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20/03/2014 19:45:00

Una critica protestante sul primo anno di papa Francesco

Giungendo verso la fine della sua recente serie di sermoni “Jesus, the Pope and a Protestant Walk into a Bar”, il nostro pastore si è sentito obbligato a bilanciare tutte le lodi che aveva espresso nei confronti di papa Francesco con almeno una breve lista di divergenze con il pontefice.
Così Paul Rock ha chiesto a molti amici, me compreso, di dirgli non le cose che ci piacevano di Francesco, che sono molte, ma ciò che ci ha dato fastidio nel suo primo anno di pontificato. Vi racconto ciò che ho detto a Paul, pur riconoscendo che non spetta a noi protestanti dire ai cattolici come comportarsi, che cosa credere o come organizzare la loro vita ecclesiale. Abbiamo già abbastanza problemi a farlo per noi stessi, dopo tutto. Ecco qui dunque la mia lista (senza la ovvia e consistente rimostranza che continuiamo a non essere accolti a ricevere la comunione nelle chiese cattoliche).
 

Primo: fino ad ora, Francesco non ha né ripudiato né mitigato la dichiarazione vaticana pubblicata quando Joseph Ratzinger, ora papa emerito Benedetto XVI, era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Quel documento, Dominus Iesus, dice che la chiesa cattolica è l'unica vera chiesa e che le altre “non sono chiese in senso proprio”. Noi protestanti (ed altri non-cattolici) troviamo questa posizione insopportabile, ma, come ho detto a Paul, se Francesco suggerisse che è ora di ripensare il succo di quel documento, alcuni cattolici lo attaccherebbero ancor più di quanto non stiano già facendo. Anche se mostrare flessibilità su quelle affermazioni certamente gli procurerebbe molto amici non-cattolici.
 

Secondo: fino ad ora, benché abbia detto di non essere in grado di giudicare qualcuno che sia gay, non ha fatto nulla, che noi sappiamo, per abrogare la parte della Sezione 2358 del Catechismo della Chiesa cattolica che dice che “tendenze omosessuali profondamente radicate” sono “oggettivamente disordinate”. Certo, ci sono ancora dei dibattiti perfino tra gli scienziati circa le cause
dell'omosessualità, ma ora non c'è quasi alcun dubbio – salvo tra alcune persone che distorcono la Bibbia – che essere gay non è una scelta. La Chiesa dovrebbe essere in prima linea nell'accogliere tutte le persone nell'abbraccio del Vangelo di Gesù Cristo – e “tutte” è proprio un termine inclusivo. Definire l'orientamento sessuale di qualcuno “oggettivamente disordinato” non supera quel test.

Terzo: fino ad ora, la speranza che le donne possano un giorno essere ordinate prete è ancora un sogno irrealizzabile. Ma, come ho detto a Paul, siamo giusti: uno non può cambiare nel giro di una notte una chiesa molto lenta nell'adattarsi. Ciò che, a mio avviso, Francesco potrebbe fare su questo argomento, tuttavia, è esprimersi chiaramente sulla questione, ancora discussa dai cattolici, se papa Giovanni Paolo II ha dichiarato infallibilmente che le donne non saranno mai preti. Se Francesco dovesse porsi dalla parte di coloro che ritengono che Giovanni Paolo non stesse parlando ex cathedra e che quindi non stava esprimendo su questo un insegnamento infallibile (e presumibilmente irreversibile), darebbe alle donne una grande speranza. Il che, naturalmente, si risolverebbe in ulteriori attacchi a Francesco da persone che non intendono mai neppure immaginare donne-preti.
Paul ha citato questi tre argoment nel sermone conclusivo della sua serie, ma non ha detto nulla relativamente all'ultimo punto che gli avevo indicato, e cioè: Francesco non ha fatto ciò che gli avevo suggerito in una lettera aperta dalle colonne di questo giornale. Gli avevo scritto di rimuovere il vescovo Robert W. Finn della diocesi cattolica di Kansas City-St. Joseph, Mo., perché era stato ritenuto colpevole in tribunale della mancanza di riferire alle autorità governative su un prete sospetto di abuso sessuale su un bambino. Francesco si farebbe molti amici in tutto il mondo e soprattutto in Kansas City se facesse questo – procurandosi al contempo alcuni ulteriori nemici.
Anche se noi protestanti non abbiamo il diritto di dire ai cattolici che cosa credere e come operare, in fondo è divertente pensarci. Mi domando quali ambiti di divergenze i cattolici a loro volta potrebbero esprimere a noi e su di noi protestanti, in spirito di amore e onestà ecumenici.

Bill Tammeus
in “ncronline.org” del 19 marzo 2014 (traduzione: www.finesettimana.org)