Nuova udienza oggi a Marsala del processo Eden. Giovedì scorso ci eravamo lasciati con il racconto di come la ‘’Bf costruzioni’’ di Giovanni Filardo, cugino del boss latitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, avesse effettuato lavori al porticciolo turistico di Marsala. La circostanza è emersa nel corso della deposizione del capitano dei carabinieri Antonello Parasiliti Molica. Tra gli imputati alla sbarra, Anna Patrizia Messina Denaro, Francesco Guttadauro, rispettivamente sorella e nipote del boss latitante, e Antonino Lo Sciuto. Parasiliti, adesso al Ros di Palermo, rispondendo alle domande del pm della Dda Carlo Marzella, ha parlato delle indagini svolte sulla ‘’Bf costruzioni’’ di Filardo e sulla ‘’Mg’’ di Cimarosa. ‘’Sono state intercettate – ha detto l’investigatore - conversazioni che deponevano verso la direzione secondo cui denaro confluisse verso la famiglia Messina denaro’’. Tra le conversazioni intercettate quelle tra Antonino Lo Sciuto e Lorenzo Cimarosa. ‘’Il comando provinciale di Trapani – ha proseguito l’ufficiale - ha accertato che Bonanno Lucia, madre di Panicola Vincenzo e suocera di Patrizia Messina Denaro, era proprietaria di una casa a Triscina, dove lavori sono stati fatti dalla Mg. Una cugina, ritenuta Patrizia Messina Denaro, esigeva denaro’’. Questione che sarebbe stata risolta a Marsala, perché qui la ‘’Bf’’ stava effettuando lavori al porticciolo turistico. Da una conversazione intercettatta il 12 aprile 2009 emerge, infine, che Nino Oddo, detto ‘’Fantomas’’, marito di Giovanna Filardo, sorella di Giovanni, percepiva 700 euro a settimana senza avere alcun ruolo nella ditta ‘’Bf costruzione’’. Oggi dovrebbe essere ascoltato il maggiore del Ros Andrea Manti.
Intanto il Tribunale del Riesame di Palermo ha pubblicato le motivazioni sul ricorso della Procura di Palermo respinto lo scorso 13 ottobre, sulla richiesta di un nuovo arresto di Giovanni Filardo, cugino del boss Matteo Messina Denaro, finito in cella unitamente al suo nucleo familiare nel corso dell'operazione "Eden". I giudici del Riesame, hanno reso pubblico il testo che ha dato ragione al ricorso presentato dai legali della famiglia Filardo, Roberto Mangano, Nino Caleca e Vito Signorello, contro l'arresto di Giovanni Filardo, avvenuto nel corso dell'operazione "Eden" a dicembre del 2013 e che portò in carcere l'intero nucleo familiare dell'imprenditore castelvetranese.I giudici del Tribunale del Riesame «escludono la sussistenza dei gravi indizi di reato della intestazione fittizia in relazione alle quote sociali cedute con donazione da Filardo alla moglie Francesca. La richiesta di riesame si rivela fondata - scrivono i giudici nelle motivazioni -poichè non sarebbero emersi elementi atti far ritenere sia pure a livello gravemente indiziario che la contestata quota sociale della Filardo Giovanni srl sia stata effettuata dall'imprenditore alla moglie Francesca Barresi allo scopo specifico di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzioni patrimoniali». Per i giudici del Riesame «questi passaggi societari- non possono ragionevolmente riconnettersi a precedenti perquisizioni nella casa di Giovanni Filardo, sospettato di ospitare super latitante Matteo Messina Denaro». In sintesi per i giudici del Tribunale del Riesame, i vari passaggi societari all'interno della galassia dei Filardo nonsarebberolegati a disposizioni ordinate da padrino di Castelvetrano e neanche al rischio di sequestri o confische in ragione della non coincidente azione temporale. Insomma non ci sarebbe un legame cronologico tra le decisioni prese da Filardo per le sue aziende e la contestazione di reato del pubblico ministero.Le conversazioni nel corso del quale il cugino di Messina Denaro mostrava davvero l'intenzione di spossessarsi dei suoi averi, per evitarne sequestro sono state intercettate in epoca successiva alla data del fatto contestato.Giovanni Filardo, fu arrestato lo scorso mese di dicembre fu arrestato nel corso dell'Operazione "Eden" insieme alla moglie e alle figlie Floriana e Valentina adesso, risultato tutti fuori dal processo e senza procedimenti a loro carico. Rimane solo attivo il sequestro di tutti i loro beni.