Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
26/11/2014 11:30:00

Il “Vilipendio”del poeta Gianmario Lucini. Una sosta per pensare

 Strano destino di una vita dedicata alla luce della poesia e dei viaggi per la poesia (viaggio anche dell’uomo intorno all’uomo), Gianmario Lucini muore senza poter vedere e discutere con gli amici (e gli stessi distratti) il suo ultimo libro di poesia, VILIPENDIO (CFR, novembre 2014). Scriveva poesie come “istruzioni” anche durante i suoi viaggi in Sicilia. E da Trapani (ci serviamo del frammento di un inedito), scriveva: “Per capire cosa chiede / a lui questo cielo / l’uomo percorre strade e ripercorre / i segreti del mondo senza posa” (Invocazione per il viaggio, Trapani, 15 febbraio 2013). Non diverso è il senso che cuce e intreccia tutti i testi che sono andati a formare il libro VILIPENDIO. Il libro che porta una modesta prefazione di chi scrive. E di questa riportiamo ciò che poeta stesso Lucini ha preferito enucleare in quarta di copertina.
«In questo particolare momento storico del nostro tempo, – quello in cui per la propria sopravvivenza ognuno (singolo o popolo) esercita violenza e morte (male) nei confronti dell’altro (fratello o straniero) –, per essere fruite “esteticamente”, queste poesie di Lucini obbligano il lettore (quei 4 o 5, scrive il poeta) a non ignorare l’altra e diversa funzione non estetica: dissenso, resistenza, ribellione, conflitto. Perché «il testo, per essere fruito esteticamente, deve avere obbligatoriamente una funzione non solo estetica» (Jurij M. Lotman). È la funzione est-etico-politica che invita a riflettere sui nodi del bene e del male e a giudicare, come fa la stessa filosofia contemporanea che ne riprende la questione teorica e pratica (sia lo Stato o i singoli, associati o meno, il soggetto). Del resto, il nostro autore (in nota), non dimentica di ricordare la vicinanza di verità tra filosofia e poesia. La vicinanza che li rapporta nell’aisthesis del corpo sia singolo sia collettivo che rifiuta il male (la violenza, la paura e il terrore delle sopraffazioni del “potere”) e opta per la scelta del bene, il comune del cuore e dell’amore nel senso più alto del senso. Una ragione (e non solo del cuore…, Pascal) che non può mancare nelle poesie come “spazio di senso” alternativo e, tecnicamente, veicolato attraverso le diverse isotopie semantico-sonore e ritmiche che qualificano poeticamente questi testi di Vilipendio».
A Gianmario Lucini, che ha soggiornato diverse volte a Marsala, il saluto particolare di uno che ha sostato fra i suoi versi, e ora con l’intento che il suo ultimo desiderio sia stato soddisfatto: «Chiedo all’azzurro dell’Adda e ai poggi petrosi / di riposarmi dentro e con me viaggiare / per ricrearsi in altri luoghi e in altri segni, / in altri boschi, al canto d’altri uccelli // e ci conosceremo un poco e un poco potremo / tanta fiera bellezza rammentare / di lontano – perché ogni terra sempre / la terra prima e l’ultimo rammenta // nostro destino –.». (Invocazione per il viaggio, Trapani, 15 febbraio 2013).