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25/06/2014 06:15:00

Salemi. Primo consiglio comunale, la giunta Venuti al via. Cascio eletto presidente

Si è celebrato all’interno della sala del Centro Kim il primo consiglio comunale di Salemi. In un clima a tratti teatrale per via di qualche consigliere rivolto al pubblico piuttosto che al presidente, come il regolamento prevede, e con un uditorio quasi sempre “bipartisan” nel distribuire gli applausi. Tranne in due casi. Applausi venati da un sottile intento polemico, quando il consigliere “anziano”  (266 voti di preferenza ottenuti) Vito Scalisi  ha dovuto lasciare la presidenza al titolare neo eletto Lorenzo Cascio. O da stadio, allorché il  rappresentate di Forza Italia Nino Scimemi ha proposto, con buona pace dei 5Stelle, di devolvere in beneficenza l’intero ammontare degli emolumenti di cui godono i consiglieri comunali.  Peccato però che l’argomento non fosse all’ordine del giorno. Ma tant’è. Verrà senza dubbio reiterata alla prossima occasione, ma la primogenitura dell’iniziativa ha avuto ormai il suo suggello. L’argomento principale, come è ovvio, era l’elezione del presidente del Consiglio e del suo vice. Spesso le due cariche vengono distribuite l’una alla maggioranza e l’altra alla minoranza. Per il capogruppo del Pd Antonio Brunetta, non ci sono dubbi. I voti della coalizione vincente, che, come si ricorderà, è composta oltre che dai Democratici anche dall’Unione di centro e dal movimento “Art.4”, verranno riversati tutti sulla persona di Lorenzo Cascio, attuale segretario provinciale dell’UdC.  Gli accordi politici sono questi e vanno rispettati, si poteva leggeva tra le righe, e poco importa la presenza di molti giovani in Consiglio sia anagraficamente sia politicamente. Il cambiamento, per il momento può attendere. Almeno stando alle dichiarazioni di voto della penta stellata Daniela Saladino, che a suo dire, la nomina di Cascio rientrerebbe “nelle vecchie logiche di potere che non va incontro alle aspettative di cambiamento che la gente si attende”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Antonella  Tantaro di “Cambiamo Salemi”. Annunciando voto contrario, ha promesso di fare “opposizione pensando ai reali interessi del paese facendo assumere ai cittadini un ruolo da protagonista per porlo al centro della cosa pubblica e non emarginati, come lo sempre stati”.  Per  Giuseppe Loiacono del Pr (la lista che appoggiava Sgarbi) “opposizione, si, ma con lealtà, onestà  e attenzione ai veri problemi dei cittadini “.  Il risultato della votazione conferma il pronostico facilmente prevedibile. Con i dodici voti di cui dispone la maggioranza è stato eletto Lorenzo Cascio, presidente del Consiglio, a coronamento di una lunga militanza politica, durante la quale “tanta polvere ha dovuto ingoiare” come egli stesso poi dirà, trattenendo a stento la commozione, nel suo discorso d’insediamento.  Per l’opposizione cinque voti sono andati a Giuseppe Loiacono, due a Giusi Asaro di Fi, e qualcuno ha preferito la scheda bianca.  Un risultato che preludeva alla convergenza di tutti gli otto, di cui dispone la minoranza, sul nome di Loiacono, lanciando così un messaggio alla maggioranza di compattezza. Nulla di tutto ciò si verificherà.  L’auspicio di Brunetta di trovare un’intesa  su un nome comune per  il vice-presidente è stata giudicato pretestuoso. Non abbiamo avuto la contro prova. E’ stato (secondo noi, sbagliando) deciso di non andare a “vedere”. Nessuno saprà se si è trattato di un bluff. La cosa certa è che di fronte al diniego di offrire un nome unitario, annunciato, a nome di tutti, dalla Saladino, il capogruppo del Pd, prendendo la palla al balzo, in men che non si dica comunicava seduta stante che il loro voto sarebbe andato in favore di Leonardo Costa. Cosa che regolarmente è avvenuta. Con gli stessi voti presi da Cascio, è risultato eletto suo vice. Costa è uno dei nuovi del Consiglio. Essendo, la sua, una carica di scarso rilievo, ci saremmo attesi piuttosto una presidenza di qualche commissione. Ma la cosa che più ci è apparsa incomprensibile è stato l’atteggiamento assunto dalla minoranza. Avrebbero potuto cogliere l’occasione per mostrare un minimo di compattezza. Hanno preferito la scheda bianca, tre, e i restanti, in ordine sparso, il voto individuale. Come a volere confermare di essere più che pronti e di volta in volta, ad una opposizione “costruttiva”. Non dimentichiamoci che sono i ballo ancora le presidenze di alcune commissioni importanti. Qualcuna di questa ci sembra essere riservata a Roberto Benenati,  che verrà cooptato in Consiglio dopo le dimissioni dell’assessore Calogero Angelo, giunto alla sua quarta legislatura. Mentre quelle, rispettivamente dei Lavori Pubblici e Urbanistica e Attività produttive, si pensa che saranno appannaggio di due nuovissimi. Non li citiamo per non danneggiarli.

A operazioni di voto concluse, il neo sindaco Domenico Venuti,  con un discorso a braccio molto articolato, ha ribadito ancora una volta alcuni degli argomenti della sua campagna elettorale e che lo ha portato sul più alto scranno cittadino. Che sarà, cioè, il sindaco di tutti i cittadini e che i suoi rapporti con i consiglieri comunali saranno sempre improntati all’inclusione e non all’esclusione, all’ascolto e alla condivisione e non al diniego preconcetto. Di volere inoltre lasciare fuori dalla porta del comune le beghe interne dei partiti. Prioritario, ha assicurato, sarà sempre il ben comune della città e non del singolo. Non ce vogliano gli altri, ma la sua figura giganteggia rispetto agli altri. Sa come usare la parola e sa anche alimentare la speranza, Venuti. Cose che in politica contano molto. Contano anche i fatti, naturalmente. Tutto dipenderà dal modo con il quale saprà districarsi dallo sterile e intricato ginepraio che da tempo immemorabile alligna sul queste amene colline. Si vedrà quando dalle parole si passerà ai fatti. Come, ad esempio, quando si metterà mano alla manutenzione della città, che da straordinaria dovrà diventare ordinaria. O quando il cittadino sarà costretto a rivolgersi agli uffici comunali per il disbrigo di una qualsivoglia pratica burocratica.

 

Franco Lo Re