Nella bella e significativa lettera di augurio rivolta da papa Francesco al Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, il riferimento alla preghiera al Signore attraverso l’intercessione di Maria è apparsa come una nota stonata. Una «stonatura» subito ripresa e amplificata (a mio parere ben oltre misura, senza mostrare di aver colto la portata del messaggio ricevuto e senza aver in mente le parole di Gesù sul far notare il bruscolino che è nell’occhio dell’altro) dai twitter sulla rete.
Il perché si tratti di una nota stonata è presto detto: per un protestante non esiste altra via a Dio se non Gesù Cristo. Una via unica, nella preghiera e per la salvezza, senza intermediari, senza santi né madonne.
Solus Christus è infatti una delle parole d’ordine della Riforma, pensata anche per opporsi con decisione al culto dei santi e alla pietà a esso connessa – una pietà che spesso rischia di oscurare le parole dell’evangelo e la stessa figura di Gesù. Né Maria, né i santi, che possono essere persone esemplari, ma a cui non è dovuta nessuna devozione, e assolutamente nessun ruolo di mediazione: tutto quello che diciamo e facciamo e crediamo è unicamente nel nome di Gesù.
Detto questo, è però doveroso ricordare che le parole santità e santificazione fanno parte del vocabolario di fede della Riforma che ne ha dato un significato più aderente all’insegnamento biblico. Per un protestante, infatti, la santità non riguarda tanto la grandezza spirituale di un credente, ma è piuttosto una vocazione rivolta a ogni cristiano. Santi sono infatti tutti coloro che appartengono a Dio e che nella loro vita sono chiamati a compiere la sua volontà: ognuno nella condizione in cui si trova, nella quotidianità della vita, nella pratica del lavoro, nell’essere presente nella societá.
Luca Baratto in “Riforma” del 29 agosto 2014