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10/02/2014 08:09:00

Crocetta, oggi vertice di maggioranza. Il Pd insiste: "Fuori l'Udc"

 Domani all'Ars dovrebbe cominciare l'esame del disegno di legge per l'istituzione dei Liberi consorzi comunali e delle Città metropolitane. Stasera ci sarà un vertice a Roma per trovare l'accordo su un testo condiviso dalla maggioranza che sostiene il governo presieduto da Rosario  Crocetta. Ma in realtà c'è u tema politico:   spingere l'Udc fuori della maggioranza. I renziani del Pd ci hanno provato all'indomani dell'intervista con cui Pierferdinando Casini annunciava di volere ricollocare il suo partito nell'ambito del centrodestra, alleandosi con Berlusconi, dichiarando fallito il tentativo di dare vita al terzo polo, anche in seguito alla deludente alleanza con Scelta civica di Monti.
Questa sera ci sarà l'occasione per capire  la volontà politica di ognuno dei partecipanti alla riunione: il ministro delle Funzione pubblica, D'Alia, il presidente della Regione, Crocetta, l'assessore regionale alle Autonomie locali, Valenti, il presidente della commissione Affari istituzionali dell'Ars, Antonello Cracolici, il componente la segreteria nazionale del Pd, Davide Faraone, i capigruppo all'Ars di Drs, Articolo 4 e Megafono.
L'Udc, da parte sua, dopo aver chiesto ai propri simpatizzanti di votare per Crocetta presidente della Regione, in coalizione con il Pd, non intenderebbe rompere il patto. Però, se dovessero continuare i tentativi (finora andati a vuoto) d'indurre alcuni tra i dieci deputati dell'Udc a cambiare casacca, i rapporti potrebbero incrinarsi ulteriormente. In ogni caso, i neodemocristiani nel caso di rimpasto, non sarebbero disposti a cedere un dei tre assessorati ottenuti al momento della formazione della Giunta. Per fare spazio alle forze politiche che sono spuntate a Sala d'Ercole dopo le elezioni (Drs e Articolo 4), la revisione degli attuali equilibri sembra inevitabile. Peraltro, l'Udc ha anche la presidenza dell'Ars.
In ogni caso, bisogna fare spazio a quella che Faraone ha chiamato la «gamba moderata del Pd», ossia a Drs e Articolo 4.
L'Udc avverte forte il tentativo di essere messa alla porta del governo regionale e non esclude affatto una possibile rottura, ma vorrebbe anche evitare di non portare in porto il disegno di legge che abolisce le Province: un cavallo di battaglia di Casini e D'Alia.«Le questioni politiche sono importanti - ha sottolineato il segretario regionale dell'Udc, Giovanni Pistorio - ma la gente chiede la soluzione dei problemi».
Un altro vertice di maggioranza è già stato convocato per il 18 prossimo, all'indomani delle primarie che eleggeranno il nuovo segretario regionale del Pd. E alla vigilia del congresso nazionale dell'Udc che si svolgerà a Roma dal 21 al 23 prossimi.

Tra gli scenari possibili, ecco quello più suggestivo, riportato da SiciliaInformazioni:

A Palermo si è alzata, invece, un’onda anomala: viene ventilata la possibilità di un commissariamento della Regione siciliana o di uno scioglimento dell’Assemblea. I due eventi, in realtà, sono una cosa sola, perché il presidente della Regione e l’Assemblea arrivano e se ne vanno insieme. Non ci sono, allo stato, motivazioni “tecniche” che giustifichino questa sorta di impeachment, invocato da tre deputati di Fi – Giammanco, Catanoso e Romano (Saverio, ex leader Pid) – con un atto ispettivo, e dall’altra parte della barricata, seppure a livello di riflessione, dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, neo presidente dell’Anci Sicilia, l’associazione dei comuni isolani.
Onda anomala che potrebbe infrangersi sul bagnasciuga senza lasciare traccia, ma che acuisce le tensioni e stressa, più di quanto non lo sia già, il quadro politico.

Dietro l’angolo c’è, infatti, una solida alleanza fra Udc e Nuovo Centrodestra, D’Alia e Alfano, che potrebbe trascinare anche Forza Italia (magari con qualche mal di pancia, per esempio Miccichè) su una candidatura comune (Gianpiero D’Alia), in grado di offrire all’enclave Udc-Ncd, imbrigliata nel centrodestra berlusconiano, uno start up di indubbio valore.

Trattandosi, tuttavia, di un progetto post-europee, tutto dipende dall’esito delle urne di maggio, che Alfano e D’Alia devono affrontare necessariamente con il coltello tra i denti, e dunque con assessori-candidati, costi quel che costi. Pillola amara da ingoiare per Crocetta e per il Pd, che potrà essere indorata con la rinuncia di uno dei tre assessorati attualmente in carica.