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19/04/2014 23:56:00

Lite Renzi - magistrati. Scure sugli stipendi dei mega dirigenti

 Nel nome di Adriano Olivetti, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, cala un colpo di scure sugli stipendi dei «mega-dirigenti» pubblici. Non si potrà guadagnare più di duecentoquarantamila euro. Punto. Anche il primo presidente della Corte di Cassazione, il cui compenso di 311 mila euro era finora l'asticella massima, si vedrà decurtare 71 mila euro l'anno. Un intervento che non è un «attentato alla libertà e all'indipendenza della magistratura», dichiara Renzi.
Il premier non ha gradito le critiche ricevute dall'Anm e lo dice chiaro e tondo: «Mi aspetto che i giudici non commentino» le bozze di legge. Parole che provocano una reazione piccata del sindacato delle toghe: «Le leggi, come le sentenze, si rispettano, ma si possono commentare».
Non ci sono totem intoccabili per il giovane presidente del Consiglio. «Mi consigliano: "Non parlare dei magistrati"», esordisce. Ma decide di assumersi «personalmente la responsabilità» di dichiarare che è sacrosanto applicare anche ai giudici il principio «di serietà» che, d'ora in avanti, vuole che valga per la Pubblica amministrazione e, più in generale, per le istituzioni. Sì, perché pur non potendo intervenire nell'autonomia di cui godono Camera e Senato, Renzi dice di augurarsi che anche i due rami del Parlamento per i loro dirigenti compiano il «gesto molto bello» di applicare un tetto "secco" di duecentoquarantamila euro l'anno alle retribuzioni.
Il premier ha deciso di ribattezzarla «norma Olivetti», perché si ispira al principio «sacrosanto» per cui nessun dirigente può guadagnare più di dieci volte lo stipendio del dipendente. Dunque, niente scaloni, come ipotizzato alla vigilia: il tetto «insormontabile» è fissato a «ventimila euro al mese», per tutti. E non è un taglio «così drammatico», anche considerato che «è più del doppio del guadagno del capo del governo». Ci sarà una fuga di dirigenti al privato? «Brivido», ironizza Renzi. «Avranno la nostra lettera di referenze e di auguri... ».
Il premier dice di non sapere se la tagliola calerà anche sui dirigenti della Rai, ma intanto alle società per azioni partecipate dallo Stato il governo, come annunciato, darà indicazione di applicare quella somma ai loro presidenti: «In quattro prima prendevano quattro milioni di euro l'anno, ora potrebbero prendere un milione in quattro presidenti», sottolinea.
Infine, Renzi entra nel delicato campo del rapporto tra politica e magistratura, ma dice chiaro e tondo di non essere «convinto» delle critiche mosse dall'Anm al taglio agli stipendi delle toghe: «Rispetto il principio di separazione dei poteri, ma io non commento le sentenze e mi aspetto che i giudici non commentino il processo di formazioni delle leggi che li riguardano». Soprattutto, «non le indiscrezioni». Ciò detto, che «il taglio di settantamila euro sia un attentato all'indipendenza della magistratura» è un'accusa «da respingere al mittente».
Ma il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, rivendica il diritto di «criticare» le leggi. Ricorda le «prerogative di natura costituzionale» della magistratura. E lamenta di non aver avuto «alcun tipo di interlocuzione» con il governo sulle misure adottate che rischiano, sostiene sempre Sabelli, «di essere non eque, colpendo solo alcune categorie».