Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
21/10/2014 07:19:00

Salemi. Protesta incatenandosi perché ritiene di essere vittima di giustizia e sanità

 Ancora una volta fa parlare di sé l’esuberante cinquantottenne Ninfa Benenati.

Questa volta la protesta ha preferito manifestarla davanti alla propria abitazione, nella via Marsala. Si è incatenata stando seduta su una sedia e circondata da manifesti dove vengono spiegati i motivi che l’hanno spinta al gesto estremo.

“SONO DISPERATA !!! “ comincia con questo grido accorato il racconto della Benenati stampato sul manifesto per poi, sempre a caratteri cubitali, spiegare come e perché il Tribunale di Marsala prima, e la corte di Appello di Palermo, dopo, abbiano condannato un imprenditore, il cui nome non riportiamo per ovvi motivi, pur essendo ormai a tutti noto, al pagamento di oltre 40mila euro, per una controversia relativa ad un appartamento che il soccombente costruttore avrebbe dovuto cedere, interamente rifinito, in permuta di un terreno concesso per l’edificazione del condominio, dove ella stessa oggi abita.

Ma, a quanto pare, i patti non sono stati rispettati del tutto. Stando alla concitata narrazione che la donna incatenata ci ha fatto, per portare a termine i lavori dell’appartamento ha dovuto contrarre un oneroso mutuo che si estinguerà nel lontano 2021. Una situazione economica insostenibile, che l’incasso della somma stabilita dai due gradi di giudizio potrebbe alleviare e rendere meno angosciosa la sua esistenza.

Ma come si sa, piove sempre sul bagnato. Il marito della signora è portatore di una grave disabilità e necessita di incessanti terapie costosissime. “Questo signore” – urla la Benenati-“ che non risulta possessore di beni, nemmeno della casa dove abita intestata alla moglie, vorrebbe vedermi chiedere la carità o prostituirmi! La legge non può tutelare chi non rispetta i patti. Tutto ciò è ingiusto”.

Come dicevamo all’inizio, già altre volte le cronache si sono occupate di Ninfa Benenati.

Già alcuni anni fa si era nuovamente incatenata. Quella volta, erra il 2006, lo fece standosene all’interno della propria automobile. Motivo allora fu la revoca dell’autorizzazione a parcheggiare nell’area riservata ai disabili, ottenuta per il marito portatore di handicap.

In quell’occasione la donna rimase legata all'auto per oltre 36 ore minacciando di continuare la protesta a oltranza. L'amministrazione comunale dell’epoca tentò di risolvere la questione, dopo l’intervento del prefetto dell’epoca Finazzo, dando la disponibilità a realizzare un parcheggio riservato ma a venti metri di distanza dall’abitazione.

Proposta, però, rifiutata dal battagliero personaggio.

Nel periodo della sindacatura di Vittorio Sgarbi, il suo nome comparve persino sulle pagine del quotidiano britannico The Telegraph e di altri nord americani.

Erano i tempi della bolla mediatica del cosiddetto progetto “Case ad un Euro.

Erano i tempi del delirio. Erano i mesi in cui cronisti del nulla avevano l’impudenza di scrivere amenità del tipo: “Dopo Moratti, quattro ministri, cantanti e personaggi dello spettacolo acquistano case a Salemi”, oppure “Moratti come Garibaldi, Sgarbi come Fitzcarraldo”. E ancora “Brunetta, Rotondi, Zaia, la Gelmini, Cesare Damiano, Diego Della Palma, Rita Dalla Chiesa, Peter Gabriel, Afef, Forattini, la giornalista Anna Wintour, Anna Falchi e (forse, conflitti di cuore permettendo) Stefano Ricucci.” Insomma. Tutti affascinati dal sindaco di Salemi, e dal suo fragoroso progetto. Compresa Ninfa Benenati, riferivano i giornali compiacenti. La descrivevano come cittadina combattiva, in attesa del rimborso per i danni subiti dal sisma, e appiccicandole la frase ad effetto: “Può far rivivere questo paese morto”, che tradotto in inglese fece il giro sulla stampa anglo-americana: "It will revive this dead town”. Sottinteso, il progetto voluto da Sgarbi. L’ apoteosi del virtuale, insomma!

Ma a morire sarebbe stato, di lì a poco, il rapporto umano tra Ninfa Benenati e Vittorio Sgarbi. Sugellato dall’epico lo scontro pubblico avvenuto tra le mura della Sala delle adunanze del Castello federiciano. Un colorito siparietto con un scambio di irriferibili ma intuibili epiteti, con grande divertimento della platea.

Ora, la protesta per il riconoscimento di due diritti. Quello giuridico stabilito da due sentenze e quello sanitario per il marito gravemente invalido.

Ne abbiamo riferito perché ci è sembrata essere l’immagine emblematica della società attuale.

Franco Ciro Lo Re