Alla fine tutto si è risolto con un'errata corrige, a pagina 57 del ddl di riforma costituzionale del Senato e del Titolo V della Costituzione si legge: «Le disposizioni di cui al Capo IV della presente legge costituzionale non si applicano alle Regioni a Statuto speciale e alle Province autonome di Trento e Bolzano sino all'adeguamento dei rispettivi statuti». Si è così risolto il giallo di martedì quando insorsero le regioni interessate per la mancanza di quel «non» nel testo approvato dal Consiglio dei ministri. Non era un refuso; appariva chiara la volontà politica di abolire l'autonomia delle Regioni a Statuto speciale. Dunque, alla luce della correzione, Sicilia, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia più le Province di Trento e Bolzano restano speciali, ma con una clausola: debbono adeguare i rispettivi statuti. E questo sembra saggio posto che - facciamo il caso della Sicilia - lo Statuto venne approvato nel 1946 quando la realtà politica, economica, sociale e culturale era totalmente diversa. In ogni caso, saranno le rispettive assemblee, o consigli regionali, a proporre le modifiche che in linea definitiva verranno varate dal Parlamento, trattandosi di riforma costituzionale.
Comunque, l'Ars ieri aveva provveduto a dire la sua proprio in vista della riforma costituzionale presentata dal governo centrale con particolare attenzione alla specialità della Regione Siciliana. Il presidente dell'Assemblea, Ardizzone, aveva predisposto un documento, poi firmato dai rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari. Con questo documento di indirizzo si dava mandato al presidente dell'Ars «di promuovere, anche in raccordo con il presidente della Regione, ogni opportuna iniziativa volta a far sì che che il Parlamento nazionale si adoperasse per salvaguardare la storica specialità della Regione Siciliana, nell'ambito dell'ordinamento regionale differenziato, riconosciuto e garantito dalla Costituzione; e si attivasse presso la deputazione siciliana al Parlamento nazionale affinché, nell'interesse superiore dell'Autonomia siciliana, venga prevista la clausola di salvaguardia, del tipo di quella dell'art. 10 della legge costituzionale n. 2 2001, secondo la quale le modifiche costituzionali in discussione trovano applicazione per le regioni speciali e le Province autonome di Trento e di Bolzano esclusivamente nel caso in cui esse stabiliscano forme di autonomia più ampia».
Il presidente del'Ars, Ardizzone, nel suo intervento aveva reso noto che avrebbe contattato uno per uno deputati e senatori eletti in Sicilia. Aveva anche comunicato all'Ars di aver chiesto per vie formali e informali un incontro col presidente del Senato, Grasso, che oltretutto è siciliano, al fine di sollecitare, fra l'altro, la calendarizzazione del disegno di legge voto approvato dall'Ars relativo all'abrogazione del secondo comma dell'art. 36 dello Statuto. Abrogazione che consentirebbe alla Regione Siciliana di incassare le imposte di produzione anche della raffinazione del petrolio. Ma, a quanto a riferito Ardizzone, il presidente del Senato non ha dato alcuna risposta. In ogni caso, Ardizzone ha detto di non essere rassegnato, non demorderà fino a quando avrà una risposta.