Assolti, anche in appello, dall’imputazione di omessa denuncia delle violenze attribuite ai loro commilitoni. Ad essere scagionati dall’accusa di aver ignorato, nel 2011, le presunte violenze sono stati sei dei tredici militari coinvolti nell’indagine sui carabinieri ‘’maneschi’’ di Pantelleria. I sei cc, che avevano optato per il rito abbreviato, il 29 novembre 2012 erano già stati assolti dal gup di Marsala Vito Marcello Saladino. Seppur con il secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale (‘’mancanza, insufficienza o contraddittorietà della prova’’). Avverso la sentenza fece appello la Procura di Marsala, che per i sei imputati aveva chiesto la condanna a quattro anni di reclusione. Adesso, la terza sezione della Corte d’appello di Palermo (presidente Lo Forti) ha confermato le assoluzioni di Cristian Petraglia, Salvatore Carbone, Giovanni Capuano, Giuseppe De Gennaro, Giuseppe De Rosa e Antonio Belzaino. A difendere gli imputati sono stati gli avvocati Stefano Pellegrino e Gianpaolo Agate. L’indagine, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della procura, fu avviata a seguito della denuncia di un marsalese, Vito Sammartano, 42 anni, cuoco, che d’estate si trasferisce a Pantelleria per motivi di lavoro. ‘’Sono stato fermato ad un posto di blocco e condotto in caserma verso le 4 del mattino – ha raccontato Sammartano - e dopo l’alcoltest, a cui, seppur di poco, sono risultato positivo, sono stato massacrato di botte’’. Poi, la Procura individuò altre ‘’parti lese’’. E’ ancora in corso, intanto, davanti il Tribunale di Marsala, il processo agli altri sette carabinieri coinvolti nella vicenda. Imputati sono il maresciallo Claudio Milito, accusato di aver avuto ‘’mano pesante’’ assieme a Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis e Stefano Ferrante. Di omessa denuncia, invece, devono rispondere il capitano Dario Solito, ex comandante della Compagnia di Marsala, e il maresciallo Giuseppe Liccardi, che all’epoca dei fatti era comandante della stazione dell’isola.