Sembrava di stare allo stadio durante l'ultima seduta del consiglio comunale di Trapani. Come nelle gradinate del Provinciale, tante attenzioni venivano riverse al Tribunale di Trapani. Proprio in quei momenti infatti il legale del sindaco Vito Damiano stava utilizzando le ultime parole per respingere al mittente le accuse di peculato riferite all'uso improprio dell'auto di servizio.
In aula a Palazzo Cavarretta si è discusso finalmente del gettone di presenza, ma l'esito non ha corrisposto mimamente le aspettative. Le attese erano molto alte. In molti speravano che attraverso questa delibera si potessero veramente contrarre le spese del comune. Le manovre erano percorribili, ma il consiglio ha scelto altre strade. Già nella «proposta di deliberazione» spiccava un dato in grado di orientare buona parte delle decisioni. Il consiglio, infatti, stabiliva preventivamente che intendeva porre come punto di riferimento lo stipendio massimo percepibile dal sindaco, che ammonta a 5.930 euro. Tuttavia al primo cittadino trapanese, in seguito ad una decisione autonoma, viene erogato il 30% in meno. In soldoni, il Vito Damiano intasca 4.151 euro. Ed è lì che ruota l'intera questione. Perchè il consiglio, ponendo il paragone con «l'indennità prevista», proponeva di cancellare in uno solo colpo la riduzione del 30% che dal 2012 vigeva a Palazzo Cavarretta. Alla pesa, il consiglio proponeva di aumentarsi lo stipendio massimo da 1.245 euro a 1.779 euro a partire dal 2015.
Queste proposte hanno avuto l'esito «favorevole» della giunta. In aula l'unica discussione preliminare alla votazione dell'intero atto è legata alla cifra massima da corrispondere ad ogni seduta svolta dai consiglieri. Una vera e propria formalità. Tra i banchi già dalle prime ore circolava la bozza di un emendamento che non faceva altro che adeguare la cifra in rapporto all'aumento dello stipendio proposto (ed ottenuto) dal consiglio. Infatti, nel 2014 con 1.245 euro mensili, e 66 euro per ogni seduta, erano necessarie 19 fra sedute e commissioni consiliari. L'emendamento - poi votato favorevolmente - proponeva di fissare per il 2015 la «diaria» a 87 euro che, a fronte del mensile 1.779 euro, viene tradotto in 19 giorni di lavoro. Cambiare tutto per non cambiare nulla.
La Pica (Fi) e Abbruscato (Pd) dichiarano a microfono aperto «di essere contrari a questa delibera». I ritmi si surriscaldano e Briale (Gruppo Misto) recita un elogio alla politica da antologia contemporanea. «Ma finiamola con quest'antipolitica assistiamo giornalmente alle ruberie di parlamentari ed onorevoli . Ci si accanisce con i consiglieri comunali, perdendo di vista quello che subiamo dal governo nazionale e dalla Regione. Il mio voto a questa delibera emendata è favorevole». Bianco, presidente del consiglio, mette ai voti. 15 favorevoli, 7 contrari (Cafarelli, Carpitella, Vassallo del Psi; Guaiana, Lamia e La Pica di Forza Italia; Ferrante del Gruppo Misto) e 3 astenuti (Grignano, Passalacqua e Abbruscato del Pd). Nel 2015 il consiglio comunale di Trapani costerà 185 mila euro in più.
Marco Bova