Entra nel vivo il processo ad Anna Patrizia Messina Denaro e ad altre quattro persone coinvolte nell’operazione antimafia ‘’Eden’’. Nell’ultima udienza, infatti, dopo una lunga camera di consiglio, il Tribunale di Marsala (presidente del collegio Gioacchino Natoli) ha ammesso tutte le richieste di prova di accusa e difesa (testimonianze e documenti) e disposto la trascrizione delle intercettazioni effettuate in fase d’indagine. Alla sbarra, oltre alla sorella del boss, il nipote Francesco Guttadauro, Antonino Lo Sciuto, Vincenzo Torino e Girolama La Cascia. L’associazione mafiosa viene contestata a Guttadauro, Lo Sciuto e Patrizia Messina Denaro. Alla sorella del boss è contestata anche una estorsione ai danni di Girolama La Cascia (imputata per false dichiarazioni al pm) e un’altra assieme al nipote Guttadauro ai danni di Rosetta e Vincenzo Campagna. Vincenzo Torino, infine, è accusato di intestazione fittizia di beni. Prossima udienza il 3 luglio, alle ore 13, quando saranno chiamati a testimoniare Rosetta e Vincenzo Campagna. A sostenere l’accusa sono i pm della Dda Paolo Guido e Carlo Marzella. Parti civili sono le associazioni antiracket di Marsala e Trapani, Confindustria Trapani, Libera e il centro studi ‘’Pio La Torre’’. Tra i legali di parte civile, gli avvocati Giuseppe Gandolfo, Giuseppe Novara e Domenico La Grassa.
ROBERTI. E’ ottimista il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che ha parlato questa mattina in un’audizione sul regime carcerario speciale di 41bis, alla commissione Diritti umani del Senato. “In 22 anni – ha spiegato riferendosi all’arco di tempo da cui si applica il 41bis – abbiamo fatto molto contro le mafie, assicurando alla giustizia tutti i capi, salvo uno, Matteo Messina Denaro, che sono certo verrà presto catturato”.
Il 41bis è stato ed è uno strumento efficace di contrasto alle mafie e non dobbiamo mai pensare che sia uno strumento per costringere i detenuti a collaborare con la giustizia .
Aver impedito, o ridotto notevolmente, la possibilità che un soggetto pericoloso, con una posizione di rilievo all’interno dell’organizzazione criminale, mantenesse collegamenti operativi con l’esterno – ha osservato – ha giovato notevolmente al contrasto alla mafia”.