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25/11/2014 07:35:00

Salemi. La protesta dei giovani africani blocca per alcune ore la centrale Piazza Libertà

Come era facile prevedere, puntuali come una cambiale, si sono fatti risentire i giovani profughi africani. Con questa, è la quarta volta che accade. Ospiti di alcuni dei sei Cas che operano a Salemi, hanno inscenato, nelle prime ore di un mattino vivido di brina, un pacifico sit in nella centralissima Piazza Libertà.
Che oggi è piuttosto una rotatoria e non una aggregazione umana, come un tempo furono le piazze salemitane. Viabilità cittadina, quindi, in tilt, bloccata per alcune ore.
Suscitando stupore in molti cittadini che a questo tipo di manifestazioni non sono abituati.
Ma anche tanta rabbia tra chi ( e non sono pochi) vede in questi giovani provenienti dal Gambia, Mali , Senegal, Nigeria, Burkina Faso e Guinea Bissau, paradossalmente, l’incarnazione del privilegio. E poco conta se questi sono fuggiti da guerre, carestie, attraversando deserti e qual cimitero immenso che è il Canale di Sicilia.
Sentite cosa scrive, ad esempio, su FB una giovanissima e bella ragazza in un italiano zoppicante: “Mah rimango scioccata anke io da come si stanno comportando qsti extracomunitari io mi faccio una domanda ma perche qsti protestano che vogliono andarsene via.....ma perchè nn ringaziano a dio per cmo li stiamo trattando bene dandogli una casa dove stare...dandogli dei soldi che pultroppo lavoro non ne hanno mentre se qua una famiglia piange che neanche si puo comprare il pane poi che fa la società se ne frega allora io dico una cosa che senso ha fare qsto che si mettono in piazza per protestare”.
E’ il pensiero di tanta gente il cui numero rischia di allargarsi ogni giorno di più. Sono in molti addirittura ad invocare il leghista Salvini.
I motivi della protesta rimangono sempre gli stessi. Chiedono l’accelerazione dell’iter burocratico che concede loro il riconoscimento dello status di rifugiati.
La gran parte di loro si trova nei centri di accoglienza da circa un anno. Gli effetti degli ultimi provvedimenti presi dal prefetto Leopoldo Falco tardano invece a farsi sentire.
Questa gente in realtà, dopo lo sbarco avventuroso sulle coste siciliane, dovrebbero rimanere qualche mese al massimo, in attesa che le commissioni interprovinciali valutino il loro status di rifugiati.
Nei primi anni del Novecento in America per i nostri connazionali ad Ellisi Island la “quarantena” durava molto meno, al massimo 45 giorni.
La realtà qui invece è ben diversa. Proprio il prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, rendendosi conto dell’abnormità di una attesa tanto insopportabile che supera i 12 mesi ha ottenuto, nei giorni scorsi, dal ministero di affidare alla Commissione l’istruzione solo delle pratiche della sola provincia. E’ un passo in avanti, ma che, a quanto pare, non ha dato ancora risultati tangibili. 
Per certi versi, sia la protesta dei giovani africani sia il malumore della gente in un punto sembrano convergere.
Già, perché, ogni giorno in più di permanenza in Italia costa complessivamente circa due milioni: cifra solo in parte coperta dai fondi europei destinati all’emergenza.
Per i paesi con un’economia stentata come quella di Salemi però non è una manna, come superficialmente ha scritto Panorama alcuni mesi fa.
Vero è che ogni immigrato riceve 2,5 euro al giorno di «pocket money». Vero è che questi soldi vengono spesi in telefonia, bar, alimentari e tabacchi.
Ma è pure vero che si tratta di cifre irrisorie. Il boccone più grosso lo fa chi è salito sul treno di questa accoglienza “straordinaria”, spesso avendone i requisiti solo sul piano formale.
Il problema che affligge questi ragazzi ( ma ci sono anche meno giovani che raramente si fanno vedere in giro per ovvi motivi politici) è ancora una volta la regolarizzazione della loro situazione.
Parlando con alcuni di essi ho appreso che la maggior parte sono arrivati in Italia a partire da gennaio. E a Salemi a febbraio. Un gruppo addirittura nel mese di novembre dello scorso anno. Ma la domanda di asilo, l’anno potuto fare con il previsto modello C3 solo lo scorso maggio. Tanti mesi perduti inutilmente e che valgono oro sia per loro sia per chi sta facendo affari.
Il coro è unanime. Tutti manifestano la loro preoccupazione per la tempistica.
Quello in cui vivono è una sorta di limbo. Non sanno ancora quale sarò il loro destino. Domando loro se ricevono un’assistenza legale. Esiste qualche avvocato, ma non è sufficiente.
Di tanto in tanto fa capolino qualche operatore dell'UNHCR che viene da Palermo. Qualche volta tengono incontri collettivi di informazione sui loro diritti e sulla protezione internazionale. Ma rimangono solo belle parole. Più spesso vengono quelli che si occupano dei minori.
Le loro lamentele quindi non riguardano il cibo , l’alloggio, e il “pocket money” che viene erogato puntualmente.
Il problema è l’attesa estenuante dei documenti che non arrivano.  
E poi, nei tempi morti, c’è la difficoltà a comunicare e socializzare con gli abitanti. Episodi di violenta intolleranza, in realtà, non ce ne sono stati fino ad oggi. Solo qualche caso isolato. Ma solo urla. Come quelle di un vecchio signore che ha rifiutato l’aiuto di uno di questi africani che si postano davanti ai supermerkati per trasportare il carrello della spesa. Un Senegalese mi ha detto: “the people here do not like blacks ", alla gente di qua non piacciono i neri!
In effetti l’inserimento di circa 600 richiedenti asilo in un piccolo comune come Salemi, è stata una scelta sbagliata e sconsiderata.
Tenendo conto che non nessuno percorso di mediazione che informasse e coinvolgesse in questa accoglienza i cittadini, mi sembra già fin troppo positivo che nessun episodio violento di intolleranza si sia manifestato ancora.
Ma non è detto che ciò non abbia probabilità di accadere.
Manifestazioni di protesta, ad esempio, come quelle di lunedì mattina potrebbe esacerbare l’animo di più di qualcuno.
Un fatto è certo, a Salemi la protesta non vi abita.
Raramente questa arma di democrazia è stata usata. Le poche volte risalgono alle lotte contadine dell’immediato dopoguerra e al dopo terremoto per le case.
Per il resto i salemitani sono noti in provincia per il loro moderatismo. Non si sono mossi quando avrebbero avuto tutti i motivi per farlo. Come, ad esempio, per difendere l’Ospedale, o per contestare l’esosità delle bollette Tia imposte dalla Belice Ambiente.
Vedere, oggi, che dei giovani africani scendono in piazza non per meri motivi economici, ma per salvaguardare la propria DIGNITA' e rivendicare un diritto internazionale inalienabile, forse suscita in alcuni un sentimento di rigetto. Come vedersi allo specchio, la mattina.
Ma un uomo, non è tale perché rifiuta di vivere di solo pane? E forse un caso che “Dignità” è una parola che non ha plurale?

Franco Ciro Lo Re