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06/02/2014 06:18:00

Si rompe l'asse Udc - Pd in Sicilia? Altre grane per Crocetta. Rinviate le nomine

 «Se l'Udc di Casini torna ad allearsi con Berlusconi e il centrodestra, non può continuare a essere alleato del Pd nel sostegno al governo Crocetta». E' questo in sintesi il senso delle dichiarazioni rilasciate dal capogruppo all'Ars, Gucciardi. Ciò potrebbe mettere in difficoltà il presidente della Regione, Crocetta, che senza i voti dell'Udc tornerebbe a essere in minoranza all'Ars.
«Negli anni passati, la politica del centrodestra - ha detto Gucciardi - ha prodotto in Sicilia danni profondissimi le cui conseguenze emergono oggi in tutta la loro gravità. L'alleanza fra Pd e Udc alle scorse regionali era fondata proprio sulla volontà comune di voltare pagina: è evidente che, se a Roma si sancissero nuove alleanze stabili che vanno nella direzione opposta al nostro progetto, un minuto dopo il Pd siciliano aprirebbe un ragionamento sulla maggioranza che sostiene il governo regionale».
La decisione ufficiale del ritorno nel centrodestra - anzi, di tornare ad allearsi con Berlusconi - l'Udc dovrebbe prenderla nel prossimo congresso che si svolgerà a Roma dal 21 al 23 prossimi. Congresso che, peraltro, potrebbe eleggere segretario il ministro della Funzione pubblica, D'Alia, che nelle scorse settimane aveva teorizzato l'allargamento della maggioranza al Ncd. Ma da ambienti renziani si fa sapere che in Sicilia le "larghe intese" non sono utili, perché qui un vincitore c'è stato (Crocetta), mentre a livello nazionale, no.
Il delicato argomento è stato già affrontato dal governatore che ha incontrato il segretario regionale dell'Udc, Pistorio, e il capogruppo all'Ars, Firetto. «Abbiamo confermato al presidente - ha rivelato Pistorio - il nostro appoggio. L'Udc non intende levare il sostegno al governo regionale. Con Crocetta l'incontro è stato cordiale; non c'è solo la verifica politica sul tappeto. Intanto, bisogna mettere a punto la "manovrina", approvare la legge sulle Città metropolitane e i Liberi consorzi di comuni. Della governance regionale, che non riguarda solo la Giunta, ci occuperemo successivamente».
Pure per Raciti, candidato alla segreteria regionale del Pd, la decisione di Casini avrebbe ripercussioni anche nell'Isola: «La Sicilia paga ancora oggi a caro prezzo le scelte della politica berlusconiana. È evidente che fra il Pd e il centrodestra non possono immaginarsi alleanze organiche e stabili. Dunque, se l'Udc a Roma fa una scelta di campo opposta alla nostra, questa è destinata ad avere effetti anche qui. A cominciare dall'alleanza che sostiene il governo regionale».

DIRIGENTI. La Giunta regionale, nel frattempo,  ha rinnovato i contratti di tutti i dirigenti generali interni scaduti dall'inizio dell'anno, confermandoli nei dipartimenti che già guidavano. Pertanto, Pietro Lo Monaco continuerà a dirigere l'Azienda forestale; Felice Bonanno il dipartimento della Pesca; Giovanni Bologna il dipartimento Entrate dell'assessorato all'Economia; Rosaria Barresi, il dipartimento Agricoltura; Ludovico Benfante l'Autorità di certificazione della spesa dei fondi europei; Vincenzo Falgares al dipartimento della programmazione, nodo strategico per l'uitilizzo del Po Fesr. Inversione di titolarità, invece, per Annarosa Corsello, nominata alla guida del dipartimento Formazione professionale e Istruzione e ad interim al Lavoro.
E' stato invece rinviato l'esame della posizione del responsabile dell'Ufficio legislativo e legale Romeo Palma, unico dirigente generale esterno con il contratto in scadenza. Secondo la «legge Brunetta», prima di ricorrere a professionalità esterne - Palma è un magistrato della Corte dei conti in aspettativa - occorre verificare che all'interno dell'amministrazione non vi siano dirigenti che abbiano i titoli per ricoprire l'incarico. Ma si tratterebbe solo di una formalità.
Per quanto riguarda la nomina dei direttori generali delle Asp e delle Aziende ospedaliere, invece, il presidente della Regione avrebbe deciso di affrontare l'argomento dopo le primarie del Pd del 16 febbraio, tenendo anche conto dell'alzata di scudi dei renziani nei confronti dell'Udc dopo la decisione di Casini di tornare a schierarsi con il centrodestra.
Insomma, meglio tenere gli animi tranquilli, anche perché il governo nei prossimi giorni è chiamato a superare due importanti scogli all'Ars: l'esame del disegno di legge sulle Città metropolitane e i Liberi consorzi che dovranno sostituire le Province e il disegno di legge di variazione del bilancio per superare l'impugnativa del Commissario dello Stato. Ieri sera, la giunta ha bloccato i 50 milioni di spesa, tra i pochi non censurati dal prefetto Aronica, per pagare gli stipendi di alcuni enti controllati dalla Regione, come teatri, Ersu, Irvos, Irsap, ecc.
La «manovrina» che dovrà essere sottoposta all'esame dell'Ars sarà materialmente scritta non appena sarà reso pubblico il testo modificato del decreto legislativo sull'armonizzazione dei bilanci delle regioni che consente di superare il problema dei residui attivi. Secondo l'assessore all'Economia, Luca Bianchi, non è necessario che il provvedimento ottenga il placet della Conferenza unificata Stato-Regioni, purché sia validato dalla Ragioneria dello Stato: «Su quella base scriveremo la norma che dovrà approvare l'Ars, anticipando di un anno la legge nazionale».