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09/07/2014 07:22:00

Marsala, condannata falsa fisioterapista. Commercialista a giudizio per estorsione

Doppia ‘’mazzata’’ per una falsa fisioterapista. Nel novembre dello scorso anno, è stata condannata a due mesi di reclusione (pena sospesa) per esercizio abusivo della professione. Adesso, anche la condanna in sede civile: pagamento di un risarcimento danni 10 mila euro in favore di una sua anziana paziente (Filomena Ferrara). Protagonista della vicenda giudiziaria è Palma Pascariello, di origine pugliese ma da tempo residente a Marsala. La Pascariello, che a Capo Boeo avrebbe svolto l’attività di fisioterapista dal 2002 al 2007 senza essere abilitata, era finita sotto processo a seguito della denuncia presentata dalla Ferrara. All’ospedale San Biagio l’anziana era stata ricoverata per una frattura al femore. Qui, la sedicente fisioterapista si sarebbe offerta di effettuare, dopo le dimissioni dal nosocomio, la riabilitazione domiciliare. Ne sarebbe seguito un rapporto durato diversi anni durante il quale, secondo quanto rilevato dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza, l’imputata avrebbe anche rilasciato delle fatture non corrispondenti alle reali entrate. Per verificare ciò gli agenti delle Fiamme Gialle hanno incrociato i conti correnti di anziana e imputata constatando che c’erano scompensi tra le somme dichiarate e quelle presenti in banca. Secondo la pensionata, l’imputata, oltre alle cure, forniva anche unguenti e pomate pagate a ‘’caro prezzo’’. Tanto che il conto corrente bancario dell’anziana fu prosciugato.

Commercialista processato per estorsione in danno dei dipendenti
 Con la deposizione del maresciallo Antonio Lubrano, capo della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, è entrato nel vivo il processo che per estorsione aggravata e continuata vede imputato uno dei più noti commercialisti marsalesi, il 55enne Giuseppe Renato Isaia. Secondo l’accusa, il commercialista avrebbe ‘’taglieggiato’’ le dipendenti della società (‘’Servizi scolastici e sociali’’) di cui, secondo gli investigatori, era ‘’amministratore di fatto’’, versando loro somme inferiori rispetto a quanto previsto, come stipendio, nel contratto di lavoro stipulato. Un classico caso di ‘’cresta’’ sui compensi erogati ai dipendenti che già in passato, in città, ha visto alcuni imprenditori indagati e condannati. Situazioni maturate nel contesto di un mercato del lavoro in cui domanda e offerta quasi mai sono su un piano di parità. Pur di lavorare, infatti, molte persone chinano il capo e accettano condizioni vessatorie. Il consulente, il cui studio è in via Isolato Egadi, avrebbe attuato il ‘’taglieggiamento’’ prospettando alle dipendenti la possibilità (nell’atto d’accusa si parla di ‘’larvata minaccia’’) della perdita del posto di lavoro, giustificata con il contesto di grave crisi economica e occupazionale. A fronte delle ore di lavoro svolto risultante in busta paga, le lavoratrici era costrette a firmare quietanze relative ai salari, agli straordinari, al trf, alla 13° e alla 14° mensilità per importi superiori a quelli realmente incassati. I fatti contestati sono relativi al periodo compreso tra il 2005 e il 2007, quando la ‘’Servizi scolastici e sociali’’ gestiva il servizio scuolabus appaltato dal Comune. Sui bus le donne avevano il compito di vigilare sui bambini, aiutandoli a salire e a scendere. E tutto questo il maresciallo Lubrano ha spiegato al giudice. ‘’Solo due lavoratrici – si difese Isaia quando si seppe dell’indagine - dicono di avere ricevuto un trattamento economico non conforme alla legge’’. Lo stesso commercialista, da rappresentante di un'altra società (Ipa Service), aveva denunciato, in una lettera, che nel dicembre 2008 la sua ditta era stata esclusa dalla nuova gara a vantaggio di un altro gruppo di imprese che, però, non avrebbe rispettato uno dei requisiti del capitolato d'appalto: disporre di bus immatricolati dopo il 2000.