sono state abolite e commissariate, tutti ne sentono la mancanza.
Il passaggio ai Liberi consorzi di Comuni non si annuncia affatto agevole. Anche perché non ci sono precedenti. Si tratta, infatti, di disegnare una nuova geografia istituzionale. Quello che è certo è che i Liberi consorzi di Comuni, contrariamente alle abolite Province - anch'esse centri di potere - avranno solo compiti di programmazione; enti di secondo livello che saranno formati dagli amministratori comunali, che non prenderanno alcuna indennità aggiuntiva. Insomma, i cittadini non eleggeranno i componenti di questi enti, ma saranno nominati - senza percepire un euro di indennità - dai sindaci.
La riforma manda in fibrillazione la maggioranza. Il deputato regionale Giovanni Panepinto, vice presidente della commissione Affari istituzionali dell'Ars, ha annunciato un disegno di legge da parte del suo partito, il Pd. «La bozza di riforma sulle competenze delle Province regionali, presentata dall'assessore alle Autonomie locali Patrizia Valenti - ha detto Panepinto - è carente e fragile: appare come un assemblaggio di idee senza progetto organico. Il gruppo del Pd lavora ad una riorganizzazione armonica di funzioni e competenze, che mette al centro i Liberi consorzi in equilibrio con gli altri due livelli: Regione e Comuni». Panepinto ha annunciato che alla presentazione del disegno di legge del Pd, oltre ad amministratori, economisti ed esperti di architettura istituzionale parteciperà anche l'ex ministro Corrado Passera. «La proposta del Pd - ha aggiunto Panepinto - ha un approccio profondamente differente da quella dell' assessore Valenti. Il punto non è fare lo spezzatino delle attuali funzioni, ma riorganizzare i servizi senza creare conflitti o sovrapposizioni di competenze».
Ma per il presidente Crocetta replica che «sui Comuni e sulle Province mi pare che ci sia molta confusione, alimentata da un dibattito virtuale intorno a proposte che non sono del governo: l'assessore alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, ha inviato ai deputati dell'Ars uno studio elaborato da cinque commissioni tecniche. Non si tratta, dunque, del testo dell'esecutivo che sarà pronto la prossima settimana per essere trasmesso all'Aula, dopo una verifica con i capigruppo».
Per Crocetta, «tre sono i punti chiave: la norma consente lo start-up dei Liberi consorzi dei comuni (ne definisce le modalità d'attuazione, come il numero degli abitanti che non può essere inferiore a 150 mila abitanti e superiore a 500 mila); l'istituzione delle aree metropolitane di Palermo, Catania, e Messina; le norme transitorie sulle Province che stabiliscono lo sfoltimento delle competenze, come il passaggio delle scuole ai Comuni, un primo passo verso la spending review che ci conduce verso la riforma vera propria».
I Liberi consorzi di Comuni saranno enti di secondo livello: ogni Comune sarà rappresentato nel Consorzio dal sindaco e da due consiglieri comunali, uno di maggioranza ed uno di opposizione. Saranno gli stessi rappresentanti dei comuni ad eleggere, con voto ponderato (un voto vale in base ai cittadini che si rappresentano) ad eleggere il presidente e la giunta. In ogni caso, non avranno compiti di gestione, ma di programmazione. Propedeuticamente, i Comuni dovranno deliberare a quale Libero consorzio aderire.