Ormai il cerchio si stringe. Matteo Messina Denaro, il capo di Cosa nostra, non sembra così tanto imprendibile, invisibile. L'operazione di ieri, Eden 2, ha fatto ancora una volta terra bruciata intorno al boss, e a nemmeno un anno di distanza dall'altra operazione, Eden, che aveva portato in carcere la sorella Patrizia e il nipote Francesco Guttadauro. Proprio oggi a Marsala si tiene una nuova udienza del processo Eden dove sono passati ai raggi X società, denaro e affari della famiglia mafiosa castelvetranese. Nell'ultima udienza, ad esempio, lil sottoufficiale dei Ros Michele Granato, rispondendo alle domande dei pm Carlo Marzella e Paolo Guido ha spiegato quanto emerso ‘’su Masaracchio Leonardo, che con altri due stava progettando un fallimento pilotato della Gruppo Salvo (bancarotta fraudolenta) con distrazione verso la Edil Magasal’’. Quest’ultima ‘’impresa riconducibile agli interessi di Messina Denaro e in particolare di Salvatore’’. Gaspare Clemente è stato accusato di aver distratto 350 mila euro ‘’che erano diretti a Salvatore Messina Denaro’’. La Magasal è stata costituita nel 2006 da Maurizio Arimondi, arrestato nell’operazione ‘’Golem 2’’ e condannato dal Tribunale di Marsala a 12 anni di carcere. ‘’Arimondi – ha detto il maresciallo Granato - era l'autista di Salvatore Messina Denaro e sua persona di fiducia. Altri soci erano Gaspare Clemente e Salvatore Lupo’’. Dopo una serie di passaggi di mano, amministratore unico diverrà Nicolò Mobile e nel novembre 2012 l’impresa è fallita. Granato ha, quindi, parlato dei movimenti di Masaracchio, sulla cui auto fu piazzata una ‘’cimice’’ per intercettarne le conversazioni, dei suoi incontri con Francesco Guttadauro. ‘’Masaracchio – ha proseguito il maresciallo Granato - era funzionario di banca a Marsala e parla con Guttadauro delle somme che Gaspare Clemente avrebbe sottratto dalla Magasal, somme che sarebbero dovute andare a Salvatore Messina Denaro, somme sottratte sia ai soci di fatto che a quelli occulti’’. Infine, i pm hanno voluto approfondire la vicenda dei ‘’lavori effettuati dalla Bf di Giovanni Filardo (cugino di Matteo Messina Denaro, ndr) al porticciolo di Marsala’’ di cui aveva parlato il capitano Parasiliti Molica. ‘’Lavori svolti nel marzo 2010 – ha Granato – per conto di Claudio Bologna nei capannoni della Polaris’’. Oggi sul pretorio salirà un altro investigatore: il maresciallo dei carabinieri Luca Tofanicchio.
Ieri, invece, l'operazione Eden 2, con sedici arresti e tantissimi indagati, operazione condotta dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani coordinati dalla Procura distrettuale di Palermo. In manette è finito anche un consigliere comunale abile nei pestaggi ordinati dalla cosca. Si chiama Calogero “Lillo” Giambalvo, 38 anni, molto vicino a un deputato regionale, Paolo Ruggirello, deputato questore all’Ars, leader di “Articolo 4”. In carcere c’è finito un nipote acquisito del super latitante, Girolamo “Luca” Bellomo, palermitano, 37 anni, marito dell’avvocato Lorenza Guttadauro, figlia e nipote di mafiosi di rango, i Guttadauro di Bagheria e di Messina Denaro di Castelvetrano. L’avvocatessa Guttadauro nel processo scaturito dal blitz “Eden” è difensore del fratello, Francesco. Mentre lei, l’avvocato Lorenza Guttadauro, si occupava di processi, il marito pare andasse in giro per mezzo mondo, da Parigi alla Colombia, interessandosi agli affari della “famiglia” Messina Denaro, gli investigatori dei Carabinieri lo hanno indicato come “l’ambasciatore” del clan se non come il nuovo referente di Messina Denaro. E’ lui, Luca Bellomo a dare gli ordini. La notte scorsa il resto degli arresti i carabinieri li hanno fatti a Castelvetrano. Gli arrestati sono accusati di essere manovalanza in grado di usare la mano pesante, per vendicare onore lesi e tutelare il “buon nome” dei Messina Denaro. Contestata è una maxi rapina ad una azienda concessionaria Tnt (Ag Trasporti di Campobello di Mazara confiscata ad un prestanome dei Graviano): 600 colli di ceramiche e 17 mila euro in contanti, “colpo” utile a mettere in cassa denaro contante: “sti piccioli sunnu di Matteo” Agli atti anche la storia di un imprenditore, Giuseppe Amodeo, che voleva costruire un centro commerciale, “A29": avrebbe potuto cominciare a costruire non l’ha potuto fare perché decise di sottrarsi alle richieste dei mafiosi mandati da Bellomo, che gli volevano imporre tutto, dall’impresa costruttrice ai materiali. Beffa delle beffe l’imprenditore qualche mese dopo si è ritrovato destinatario di un provvedimento di sequestro di beni.
Sono tanti i risvolti di questo blitz. Dai ristoratori fratelli Cacioppo, Rosario e Leonardo, che giorno per giorno si allenavano all’uso delle armi alle dichiarazioni del cugino del boss, Lorenzo Cimarosa, fino a quelle di Salvatore Lo Piparo, comparsa della soap opera della Rai “Agrodolce”, dove vestiva gli abiti di un poliziotto. A disposizione del clan anche un elettrauto abile nel bonificare da “cimici” le auto, e un impiegato della motorizzazione pronto a svelare le proprietà di eventuali auto sospette in giro per Castelvetrano. In manette è anche finito uno che si definisce “autentico anarchico”, Peppe Fontana soprannominato Rocky. Dal carcere dopo vent’anni di detenzione è uscito tre anni addietro. Trafficante internazionale di droga per i giudici, lui dice di essere stato un “prigioniero di Stato”. Amicizia ferrea tra lui e Matteo Messina Denaro, tanto che a Fontana una volta libero furono consegnati gli ori della famiglia Messina Denaro. Un maldestro ladro pensò di andare a rubarli, scoperto il ladro questi subì un violento pestaggio quasi da ucciderlo: fu sequestrato e rinchiuso in un casolare e massacrato di botte. Bellomo per lui non ebbe pietà, “gli ha fottuto 60 mila euro d’oro, alla madre di Matteo… 60 mila euro d’oro, tutto, proprio da lei, l’oro pure della signora Lucia avevano preso”. A eseguire il pestaggio sarebbe stato proprio il consigliere comunale Lillo Giambalvo che giorni dopo commentando con altri le proprie “gesta” fu ascoltato dispiacersi del fatto che aveva sporcato di sangue un maglione al quale teneva tanto.
Questo l'elenco degli arrestati nell'operazione Eden 2 di ieri:
SOGGETTI SOTTOPOSTI ALLA MISURA COERCITIVA DELLA CUSTODIA IN CARCERE
BATTAGLIA RUGGERO, NATO IL 04/07/1975 A BRUXELLES (B), RESIDENTE IN PALERMO;
BELLOMO GIROLAMO, NATO IL 24/04/1977 A PALERMO, IVI RESIDENTE;
CACIOPPO ROSARIO, NATO IL 19/09/1980 A CASTELVETRANO (TP), IVI RESIDENTE;
CACIOPPO LEONARDO, NATO IL 02/10/1976 A CASTELVETRANO (TP) IVI RESIDENTE;
FONTANA GIUSEPPE, NATO IL 13/04/1957 A CASTELVETRANO (TP) IVI RESIDENTE;
GIAMBALVO CALOGERO NATO IL 22/04/1976 A CASTELVETRANO (TP) IVI RESIDENTE;
MARSIGLIA SALVATORE NATO IL 03/12/1976 A PALERMO IVI RESIDENTE;
MESSINA DENARO FABRIZIO NATO A CASTELVETRANO (TP) IL 30/03/1967 IVI RESIDENTE;
PASINI LUCIANO NAO L’ 11/01/1988 A CASTELVETRANO (TP) IVI RESIDENTE;
TUMMARELLO VITO NATO IL 22/10/1961 A CASTELVETRANO (TP) IVI RESIDENTE;
VITALE SALVATORE NATO IL 14/05/1978 A PALERMO IVI RESIDENTE;
CORRAO GAETANO NATO IL 19/05/1973 A PALERMO IVI RESIDENTE;
CARRELLO CIRO NATO A NAPOLI IL 04/12/1988 RESIDENTE A BAGHERIA (PA), DI FATTO DOMICILIATO IN PALERMO (ATTUALMENTE DETENUTO PER ALTRA CAUSA IN REGIME DI ARRESTI DOMICILIARI), SOTTOPOSTO CON QUESTO PROVVEDIMENTO ALLA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE;
NICOLACI GIUSEPPE NATO IL 02/12/1983 A PALERMO (ATTUALMENTE DETENUTO PER ALTRE CAUSA PRESSO CASA DI RECLUSIONE UCCIARDONE);
TRANCHIDA VALERIO NATO IL 25/02/1990 A MAZARA DEL VALLO (TP) RESIDENTE A CASTELVETRANO (TP);
CIRCELLO SALVATORE NATO IL 04/03/1988 CASTELVETRANO (TP) IVI RESIDENTE.