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08/03/2014 06:05:00

Riforma delle Province in Sicilia. La settimana prossima è quella buona?

 È previsto per martedì della prossima settimana il voto finale del ddl relativo all'istituzione dei liberi consorzi e delle città metropolitane. Questa settimana, contrariamente ai programmi stabiliti, l'Ars non ha completato l'esame degli articoli, ma si è inceppata sull'art. 10 relativo alla funzione dei liberi Consorzi.
Superato lo scoglio dell'art. 7 relativo alle città metropolitane, l'Ars si è occupata dell'art. 8 riscritto dalla commissione Affari istituzionali: «L'Assemblea della città metropolitana è composta dai sindaci e dai presidenti delle circoscrizioni, questi ultimi eletti direttamente dai cittadini».
Su questo testo si sono scatenate le opposizioni, e non sembra che tra i banchi della maggioranza riscuotesse unanimi consensi. Le opposizioni hanno chiesto al presidente della commissione Cracolici di ritirare il testo. Cosa che poi ha fatto su invito del presidente della Regione Crocetta.
Questo il testo che alla fine è stato approvato: «I sindaci delle tre città metropolitane saranno eletti con modalità che saranno stabilite dal disegno di legge successivo alla riforma all'esame dell'Ars».
Art. 9: c'è la riscrittura del governo. Si stabiliscono le funzioni dei liberi Consorzi di Comuni e delle città metropolitane. Non sono sorti grossi problemi. È stato approvato un emendamento, proposto delle opposizioni (Cordaro-Grasso): «Entro sei mesi dalla data in vigore della legge, i Comuni compresi nelle aree metropolitane di Palermo, Messina e Catania, con deliberazione del Consiglio comunale a maggioranza assoluta dei suoi componenti, possono distaccarsi dalla città metropolitana per aderire al libero consorzio del Comune di appartenenza. Lo stesso per i Comuni che vogliono distaccarsi da un consorzio per aderire a città metropolitana». Con un emendamento della commissione Affari istituzionali si stabilisce che ciò potrà avvenire «a condizione che esista la continuità territoriale».
Come detto, grossi problemi sono sorti sull'art. 10, anche questo su riscrittura del governo. Si tratta delle funzioni dei liberi consorzi e delle città metropolitane.
Finale di seduta col botto. Il governo ha ritirato il suo testo di riscrittura, mentre il presidente della commissione Cracolici ha segnalato la necessità di indicare già in questo articolo le funzioni e gli obiettivi dei nuovi enti di «area vasta». Imbarazzo ed ennesima conferenza dei capigruppo, al termine della quale sembrava che si fosse trovata una intesa. Ma al ritorno in Aula la commissione ha proposto un sub-emendamento che conteneva in buona parte le indicazioni della riscrittura del governo. Ed è stata bagarre. Formica (Musumeci) ha strappato platealmente il sub-emendamento Cracolici e ha avvertito che, se ci fossero stati altri colpi di mano, le opposizioni avrebbero occupato l'Aula. Quindi nuova capigruppo. Musumeci, in rappresentanza del centrodestra, ha comunicato la decisione dell'opposizione di disertarla. Il clima si è fatto incandescente: faccia a faccia durissimo tra Ardizzone e Cracolici sulla decisione assunta in Aula di considerare ritirato l'emendamento di riscrittura del governo, sul quale la Presidenza avrebbe raccolto in via informale perplessità dagli uffici del commissario dello Stato su alcune disposizioni relative alle funzioni dei nuovi enti. Risultato: se ne riparlerà questa mattina.
Intanto, sul piano politico, ancora ieri nel Palazzo del Normanni sono stati avvertiti segnali di rottura tra il governatore Crocetta e alcuni settori del gruppo Pd. Dopo Cracolici, di cui ci siamo occupati martedì, è arrivata l'esternazione di Mario Alloro (Pd). In mattinata il presidente Crocetta, in risposta a Cracolici, a Siracusa aveva dichiarato che «il Pd siciliano non è in grado lanciare proposte comuni, alcune correnti pensano solo di eliminare gli avversari. Renzi si imbarazza e per evitare di scontentare qualcuno non nomina nessun sottosegretario siciliano».
Questa la replica di Alloro: «Il Pd che Crocetta critica quotidianamente, oltre ad essere la principale forza della sua maggioranza, è anche il partito che, ahimè, lo ha candidato ed eletto alla presidenza della Regione. Se c'è un imbarazzo, questo è determinato proprio da Crocetta e dalle sue esternazioni estemporanee e spesso a dir poco confuse, che costringono il Pd siciliano a rimediare alla superficialità e all'inconsistenza dell'azione del suo governo. Sono d'accordo con il segretario Raciti che propone un nuovo patto di governo, ma per compiere questo passo, come dice Cracolici, serve un azzeramento della giunta regionale».