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15/07/2014 06:08:00

Nel Piano Giovani un bando per i beni confiscati. Ma il server è già in tilt

 Start up imprenditoriali e cooperative sociali sui beni confiscati alla mafia. L’assessorato regionale alla Formazione è quasi pronto per pubblicare il bando finalizzato agli under 35 in cerca di occupazione, che intendono avviare un’impresa e gestire beni mobili e immobili tolti a Cosa Nostra. Sul piatto ci sono 2 milioni di euro del Piano giovani, il programma regionale da cento milioni di euro, finanziato con fondi europei, per favorire l’occupazione dei giovani dai 18 ai 35 anni d’età.
Ecco alcuni particolari dell’avviso, che la Regione conta di pubblicare massimo entro un mese. In palio, per i beneficiari ci sono contributi a fondo perduto, con bonus di 60 mila euro a giovani o associazioni che intendono gestire i locali confiscati alla criminalità organizzata. Una misura con cui la Regione, facendo leva sulla legge antimafia del riutilizzo sociale dei beni confiscati (109/1996), mira ad aprire 33 cooperative sociali e ad accelerare l’affidamento dei locali, che spesso rimane al palo, incagliato tra lungaggini burocratiche e assegnazioni sospette, presto revocate. Tra le istanze dei candidati priorità verrà data, spiega la segreteria tecnica dell’assessore, alla creazione di cooperative i cui soci sono soggetti svantaggiati (ex detenuti, disabili e portatori di handicap).
L’esempio è quello delle cooperative nate nel Corleonese sui terreni confiscati a Totò Riina. «Siamo la prima regione d’Italia a finanziare lo start up per la costituzione di nuove cooperative sociali per i beni, anche quelli aziendali, confiscati alle mafie – spiega l’assessore alla Formazione Nelli Scilabra -. Una novità importante è rappresentata dal progetto che a gestire le coop potranno essere gli ex dipendenti delle aziende confiscate, rimasti senza occupazione, dopo che i beni sono stati restituiti alla collettività».
Sono tre le categorie che potranno concorrere alla selezione: i giovani, in forma associata, residenti in Sicilia da almeno un anno che vogliono creare una cooperativa sociale. Poi le cooperative già esistenti da non più di 18 mesi e, infine, associazioni onlus che vogliono trasformarsi in cooperative sociali. La cooperativa dovrà essere costituita da almeno tre giovani, che non dovranno superare i 35 anni d’età. Gli altri soci possono anche essere più grandi.
Una bella occasione di sviluppo per quei disoccupati che vogliono specializzarsi e investire nei settori agroalimentare, turistico, edilizio, delle energie rinnovabili o nell’ambito sociale. Non appena pubblicato, scatterà l’ora X per partecipare alla selezione. Sarà una procedura «a sportello». I candidati dovranno mandare il progetto a Sviluppo Italia Sicilia, società partecipata regionale, che valuterà le istanze da un punto di vista tecnico-economico. Spetterà poi all’assessorato finanziare i progetti, che rispondono alle caratteristiche del bando. L’amministrazione conta di stilare entro la fine dell’anno la graduatoria dei primi progetti.
Una volta finanziati, i beneficiari non saranno abbandonati ma, per portare avanti le cooperative, verranno affiancati da quattro partner con cui la Regione firmerà la prossima settimana un protocollo d’intesa. Si tratta di Libera di Don Ciotti, Alleanza delle cooperative italiane, Anci e Avviso pubblico. Un accordo che permetterà a Libera di organizzare in tutta la Sicilia la cosiddetta «animazione del territorio», incontri e seminari finalizzati a spiegare cosa è necessario per dar vita a una cooperativa.
La Regione avvierà poi un collegamento con i Comuni, gli attori principali che avranno il compito di affidare alle associazioni i beni confiscati. «Il nostro scopo è creare occasioni di lavoro e di sviluppo, attraverso la restituzione alle comunità locali dei beni che la mafia aveva sottratto loro con il sangue e la forza dell’intimidazione», continua Scilabra.
Da un punto di vista sociale, l’assessorato mira all’integrazione di persone economicamente deboli, permettendo loro di lavorare. «Con questo bando ci sono le premesse per rilanciare un’imprenditoria sana e pulita – sottolinea l’assessore – che possa produrre iniziative concrete e durature di recupero del territorio alla legalità, prevenendo e recuperando condizioni di disagio ed emarginazione, nel rispetto di uno sviluppo sostenibile». Da un punto di vista produttivo «si intendono creare sistemi integrati che possano costituire un volano di sviluppo in grado di avere una forte ricaduta occupazionale, per innescare un circolo economico virtuoso che possa contaminare positivamente anche altre realtà economiche che operano sul territorio».

SERVER IN TILT.  Preso d'assalto il portale del "Piano Giovani Sicilia" non appena si è aperta, ieri mattina, la possibilità delle candidature. A denunciarlo il deputato regionale Nello Dipasquale che ha avvisato gli uffici competenti. «I server, probabilmente, non hanno retto un flusso sicuramente ingente e in alcuni casi non è stato possibile accedere alla home - spiega -. Altri disagi si sono verificati quando i giovani utenti si sono iscritti per poter conoscere le varie offerte inserite dalle aziende. Dopo aver inserito le proprie credenziali - dice ancora il parlamentare - hanno dovuto attendere parecchio tempo prima di ricevere via email la conferma di avvenuta iscrizione. Infine, probabilmente c'è da segnalare un bug. Le aziende ospitanti hanno la possibilità di visionare le proposte di candidatura da parte dei giovani, ma non hanno accesso ai loro nomi e cognomi. Per andare avanti, il sistema chiede ai rappresentanti delle aziende di dichiarare di non avere nessun legame di parentela o di lavoro con i possibili candidati, ma se non è possibile conoscere le loro identità, non è nemmeno possibile stabilire se tale legame vi sia o meno».
Alla denuncia di Dipasquale si è unita anche la Cgil: «I giovani non dovranno pagare la disorganizzazione dei Centri per l'impiego - hanno detto Ferruccio Donato, della segreteria regionale Cgil, e Andrea Gattuso, del dipartimento politiche giovanili del sindacato -. L'opportunità di partecipare ai tirocini del Piano giovani dovrà adesso essere data, tra chi si è iscritto al portale, anche a chi non ha la Did, la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, e il Patto di servizio».
«I centri per l'impiego - affermano - sono andati in tilt in questi giorni per l'enorme afflusso di giovani, come era del resto prevedibile. Un caos - sottolineano - annunciato sul quale abbiamo lanciato ripetuti allarmi rimasti inascoltati. Inoltre, se in molti hanno scoperto solo oggi che Did e Patto di servizio dovevano essere stipulati prima della data di iscrizione pena l'esclusione - aggiungono - significa che non c'è stata né chiarezza né sufficiente informazione».
«Non capiamo - ha detto Andrea Gattuso - perché Did e Patto di servizio debbano essere stipulati prima dell'iscrizione al portale, visto che comunque sono requisiti meramente burocratici e visto che pochissimi Centri oggi sono in grado di stipulare il Patto di servizio, che richiede un colloquio individuale che può durare anche un'ora».
Per la Cgil serve una circolare della Regione che faccia chiarezza: «Siamo costretti ancora oggi - aggiunge Donato - a denunciare la totale assenza di coordinamento tra amministrazione regionale e Centri per l'impiego».