Non si sa con quale faccia, dato gli enormi scandali che ogni giorno vengono fuori dal suo interno, ma il Pd di siciliano fa la voce grossa con Rosario Crocetta. Oggi ci sarà un nuovo vertice di maggioranza, quello di martedì si è risolto con un nulla di fatto dopo cinque ore di riunione tra il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ed i rappresentanti di Pd, Udc, Articolo 4, Drs e Megafono E non poteva essere diversamente, considerato che si partiva da posizioni molto distanti: Crocetta disposto a concedere solo qualche ritocco della giunta, ma nel segno della continuità; Pd e Udc, invece, decisi a non fare concessioni sull'azzeramento della giunta. Richiesta che sarebbe stata condivisa anche dal leader di Articolo 4, Lino Leanza. Ma Crocetta ha obiettato: "Un nuovo governo si fa quando si sfiducia il presidente. Volete che mi dimetta? Sono pronto...".
Crocetta, lunedì sera, nel corso di un incontro informale con il segretario regionale del Pd, aveva respinto la richiesta dell'azzeramento della giunta. Concetto ribadito ieri mattina, poche ore prima dell'incontro, a Palazzo d'Orleans, con i partiti alleati.
Bisognerà trovare una via di mezzo tra l'azzeramento della giunta chiesto da pd, Udc e Articolo 4 e il «rimpastino», cioè il cambio di pochi assessori, ma l'impresa non si annuncia per nulla facile. Crocetta, peraltro, non ha rivendicato la prerogativa di presidente della Regione di nominare e revocare gli assessori, "ma che siano nomi condivisi, perché è comunque del capo dell'esecutivo la responsabilità politica e giuridica".
Determinato nella sua richiesta di azzeramento della giunta, il segretario del Pd, Raciti: «Con gli incontri bilaterali si apre una discussione sui criteri e non sui nomi di eventuali assessori. Non ho il problema di risolvere qualche problema all'interno del Pd. Occorre un nuovo patto di governo per la Sicilia. Altrimenti, sarebbe inutile fare le consultazioni bilaterali».
Sulla stessa linea di Raciti, ovviamente, anche il capogruppo del Pd, Baldo Gucciardi, per il quale è improcrastinabile un nuovo patto di governo: «Bisogna intenderci sull'azzeramento che è innanzitutto un problema di contenuti. I nomi verranno di conseguenza. Tagliatori di teste nel Pd non ce ne sono, ma è certo che serve un'azione rinnovata».
LE DIMISSIONI DI BIANCHI. In tutto ciò arrivano come un fulmine a ciel sereno le dimissioni dell'assessore all'economia Luca Bianchi. Lo stop improvviso al disegno di legge per pagare i crediti alle imprese, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Bianchi ha distinto in due fasi la sua avventura siciliana: la prima, in cui ha goduto di un largo consenso all'Ars e nel governo; la seconda, da ottobre dello scorso anno a ieri, che si è trasformata in un autentico pantano. «La vicinanza del mio partito, il Pd, è stata a intermittenza - ha lamentato Bianchi -, mentre non è mancato il supporto dei capigruppo della maggioranza, soprattutto nella prima fase». Martedì, però, i deputati della coalizione che sostiene il governo Crocetta non erano presenti in Aula, consentendo all'opposizione di ottenere il ritorno del disegno di legge in commissione. La mancata approvazione del provvedimento può avere ripercussioni catastrofiche sulla Regione.
Bianchi ha rivendicato il lavoro fatto insieme con tutti gli assessori e col presidente Crocetta: «Abbiamo fatto la spending review con le azioni e non con i convegni. Basti pensare che il piano Cottarelli prevede tagli per tre miliardi di euro e noi siano riusciti a tagliare oltre un miliardo». E ha aggiunto, prima di annunciare le dimissioni irrevocabili: «Sentivo l'esigenza di tracciare una linea di quanto fatto finora, un bilancio del lavoro svolto. La riflessione è ampia e parte anche da ciò che è accaduto martedì scorso. Elemento non determinante, ma il segnale che ha portato allo stop improvviso del ddl pagamenti è la rappresentazione plastica di un pantano nel quale siamo da troppo tempo».
«Non credo - ha continuato Bianchi - si possa disperdere il lavoro fatto che rivendico come assessore all'Economia di un governo che ha rappresentato un momento di grande discontinuità col passato. Abbiamo fatto un lavoro importante. Il disavanzo strutturale, al netto delle entrate straordinarie, nel 2011 oscillava intorno ai due miliardi di euro; nel 2012, intorno a 1,5 miliardi. Abbiamo migliorato l'outlook da negativo a stabile, mentre nei tre anni precedenti era sempre diminuito. Abbiamo diminuito l'indebitamento regionale e abbiamo stabilito un rapporto di collaborazione con tutti gli enti locali. Abbiamo riconquistato credibilità internazionale e nazionale. L'anno scorso abbiamo ottenuto di spalmare in tre anni il miliardo di buco trovato. Siamo riusciti a ripianarlo in due anni. Il consuntivo del 2013 consentirà di liberare risorse per circa trecento milioni».
Bianchi, che durante la conferenza stampa aveva accanto il Ragioniere generale, Mariano Pisciotta, il dirigente delle Entrate, Giovanni Bologna, il capo di gabinetto, Giulio Guagliano, e l'esperto finanziario Giuseppe Parlato, ha ringraziato il presidente della Regione, Crocetta, per averlo sempre sostenuto nella sua azione e i colleghi assessori: «Dodici persone non portatrici d'interessi particolari, ma che hanno fatto squadra, facendo cose egregie e anche sbagliando, ma tutti insieme».
Alla conferenza stampa erano presenti anche il segretario del Pd, Raciti, il capogruppo, Gucciardi, Leanza e il capogruppo di Articolo 4, Sammartino e gli assessori Scilabra e Stancheris. La cosa che ha più amareggiato Bianchi, l'impugnativa della Legge di stabilità: «Troppi hanno gioito e ha rappresentato un momento di rottura. Il clima complessivo ha messo in seria discussione il lavoro fatto. Abbiamo trasformato l'Irfis in un vero strumento di aiuto alle imprese e allineato Riscossioni Sicilia agli standard di Equitalia. Quella impugnativa è molto contraddittoria e ci costringe a una manovra correttiva difficile. Abbiamo liberato trecento milioni per far fronte alle spese urgenti. Ma devo dire che molti hanno gioito, in maniera irresponsabile, per quella impugnativa. La manovra 2014 conteneva misure per lo sviluppo e il sociale, con risparmi ma nello stesso tempo senza penalizzare i lavoratori della forestale che con meno soldi nel 2013 hanno effettuato le stesse giornate lavorative dell'anno precedente».
Infine, il punto più dolente: il disegno di legge pagamenti, «che non prevedeva nessun aumento d'imposte. Infatti, avevamo ottenuto una norma nazionale per coprire il mutuo esclusivamente con i risparmi della sanità e dal 2016 avremmo potuto ridurre le addizionali Irap e Irpef, ipotecando solo un sesto dell'addizionale per trent'anni, ma soltanto come garanzia. Avevano pure presentato un emendamento per sterilizzare anche la quota dello 0,35% con ulteriori tagli alla spesa. Ma è stata portata avanti una battaglia demagogica, basata su elementi non reali. Adesso dovremo pagare interessi di mora pari all'8%, invece, del 2,8% previsto con il mutuo. A questo si aggiungono le sanzioni che arriveranno dall'Europa, che possono arrivare fino al blocco delle assunzioni, mettendo a rischio anche la stabilizzazione dei precari».
Bianchi ha escluso che la polemica sul mutuo di un miliardo sollevata dal presidente di Confindustria Sicilia sia stato un siluro nei suoi confronti: «Non c'è alcuna questione aperta col presidente Montante». Però, «penso ci sia stata una lettura superficiale del ddl pagamenti. Comunque, noi dobbiamo ricostruire un rapporto vero con le imprese e non solo con i loro rappresentanti. Io mi fermo qui. Vado via, senza avere cercato paracadute. Ritorno al mio lavoro».
IL COMMENTO DI CROCETTA ALLE DIMISSIONI DI BIANCHI. “Ho lavorato fianco a fianco in questi mesi con Luca Bianchi e abbiamo fatto un grande lavoro per salvare Sicilia e difendere il popolo siciliano: abbiamo fatto uscire la Sicilia da un rischio default che era certo e annunciato e ridotto la spesa senza fare macelleria sociale. I dati che l'assessore ha illustrato, mostrano chiaramente che le nostre non sono state riforme annunciate, abbiamo persino operato vere riforme strutturali attraverso l'azione amministrativa concreta e non solo con le leggi, ma laddove le previsioni legislative lo hanno consentito, con un'azione instancabile. La Sicilia perde un professionista di grande valore e un politico vero, che non ha mai guardato solo ai conti ma ai riflessi che tali conti avevano sulla vita sociale, economica e culturale. Ci sono responsabilità per tali dimissioni? Ciascuno faccia un esame di coscienza e si chieda fino a che punto ha tentato di ostacolare un processo di rinnovamento irrinunciabile e sino a che punto non abbia manifestato, quando era necessario, l'obbligatoria solidarietà. Bianchi ha subìto attacchi anche personali non accettabili, non posso che essere solidale nei confronti delle scelte che ha fatto e che farà, ringraziandolo a nome dei siciliani. La politica siciliana si chieda seriamente se non sia necessario modificare il passo contribuendo concretamente all'azione del governo, invece di ostacolare chi cerca di cambiare le cose. Un fuoco di sbarramento inaccettabile, dietro il quale spesso si sono nascosti i gruppi di potere di sempre, l'organizzazione strutturale rivolta a una rapace e sistemica aggressione della spesa pubblica, combattuta da Bianchi e che sarà azione centrale del mio governo".
CINQUE STELLE. “E’ fallita la linea economica di un governo, ora completamente senza bussola e pronto a brancolare nel buio. Crocetta ora può solo dimettersi”. I deputati del Movimento 5 stelle all’Ars tornano ad invocare le dimissioni di un “esecutivo fallimentare, ricco di proclami, ma povero di fatti”. “Le rivoluzioni annunciate da Crocetta – affermano i deputati a sala d’Ercole – non hanno partorito nemmeno il classico topolino, anzi, il governo si accinge a spegnere il lume della speranza per i prossimi lustri, pianificando un mutuo che paralizzerà l’economia dell’isola per i prossimi trent’anni. La retromarcia di Bianchi, che segue la batosta del commissario dello Stato sulla Finanziaria, è una una nuova bocciatura senza appello. Non tenerne conto sarebbe uno schiaffo, l’ennesimo, ai siciliani, che aspettano provvedimenti veri per tenere in piedi le imprese e i bilanci familiari”. Per il Movimento 5 stelle, il fallimento di Crocetta è anche il fallimento di una maggioranza impalpabile e, soprattutto, di un Pd che per stessa ammissione di Bianchi ha seguito il governo con intermittenza, ma che balza puntualmente agli onori della cronaca per episodi censurabili. Come dimostra il freschissimo caso Genovese.
SEL. “Le dimissioni dell'Assessore Bianchi certificano la fine dell'esperienza del governo Crocetta, il governatore non può più contare nè su una maggioranza nè su un quadro politico interessato alla rilancio economico della nostra isola, ma dedito solo alla gestione del potere e agli equilibri di palazzo”.Cosi Massimo Fundarò, coordinatore regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, che prosegue: “il naufragio della legge finanziaria regionale di pochi mesi fa, le critiche sempre più forti da parte delle organizzazioni di categoria, l'immobilismo amministrativo che ha visto per mesi l'Assemblea Regionale intenta ad occuparsi di una riforma delle province per giungere ad una legge lacunosa ed inadeguata, l'incredibile vicenda del mutuo e dei pagamenti della pubblica amministrazioni sono tutte prove evidenti di una rivoluzione annunciata e mai effettivamente partita. A questo punto l'unico gesto d'amore che il Governatore può fare per la Sicilia- conclude Fundarò- è porre termine a questa esperienza fallimentare e ridare la parola ai siciliani e alle siciliane”.
“La richiesta di rinvio a giudizio di Genovese – sostengono i parlamentari – è la lapalissiana testimonianza, ove ce ne fosse ancora bisogno, di un sistema della Formazione da ripensare in toto”.
Per l’emanazione del piano formativo della Formazione relativo agli anni 2014 e 2015 il gruppo parlamentare all’Ars ha intanto presentato una mozione che vede come prima firmataria Valentina Zafarana.
A Genovese, intanto, i deputati chiedono un ulteriore passo indietro: “L’autospensione annunciata non basta, deve dimettersi”.