Girano, girano i camion e le spazzatrici dell’Aimeri a Marsala. Un servizio costosissimo, da 15 milioni di euro l’anno che viene pagato attraverso la Tari dai cittadini. Girano, ma spesso c’è qualcosa che non va nel servizio. Se ne accorgono i cittadini, se ne accorgono tutti. A volte anche al Comune di Marsala che nel corso dell’ultimo anno ha contestato 321 mila euro di disservizi all’Aimeri Ambiente. Penalità, si chiamano. Viene verificato se il servizio viene reso, dallo spazzamento alla raccolta porta a porta, e se c’è una inadempienza, si tirano due somme, e si impone all’Aimeri una penalità che consiste in uno scorporo nella rata del mega contratto da pagare.
Ebbene, tra il 2013 e il 2014 sono state chieste penalità per 321.653,27 euro. Si tratta per lo più del mancato spazzamento delle strade, delle mancata raccolta porta a porta nelle zone balneari, del mancato ritiro della spazzatura in aree pubbliche.
Nel dettaglio per il 2013 è stata contestata la mancata raccolta porta a porta in zona Birgi Sottano per l’importo di 53.657 mila euro. E nel quarto trimestre dell’anno il Comune ha contestato il mancato spazzamento e la mancata esecuzione di attività pertinenti come la scerbatura del verde pubblico per 64.176 mila euro. Per il 2014 la mancata raccolta porta a porta dei rifiuti da parte dell’Aimeri sempre in zona Birgi Sottano è stata quantificata in 50.691 mila euro. Le penalità per il mancato spazzamento e la mancata esecuzione di attività come la scerbatura del verde pubblico sono state applicate anche per i primi tre trimestri del 2014. Per il primo ammontano a 67.072 mila euro, per il secondo 43.166 mila euro, per il terzo 43.889 mila euro. La somma porta ai 321 mila euro circa di penali che verranno applicate al contratto con Aimeri il cui servizio, da quando sono sono stati aboliti gli Ato, viene controllato dal Comune di Marsala.
E delle penali chieste ad Aimeri in questi anni se n’è occupata anche la commissione d’inchiesta su Ato e rifiuti istituita in consiglio comunale e presieduta dal consigliere Michele Gandolfo. Nella relazione finale della commissione, istituita per capire come si sia arrivati a un aumento vertiginoso dei costi, si legge che “Dal giugno 2012 la nuova amministrazione comunale ha chiesto all'Aimeri delle penali notevolmente inferiori rispetto a quelle chieste da Carini”. Il consigliere Pino Milazzo ha anche detto che con Carini si presentavano “quotidianamente” le contestazioni e in un anno si arrivava ad applicare penali per due milioni di euro.
E sul sistema delle penalità si basa anche l’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo che ha chiesto il rinvio a giudizio per per Salvatore Alestra, ex direttore dell’Ato Tp1, per il direttore area Sud dell’Aimeri, Orazio Colimberti, per il capo impianto del cantiere di Trapani, Salvatore Reina, nonché per Michele Foderà, amministratore di fatto della Sicilfert, Pietro Foderà, socio e responsabile dei conferimenti nella Sicilfert, e Caterina Foderà, responsabile amministrativo della stessa società. Un’indagine che è arrivata davanti al gup che dovrà decidere sulle richieste di rinvio a giudizio.
Il sistema secondo l’inchiesta della Procura funzionava in questo modo. Aimeri ambiente faceva finta di fare la raccolta differenziata nei comuni Ato, come previsto dal contratto stipulato con l’Ato per 210 milioni di euro per sette anni. Faceva finta, in realtà conferiva tutto alla Sicilfert, azienda in contrada Maimone a Marsala, che si occupa dello smaltimento della sezione organica dei rifiuti per trasformarlo in compost. In realtà, sempre secondo le indagini, la Sicilfert trattava soltanto fittiziamente i rifiuti come se fossero organico (e non carta, plastica vetro, etc). Il tutto, in sintesi, significava che Aimeri si faceva pagare per un servizio che non svolgeva, la raccolta differenziata, e la Sicilfert otteneva una commessa per uno smaltimento dei rifiuti che non avrebbe dovuto fare. Questo anche per consentire all’Aimeri di raggiungere le percentuali di raccolta differenziata stabilite dal contratto per non incorrere nelle sanzioni previste. Semplicissimo. I vertici dell’Ato invece chiudevano un occhio. Infatti per Alestra l’accusa, “anche su istigazione di Colimberti e di soggetto che rivestiva qualifica di Parlamentare” scrive la Procura, è quella di aver omesso di esercitare la funzione di controllo sull’operato dell’Aimeri, come previsto dalla sua qualifica. Se infatti Aimeri non avesse raggiunto quelle percentuali di differenziata sarebbe stato compito dei vertici dell’Ato applicare le sanzioni. Il tutto per ottenere in cambio assunzioni, regali e favori, questa si legge nella richiesta di rinvio a giudizio.