Non c’è stata partita. Con 106 voti su 107 votanti, i vincitori del Congresso del Partito Democratico di Salemi sono stati Giuseppe Vultaggio, come segretario comunale, e Marco Campagna, candidato alla segreteria provinciale. Entrambi per abbandono dei contendenti, facenti capo al cuperliano Mino Spezia. I seguaci del sindaco di Valderice ( gli “oddiani” o gli ex-DS, per intenderci) stranamente hanno ritenuto di non presentare candidature alternative. Non solo. Ma non hanno nemmeno partecipato ai lavori congressuali. Assente persino Alberto Scuderi, il candidato sindaco del centrosinistra, che dignitosamente affrontò l’impari lotta contro le truppe cammellate al comando di Giammarinaro che, in quell’occasione aveva puntato tutto su Sgarbi. Ma anche la contestatissima ex assessora Antonina Grillo non si è presentata. Insomma, quella di questa ultima domenica di ottobre è stata una sorta di harakiri di massa. Una decisione incomprensibile, ma che certamente denuncia il profondo malessere attraversa da questo partito da qualche anno a questa parte. Le lacerazioni, iniziate nel corso delle ultime elezioni comunali e tenute celate, sono alla fine scoppiate alla luce del sole. Il disimpegno di una larga fetta del vecchio gruppo dirigenziale non è da sottovalutare. La mancanza di una dialettica interna non è un buon segno. L’unanimismo spesso porta la sclerosi di un partito. Una questione vitale su cui dovrà riflettere abbastanza il neo segretario Vultaggio. Ma le stranezze di questo congresso non si fermano qui. Una tra le più eclatanti è senza dubbio l’atteggiamento del sindaco di Erice Giacomo Tranchida. Renziano della prima ora in questa provincia, ha deciso di sostenere la candidatura di Mino Spezia, espressione dell’area facente capo a Cuperlo, in contrapposizione a quella del vicesindaco di Castelvetrano Marco Campagna, notoriamente vicino alle posizione del sindaco di Firenze e appoggiato dalla componente che fa capo a Baldo Gucciardi. Segno evidente che il cambio di schieramento di Franceschini a livello nazionale ha finito con il produrre i suoi concreti risultati. L’ alleanza tra i rottamatori della prima ora e una parte dei potenziali rottamandi si sta rivelando un’arma micidiale per i bersaniani o ex Ds. Lo dimostra la dura reazione di Mino Spezia. Con una dura nota ha contestato i risultati delle elezioni contestando l’elezione di alcuni segretari comunali. E in modo particolare quelli di Mazara del Vallo e di Salemi. Le accuse sono gravissime. "Ci sono congressi” – ha tuonato- “dove non sono state osservate alcune regole elementari. Ritengo che la commissione provinciale debba tenerne conto e se il caso rifare la consultazione". Con allusioni non tanto edificanti, quando sostiene di avere rilevato “movimenti che non ci convincevano. Ritenevamo che gli iscritti avrebbero comunque potuto votare il segretario provinciale ed invece non gli è stata data la possibilità di farlo.” La replica non si è fatta attendere. Definendola “una caduta di stile” il vincitore Marco Campagna ha chiuso la querelle dicendo invece che “a me risulta che ovunque s'è votato regolarmente. Se poi, per sua negligenza, non è riuscito neanche a presentare le liste nei circoli dovrebbe riflettere se era in grado di essere un buon segretario provinciale vista la sua evidente mancanza di capacità organizzativa". Un polemica al calor bianco che non promette nulla di buono per il futuro. Mentre, dal canto suo il neo segretario di Salemi Vultaggio si è premurato a replicare precisando che “ le liste dei candidati alla segreteria provinciale si potevano presentare fino al giorno stesso del congresso e allo scadere del termine per la presentazione delle liste, non era pervenuta alcuna lista a sostegno del candidato alla segreteria provinciale Mino Spezia. Inoltre agli elettori del circolo di Salemi è stata data la possibilità di effettuare il tesseramento fino al momento del voto per garantire la massima partecipazione possibile; e infine sulla scheda per le votazioni alla segreteria provinciale erano presenti entrambi i nomi dei candidati, pertanto l'elettore era libero di scegliere chi votare dei due.” Ma chi è il nuovo segretario cittadino di Salemi? E’ un neofita della politica. E come tutti i debuttanti, mostra una grande volontà di mettere capacità e competenze al servizio della collettività e del bene comune. E’ un giovane ventisettenne, laureando in Giurisprudenza presso la Kore di Enna, che insieme all’ altro giovane odontoiatra Alfonso Sciurba, giusto nel mese di ottobre dello scorso anno, diede vita a Salemi al Comitato in favore di Matteo Renzi. Anche lui un renziano della prima ora, quindi. Ciò non gli ha impedito per fargli raggiungere rapidamente i vertici del partito, agevolato forse anche dall’abulia degli “anziani”, ma dall’alleanza stipulata tra l’area del sindaco di Firenze e quella di Franceschini. Che in Sicilia ha prodotto in certi casi ha prodotto episodi di gattopardesca memoria. Cambiare tutto, per non cambiare nulla. Un formula sempre valida in questa amena isola quando si profila all’orizzonte la “minaccia” di un cambiamento. Cosa che ovviamente il neo segretario Vultaggio non condivide, convinto, al contrario, che “adesso dobbiamo lavorare per un Partito Democratico vivo, che si presenti alle prossime elezioni amministrative come alternativa credibile e innovativa. L’importante presenza di giovani porterà sicuramente nuova linfa positiva al partito.” Tenterà di farlo con un direttivo composto da più o meno giovani, alcuni dei quali alla loro prima esperienza politica: il già citato Alfonso Sciurba, di Selenia Mirabile, Giusy Lampasona, Vito Lo Castro, Vito Scalisi, Baldo Gandolfo tutti di area renziana. Che dovranno entrare in sintonia con politici di lungo corso (area Dem) quali Domenico Venuti, indicato dal chiacchiericcio da bar come il probabile candidato sindaco, Ninny Maniaci (membro di diritto, in quanto dirigente regionale), gli inossidabili Roberto Benenati e Calogero Angelo, il cislino Salvatore Grassa, l’ex presidente del Consiglio Comunale, Antonio Brunetta, e i giovani Antonino Mastrantoni, figlio dell’ex sindaco Biagio e Antonella Olivero. E’ una sfida in cui crede fermamente Giuseppe Vultaggio. Le insidie ci saranno, ne è consapevole. Ma con entusiasmo mi dice di credere che “sarà un'esperienza che mi formerà politicamente e personalmente e cercherò di impiegare anima e corpo per portare avanti gli obiettivi che insieme prefisseremo."
Franco Lo Re