Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
04/09/2014 06:15:00

Incendi, proteste, aggressioni. L'altra estate di Favignana e delle isole Egadi

Ci sono due estati alle Egadi. C'è innanzitutto quella trascorsa serenamente dai tanti villeggianti, dalle migliaia di turisti che si godono la bellezza della nostra terra e del mare, delle risorse naturali che sino ad ora sono state preservate dalla speculazione selvaggia, dalla cementificazione dilagante.
Ma c’è anche un’altra estate, un lato oscuro della luna, come recita una bellissima canzone dei Pink Floyd, un’estate fatta da una comunità che stringe i denti per il lavoro, quello che manca nei lunghi mesi invernali, con ritmi pressanti quasi estenuanti. L’estate fatta dagli abitanti delle Egadi è molto differente dalla bella stagione piena di sole e di mare. Ma è importante lavorare, soprattutto di questi tempi, dove paradossalmente il lavoro dalle altre parti inizia a scarseggiare.
Quest’anno si aggiunge anche un’altra faccia a quella luna, una faccia ancora molto sconosciuta da queste parti, o forse solo sottaciuta. Infatti alle Egadi chi investe fa i veri affari, fa il business, d’estate ci sono i vip e la gente che conta, ma anche la grande paura di perdere tutto, magari con un attentato incendiario, come quelli che sono accaduti in questi giorni di  fine estate a Favignana, dove per tre giorni consecutivi le notti sono state illuminate dall’ incendio di un motorino, poi una macchina e ora un casotto di un marina. La tensione tra la comunità è alta. Mi spiace molto per l’imprenditore che ha subito il danneggiamento del proprio investimento, con quel casotto bruciato ci perdiamo tutti in questi casi, perché l’ha vinta solo la criminalità e la prepotenza.
Martedì scorso, inoltre, ci sono stati i noleggiatori e i locatori di imbarcazioni -  per capirci,  quelli che fanno fare il giro dell’isola ai turisti:
 quasi 25 ditte, 25 famiglie, una fetta importante dell’imprenditoria e comunità egadina - che hano manifestato incatenandosi simbolicamente,  bloccando per qualche ora il passeggio nella centrale e commerciale via vittorio emanuele a Favignana. Manifestavano perché la loro categoria è messa a rischio dalla prospettiva sempre più seria di una privatizzazione scellerata dell’intero porto e delle coste delle Egadi. 

Personalmente sono favorevole alla realizzazione personale di singoli imprenditori che intraprendono investimenti e iniziative, ma ci deve essere un equilibrio tra interessi privati e interessi della comunità. Non si può privatizzare un’ intera fetta di isola solo perché la Regione Sicilia, quella che sino a ieri si votava l’aumento degli stipendi della classe politica, oggi fa finta di cercare nuove entrate rilasciando nuove concessioni demaniali. Andiamo a vedere quale è il vero introito di queste concessioni, sono importi ridicoli rispetto al guadagno commerciale prodotto e al danno sociale e ambientale che queste attività comportano al territorio. Qual è il prezzo di tutto questo?
C’è un’estate di scontri sociali tra i differenti abusivi nella bellissima Cala rRssa, dove gli interessi economici per accaparrarsi spazi per la vendita di bibite o la locazione di materassini, e di contro la pressione "antropica" di una massa di visitatori sempre più grande rischia di distruggere quello che la natura e l’uomo ha scolpito in quel luogo negli anni.
C’è una comunità in tensione perché vede le proprie imbarcazioni messe a rischio dalle mareggiate, come accaduto a Marettimo, mentre la solita classe politica fa appelli di solidarietà e promette soldi a pioggia per stati di calamità naturale e porti più sicuri.
C’è una parte di isola che si indigna per le minacce e percosse subite da un giornalista e sua moglie, solo perché hanno svolto il loro dovere di cittadini responsabili e impegnati. Mi riferisco alle percosse e minacce subite dal giornalista Tommaso Botto e sua moglie, a causa di un articolo che parlava di una truffa alimentare perpetrata a Favignana a danno del consumatore e dell’immagine dell’isola.
C’è un agosto trascorso al porto, sotto il sole e sotto la pioggia e il vento in inverno, dove i residenti, i bambini e gli alunni, i malati o i dializzati sono equiparati ai turisti, dovendosi fare ore di attesa per un posto nel primo mezzo utile. Ma mi chiedo, perché è così difficile far rispettare il contratto che le compagnie di navigazione firmano con la Regione, che elargisce una pioggia di milioni di euro, solo perché ci siamo noi egadini con i nostri diritti di mobilità?
Io personalmente non ho la risposta in tasca, ma bisogna essere umili guardando e ascoltando il popolo, i cittadini, gli ultimi, quelli che non parlano, quelli che per vergogna non stanno dietro la porta del sindaco reclamando oboli.
Penso che abbiamo il dovere tutti quanti insieme di rivolgerci qualche quesito su dove sta andando la nostra comunità e le nostre isole. Qual è il solco da seguire, quali le strategie per gestire i flussi turistici e quali azioni sociali intraprendere per attenuare questo disagio dilagante. La prospettiva è quella che le nostre scuole chiuderanno e buona parte della nostra comunità si trasferirà a terraferma, consegnando definitivamente il territorio a speculatori e speculazioni ancor più scellerate.
Queste sono le altre facce di questa splendida luna, quelle che non si vuol far vedere, quelle che è meglio tenere ben nascoste per non doversi vergognare.

Michele Rallo, Favignana