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20/06/2014 12:25:00

Orestiadi. Dal Belgio a Gibellina in scena “La geste”

Per il festival "Orestiadi, nel segno del contemporaneo", promosso dalla Fondazione Orestiadi con la direzione artistica di Claudio Collovà, questa sera, alle 21,30, al Baglio Di Stefano a Gibellina (Trapani), è in programma “La Geste” di & con Laura Trefiletti, Julien Pierrot, Valentin Pythoud. Drammaturgia e mise en scène di Véronique Dumont. Regia generale di Laurence Boute. Coreografia di Jorge Jauregui Allue, Isael Cruz, Pierregiorgio Milano. Realizzazione di Fanny Gautreau et Magali Castellane. Musica di Pino Basile. È una coproduzione Espace Catastrophe, Centre International de Création des Arts du Cirque (BE); La Flic, Scuola di Circo (IT); Centre culturel du Brabant-Wallon (BE). Ingresso 5 euro al botteghino.

 

Il gesto... o le gesta? Anche se il titolo rimanda alle epopee in versi del Medioevo, questa prima creazione della RuspaRocket preferisce il gesto alla parola per narrare l’odissea rocambolesca dei tre protagonisti. Caduti dal cielo, catapultati su un piccolo pezzetto di terra, due portatori e un’acrobata si gettano nella terra, in un gioco che sfida l’aria ed esplora il suolo. L’infinitamente grande raggiunge l’infinitamente piccolo: la terra è una nuova attrezzatura da circo, dove ciascuno cerca il suo posto, come un riassunto dell’equilibrio del cosmo evocato dalle testimonianze di astrofisici, una partitura sonora che conferma la vertigine. La coperta della terra come elemento scenografico nel precedente L’enfant qui ispira l’esplorazione di un materiale che impone la ricerca di una nuova tecnica per muoversi, per lavorare sugli appoggi e sull’ammortamento. “Per farsi un’idea, basta ricordarsi di quando avete corso per l’ultima volta nelle sabbie mobili…”. La compagnia è messa alla prova da una sfida erculea, quella di manipolare una tonnellata di torba mischiata a terra, in uno stato piuttosto mobile…

 

In suoni, in immagini, in piramidi eroiche, così come in uno shock inevitabile La Geste è un’epopea che fa vedere l’invisibile e sentire l’impercettibile. Come un ricordo dimenticato, un’esperienza nascosta, una riconciliazione con il tempo millenario che ci precede. Ci chiamano Terrestri, ma sogniamo tutti le stelle.

Uno pensava che l’altro avesse dei pantaloni comici. L’altro reputava i suoi dreadlocks bizzarri. Quando il belga Julien Pierrot e lo svizzero Valentine Pythoud si sono conosciuti all’Esac (Scuola superiore di Arti Circensi a Bruxelles) nel 2008 non lo avrebbero mai detto, e invece le loro prove di acrobazia e una solida amicizia unirono rapidamente i due studenti, le cui visioni dell’arte e della vita furono subito convergenti. Nel 2010 i due convincono l’acrobata italiana Laura Trefiletti a raggiungerli all’Esac. Il trio trova una sua stabilità e molto presto inizia l’avventura professionale, ancor prima del diploma alla Esac, con L’enfant qui, seguito nel 2012 da Games, che li porterà al Festival du Cirque de Demain (Paris, 2012) e nel 2013 da Alaska.


Il lungo tour di entrambi gli spettacoli stabilisce la forza di un linguaggio scenico che combina l’acrobatica, il linguaggio corporeo, la teatralità e un intenso senso dell’umorismo. Ci si sente l’ironia di un trio che non interpreta dei personaggi ma impone piuttosto la sua personalità.