A tre mesi esatti dalla condanna a un anno e quattro mesi di carcere per ricettazione di due assegni rubati, il 34enne rappresentante di commercio Antonio Ignazio Correra è stato condannato (a 8 mesi) anche per calunnia. A emettere la sentenza è stato il giudice monocratico Roberto Riggio, al quale il pm aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato. I fatti risalgono a fine aprile 2008. Il 29 aprile, Correra, dopo avere consegnato due assegni (per un totale di 30 mila euro) ad Antonino Salvatore Sieri, si reca dai carabinieri e denuncia lui e Massimo Bellitteri per usura ed estorsione. I due verranno, poi, arrestati. Il processo è ancora in corso. Appena un giorno dopo la denuncia presentata ai carabinieri, Correra si reca in commissariato e alla polizia denuncia lo smarrimento dei due assegni dati a Sieri. Per questo motivo scatta l’accusa di calunnia. Sieri, assistito dall’avvocato Paladino, si è costituito parte civile. E proprio a quest’ultima il giudice Riggio ha riconosciuto un risarcimento danni di 1500 euro. Appare, quindi, sempre più controversa la figura del 34enne agente di commercio e imprenditore del settore fertilizzanti, che da un canto manda sotto processo due persone (Massimo Bellitteri, difeso dagli avvocati Salvatore Fratelli e Antonella Barraco, e Antonino Salvatore Sieri, difeso da Paladino) accusandole di avergli prestato denaro a tasso di usura e dall’altro si trova egli stesso imputato in vari processi. Ancora in corso quello per una serie di presunte truffe di notevoli proporzioni ai danni di imprese che producono concimi e imprenditori. Intanto, un’altra indagine per calunnia, collegata a quella che ha portato all’ultima condanna, è scattata a seguito di quanto dichiarato da Correra ai carabinieri nell’ambito dell’indagine che poi vide finire Bellitteri e Sieri sul banco degli imputati. Correra dichiarò, allora, di avere denunciato lo smarrimento dei due assegni consegnati a chi gli aveva prestato il denaro su ‘’consiglio’’ del suo legale dell’epoca (G.G.), che davanti al giudice Riggio ha ovviamente negato. ‘’Fuori dai vostri uffici – fece mettere a verbale il Correra dai carabinieri – concordavo con il mio legale di denunciare in ogni caso lo smarrimento degli assegni, al solo scopo di evitare che venissero incassati’’. Il legale non denunciò il cliente, ma rinunciò al mandato. Il procedimento, di cui non si sa a che punto è l’iter, sarebbe, poi, scattato d’ufficio. Successivamente, Correra ha deciso di farsi difendere dall’avvocato castelvetranese Franco Messina.