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03/06/2014 06:20:00

Cuffaro. Tolto il vitalizio, restano le polemiche. Milazzo (Pd): "Ma quale 'intelligenza'"

L’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, non prenderà più il vitalizio. Dopo le polemiche di questi giorni l’Assemblea Regionale Siciliana ha trovato l’escamotage per revocare la pensione da 6 mila euro lordi al mese all’ex governatore condannato a sette anni per mafia. Cuffaro si trova dal 2011 nel carcere di Rebibbia, e aveva suscitato scandalo la notizia che, nonostante la condanna, percepisse ancora il vitalizio. E questo per un cavillo della legge Monti, che sospendeva il vitalizio ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione, ma non quelli che avevano una condanna per reati più gravi. Come Cuffaro.Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone dopo le polemiche bipartisan si è fatto inviare il dispositivo della sentenza a Cuffaro della Corte d’Appello di Palermo per trovare il trucco per aggirare la legge Monti e giustificare la revoca della pensione per l’ex potente Udc già a partire dal prossimo mese. Un escamotage, appunto, perchè la legge è di natura penale e può essere modificata solo dal Parlamento nazionale. Ma all’interno del dispositivo della sentenza Cuffaro c’è l’illecito di “rivelazione di segreto d’ufficio” che consente, adesso, la sospensione della pensione.
Nei giorni scorsi all’Ars era stato votato un emendamento proposto dai grillini che prevedeva proprio la sospensione del vitalizio per i responsabili di reati mafiosi: ma la norma è stata bocciata con 33 voti contrari su 58. I grillini avevano pubblicato i nomi di chi aveva votato contro. Tra questi anche i tre parlamentari trapanesi, Mimmo Turano (Udc), Paolo Ruggirello (Articolo 4) e Antonella Milazzo (Pd). Proprio la Milazzo non ha preso bene le polemiche di questi giorni, che l’ha vista finire “nel tritacarne”.
Questa la sua nota del deputato regionale di Marsala.

"Non ci sto! Non ci sto a farmi accusare di "intelligenza" con chi vorrebbe tutelare chi è stato condannato con una sentenza definitiva. Non ho debiti di riconoscenza, tanto meno con chi sta scontando una sentenza definitiva per reati gravissimi.Non ci sto perché è quanto di più lontano possa esistere dalla mia vita di insegnante, di madre e di cittadina. Non ci sto ad essere bersaglio pubblico di un populismo becero ed ignorante che rende tutti uguali. Non ci sto ad essere esposta ad una gogna mediatica che, sui blog, ha raggiunto una violenza che mi fa riflettere sui pericoli di una rabbia fatta montare ad arte. Non ci sto, per i miei figli e per i miei alunni, innanzitutto, e per quanti mi conoscono come una "normalissima" persona per bene, dignitosa insegnante di diritto alle superiori, peraltro.
Verso di loro, sento allora il dovere di fornire un chiarimento, perdonatemi la presunzione, "didattico".
Dottrina e giurisprudenza concordano nel ritenere che il monopolio delle scelte di politica criminale e` attribuito al Parlamento in quanto tale organo esprime la volonta` dell’intero popolo sovrano. Pertanto, è evidente che le singole Assemblee regionali, non godendo di un ampio margine di rappresentatività , non possono essere titolari del potere di legiferare in materia penale.
Queste Istituzioni, essendo elette solo dai cittadini di una una determinata Regione, hanno un rapporto fiduciario solo con gli aventi diritto al voto di quella Regione.
Pertanto, laddove si dovesse riconoscere in capo al legislatore regionale una potesta` di porre in essere leggi penali, attesa la peculiarita` di quest’ultima di rivolgersi a tutti i cittadini, si avrebbe l’aberrante conseguenza che la suddetta disposizione incriminatrice sarebbe suscettibile di applicazione anche nei confronti dei cittadini delle altre regioni dello Stato, sebbene emanata da un organo privo di rappresentanza nei loro confronti.
Senza considerare che verrebbe anche lesa l’uniformita` del trattamento normativo penale su tutto il territorio nazionale.
Ovviamente, ciò vale per tutte le norme di materia penale, sia quelle che stabiliscono i reati, sia quelle che fissano le sanzioni.
Ecco perché la proposta del Movimento 5 Stelle era irricevibile, uno spot utile solo a coltivare l'odio. Non credo che il mio compito sia questo, ma quello di assumermi la responsabilità di scelte e decisioni non sempre facili e popolari, ma per le quali sono disposta ad affrontare le legittime critiche.
Ecco perché oggi condivido la scelta del Presidente dell'Assemblea Regionale di applicare al caso concreto la revoca del vitalizio nell'ambito delle fattispecie previste dalla legge nazionale, di cui chiedo ed auspico una immediata revisione che ne colmi le evidenti lacune.
Ai miei figli ed ai miei alunni dico: state tranquilli, sono sempre la stessa anche in questo nuovo e impegnativo ruolo e non ho debiti di riconoscenza da pagare a condannati per mafia!"