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27/07/2014 03:45:00

Sicilia sporca e rumorosa, bocciata dall'Ispra

 Confermato, anche per il 2013, il trend in calo degli ultimi anni per i rifiuti urbani, essenzialmente dovuto alla crisi economica. Secondo il rapporto sullo stato di salute dell'ambiente italiano di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel 2013 l’Italia ha prodotto quasi 400 mila tonnellate in meno rispetto al 2012 (-1,3%), - 2,9 milioni di tonnellate rispetto al 2010 (-8,9%), un valore inferiore anche a quello del 2002. Risultato sorprendente per la Campania che si posiziona al secondo posto tra le Regioni che fanno la differenza al Sud, differenziando quasi la metà dei rifiuti prodotti ( 44%), il secondo posto dopo la Sardegna (51%). Inferiori al 15% risultano i tassi di raccolta della regione Calabria (14,7%) e Sicilia (13,4%). Ma non è soltanto nella raccolta differenziata che la Sicilia risulta tra le peggiori d’Italia. Infatti, il ritratto dell’Isola riportato dall’Ispra ci mostra un territorio sporco, rumoroso e consumato anno dopo anno dalla cementificazione. La Sicilia è maglia nera in quasi tutti gli ambiti analizzati dall'ente governativo. Si parte dalla raccolta dei rifiuti, dove il quadro impiantistico legato alla differenziata è definito dall'Ispra "carente e del tutto inadeguato". In Sicilia, infatti, il 93 per cento dei rifiuti urbani viene smaltito in discarica, una cifra monstre sia rispetto alle regioni virtuose del Nord Italia, come la Lombardia dove solo il 6 per cento dei rifiuti non viene differenziato, sia nel confronto con il resto del Sud, dove l'Isola riesce a fare peggio persino della Calabria e della Campania. Nella classificazione dell'Ispra, quindi, la Sicilia si posiziona all'ultimo posto per lo smaltimento dei rifiuti. Non va meglio sul fronte del consumo del suolo legato alla costruzione di nuovi immobili. In Italia l'edificazione di terreni viaggia alla velocità di otto metri quadrati al secondo, con 22 mila chilometri quadrati di suolo perso negli ultimi 50 anni. In Sicilia nell'ultimo anno è stato consumato circa il 10 per cento del territorio, tra le regioni, insieme a Lombardia, Veneto, Campania e Lazio, dove si è costruito di più nel periodo analizzato dall'Ispra. Critica la situazione anche per quanto riguarda l'inquinamento acustico. Nell'Isola, spiega l'Istituto per la protezione dell'ambiente, si registrano alti livelli di superamento dei limiti normativi e manca quasi del tutto un piano di classificazione acustica che permetterebbe di monitorare e contrastare questo tipo di inquinamento. La classificazione deve essere approvata dai Comuni, ma in Italia solo il 51 per cento ne è provvisto. E in Sicilia le cifre sono imbarazzanti: solo l'1 per cento delle amministrazioni comunali monitora l'inquinamento acustico, contro il 97 per cento della Toscana e delle Marche e l'84 per cento della Liguria. E le cose non migliorano se si guarda allo stato di salute del nostro mare: l'Isola presenta il livello più alto d'Italia di concentrazione di alghe tossiche, prima tra tutte l'Ostreopsis ovata, l'organismo di origine tropicale che dal 2007 ha invaso le acque italiane. In Sicilia su 35 siti analizzati dagli studiosi dell'Ispra, 31 sono risultati contaminati dall'alga tossica. Dati allarmanti che arrivano a pochi giorni da quelli diffusi da Legambiente, che avevano rilevato livelli altissimi di inquinamento lungo il 60 per cento della costa siciliana. Unico elemento meritorio che l'Ispra riscontra nella nostra regione riguarda l'estensione dei terreni adibiti a coltivazioni biologiche. La Sicilia è prima a livello nazionale per numero di produttori, seguita da Calabria, Puglia ed Emilia Romagna.

[Informazioni tratte dall’Articolo di Geraldine Pedrotti - Repubblica/Palermo.it]