“Scoprire che, mentre mia figlia vedrebbe come un privilegio la possibilità di far parte di una classe multietnica, sperando di esservi inclusa per potere arricchire le proprie conoscenze, c'è invece chi si è sentito offeso perché suo figlio ne fa parte!”.
E’ questo il commento di una madre, che mi ha chiesto però l’anonimato, su una triste vicenda scoppiata all’inizio dell’anno scolastico all’interno dell’Istituto Comprensivo Statale “G. Garibaldi” di Salemi. Questi, in sintesi, i fatti. Ai primi di settembre, con una circolare il dirigente scolastico professore Salvino Amico comunica a tutti i genitori e docenti che in data 11 dello stesso mese si sarebbero pubblicati gli elenchi dei gruppi classe e che successivamente, il 13 per la precisione, si sarebbe effettuato il sorteggio pubblico per l’assegnazione dei gruppi alle sezioni. Fino a un minuto prima tutto è proceduto secondo la norma e come prestabilito. Regna sovrana l’armonia e la serenità. Persino tra quei pochi genitori che avevano sperato, fino all’ultimo ma invano, nella solita “raccomandazione” per collocare i propri figlioli nelle classi “privilegiate”. I figli non sono forse “piezz e core”?. Un secondo dopo il sorteggio, però, apriti cielo! E’scoppiata, come un riflesso condizionato,la contestazione. Quasi fosse preordinata. Se non è bagarre poco ci manca. Oggetto del contendere la configurazione di una classe, che su 19 allievi include un disabile, ma anche due romeni, un arabo, un cinese e un disabile. Li definiscono extracomunitari. E poco importa che la Romania sia un paese neolatino facente parte da tempo della Comunità Europea. Per non parlare della cinesina, nata a Firenze e del magrebino nato anch’egli in Italia, a Salemi. Il troppo storpia, sostengono. Gli animi s’infiammano. Il più accesso sembra essere il padre di tre gemelline, incluse nella classe “incriminata”. Chiedono l’annullamento del sorteggio. In caso contrario, minacciano di trasferire i loro figlioli in un’altra scuola. “E meno male che erano tutti entusiasti per la recita di Natale che trattava proprio l'argomento della diversità etnica. Una strana società che cambia da Natale a Santo Stefano”, mi dice un altro genitore che non è stato d’accordo con l’atteggiamento dei sei contestatori. Di opinione opposta invece la madre dello studente di un’altra classe. “E’successo qualcosa che mi ha dato fastidio. Il dirigente ha mascherato una sua mancanza, con un tentativo di discriminazione razziale da parte di un gruppo di genitori, che fortunatamente non è avvenuto”. Un giudizio che si fa più severo quando mi dice che “ il dirigente ha creato le sei classi, senza criterio, non rispettando classi di livello per di più concentrando 4 bimbi di diversa nazionalità e una disabile. I genitori non si sono lamentati. Si sono lamentati quando, con un sorteggio, a questa classe hanno affidato il gruppo di docenti.” Due versioni completamente opposte, come si vede. L’atteggiamento irremovibile del Dirigente Scolastico, teso al rispetto delle procedure, spinge i “rivoluzionari” genitori al passo estremo. Portano i propri figli a frequentare le lezioni presso la scuola del vicino comune di Vita. Con il provvisorio quanto improvvido benestare della Dirigente Scolastica dell’Istituto i ragazzi iniziano la frequenza. Incredibile, ma vero. E’ notorio infatti che “conditio sine qua non” per ogni trasferimento è il rilascio del nulla osta da parte dell’istituto di provenienza. Nulla osta che in questo caso non c’era. E tuttavia i giovani hanno trovato i banchi dove sedersi. Possibile che nessuno dell’Istituto vitese conoscesse la norma? A questo punto scatta un frenetico scambio triangolare di telefonate e di lettere tra i due Istituti e il Provveditorato. Si racconta che nella vicenda si siano pure scomodati politici e qualche ex presidente della provincia di Trapani. Dopo una settimana, però, i transfughi hanno fatto ritorno alla base. Tanto rumore per nulla? Forse il fine da raggiungere era altro? Intanto il genitore delle tre gemelle, unico tra i sei, non demorde. Ha deposto le armi solo momentaneamente, facendo rientrare le figlie. Ma solo per poco. Una sorta di armistizio lanciato tramite una missiva, fatta recapitare al dirigente scolastico, vergata con un linguaggio tecnico e forbito. La richiesta, per il momento bonaria, è il nulla osta per il trasferimento. Non ottenendolo preannuncia di adire alle vie legali. E lo fa invocando un Regio Decreto del 1925 e poco importa se nel frattempo si siano avute innumerevoli riforme scolastiche. E poco importa se la normativa oggi preveda “reali esigenze” (come ad esempio il trasferimento della famiglia) perché esso sia rilasciato. Le motivazioni addotte invece sarebbero di carattere personale, accennando a “difficoltà di rapporti” con il preside e con una docente. Il Dirigente Salvino Amico parla chiaro: “ Non si può concedere un nulla osta per un trasferimento quando si ravvisa un danno all’erario. Io ho il dovere di difendere le classi, gli alunni e i docenti. Non si possono avallare pregiudizi vero persone o una docente. Le classi si fanno omogenee nella loro eterogeneità. Le classi non possono e non debbono essere omologate. E’ quello che è avvenuto in questo Istituto, anche nella classe oggetto della contestazione. E proprio in questa classe, in presenza di ragazzi bilingue, si realizzerà un progetto plurilingue, dotando gli allievi anche di tablet”. Durante l’incontro avuto congiuntamente con i professori Salvino Amico e Francesco Mendola mi è stato sottolineato che nella composizione delle classi, così come è avvenuta presso l’Istituto “G.Garibaldi” di Salemi, si sono posti l’obiettivo di garantire all’interno di ogni sezione un equilibrato rapporto fra componenti diverse in termini di socializzazione, partecipazione, impegno, metodo di lavoro, capacità di apprendimento, autonomia. Basterà per convincere questo genitore a cessare definitivamente le ostilità? Ce lo auguriamo, soprattutto per le sue figliole.
Franco Lo Re