E siamo bis e daccapo. Non sono servite a nulla le riunioni degli ultimi giorni: il Pd e Rosario Crocetta rimangono distanti. Il presidente non vuole sentire parlare di rimpasto, mentre dall'altro lato il segretario regionale Fausto Raciti è pronto a dare una lista di assessori. Insomma, il solito casino. Nel mezzo, Baldo Gucciardi cerca di fare da pompiere. Il Pd ha riunito i suoi vertici senza invitare Crocetta. Lupo - l'ex sefretario regionale - sostiene l'opportunità della presenza politica del Pd nel governo regionale e una revisione delle cariche nelle commissioni legislative. Insomma, bisogna rimettere tutto in gioco. Antonello Cracolici se la prende con i renziani: «I renziani vogliono l'azzeramento del governo Crocetta? Bene, sono in Giunta, se lo hanno chiesto si dimettano, altrimenti è tutta una finzione. Questo governo è inadeguato; serve un nuovo esecutivo; tutti i tatticismi lasciano il tempo che trovano».
Raciti dichiara: «Abbiamo deciso di dare seguito al mandato della scorsa direzione regionale proponendo nelle prossime ore al vicesegretario, Guerini, e al presidente della Regione la squadra del Pd. Si tratta di un impegno unitario che coinvolge tutto il Pd a livello politico e istituzionale, così come unitarie saranno le rappresentanze a tutti i livelli di nostra competenza. C'è un partito determinato a segnare una fase nuova. Vogliamo, inoltre, discutere le nostre proposte e le nostre preoccupazioni anche con le altre forze della coalizione, raccogliendo le richieste degli alleati di questi giorni. È mia intenzione convocare a breve un tavolo di coalizione».
Ma il governatore Crocetta, da palazzo d'Orléans, manda a dire loro che stanno discutendo inutilmente. Questo, in buona sintesi il concetto uscito dal suo pensatoio, e non da ora: «Sono il presidente della Regione e si fa quello che dico io nella mia responsabilità. Ho grande rispetto per il dibattito dei partiti, a partire dal mio, sulla composizione del governo, ma tale dibattito non può essere infinito e, soprattutto, non può ignorare il grande percorso di cambiamento avviato in Sicilia. Il tentativo dei partiti di creare un'accelerazione al governo, rischia di bloccare l'azione riformatrice. Qualsiasi ragionamento sulla composizione del governo non può prescindere da alcuni punti fondamentali» e svolge una relazione di consuntivo dell'attività di governo.Emerge a tratti un tentativo di ritorno indietro su molti aspetti e, persino, che il rimpasto di governo sia un tentativo di "rimpastare" il presidente, che non è "impastabile". Quello che ho fatto e continuo a fare da presidente è quello che ho concordato con i partiti e con i cittadini che mi hanno sostenuto. Dalle elezioni non è venuta fuori una maggioranza parlamentare, è compito dei partiti trovarla. Il governo non inciucia. Noto nei partiti alleati una fibrillazione che non si giustifica rispetto all'ultimo rimpasto. Da quella data sono avvenuti solo fatti positivi. Se gli assessori fossero stati "politici", avrebbero forse avuto il potere taumaturgico di evitare il Click Day? Qualcuno non ci sta a questo cambiamento? Sono pronto alla battaglia. Sono uno dei pochi dirigenti nazionali del mio partito in Sicilia; non vengo neppure formalmente invitato a una riunione alla quale per statuto posso partecipare di diritto. Ho un caratteraccio da questo punto di vista. Vorrei uscire dall'esperienza di presidente, quando il popolo lo deciderà. Il governo vuol essere libero di valutare i dirigenti in assoluta autonomia e anche la politica deve fare lo stesso. Tale autonomia una parte della politica non l'ha dimostrata. Non mi sono candidato per le piccole mediazioni, mi fanno schifo. I partiti che sostengono il governo hanno il diritto di proporre gli assessori; il presidente ha il diritto di sceglierli. Questo diritto non può essere trimestrale, i processi di governo necessitano di tempi medi e lunghi».