Continuano le rivelazioni del pentito Vito Galatolo. Secondo il suo racconto Matteo Messina Denaro, oltre ad essere pronto ad uccidere il pm Di Matteo, avrebbe deciso di essere lui a capo di Cosa Nostra, sebbene latitante, e il suo progetto sarebbe quello di riorganizzare la mafia palermitana.
Ma gli investigatori però hanno un dubbio e il dubbio riguarda chi veramente voleva la morte del magistrato: Messina Denaro oppure Totò Riina che non ne ha fatto mistero nelle sue conversazioni al carcere di Milano.
Sempre secondo quanto racconta Galatolo gli incontri in cui si parlò dell’attentato a Di Matteo furono due ed ebbero luogo nel dicembre del 2012. Girolamo Biondino aveva due lettere e disse che erano scritte da Matteo Messina Denaro.
Le lettere contenevano l’ordine perentorio di uccidere il pm Di Matteo e a quanto pare c’era forse anche una forza esterna a Cosa nostra a volerlo.
Ma nelle lettere c’era scritto anche altro ovvero la riorganizzazione della mafia palermitana che doveva avvenire secondo le indicazioni di Messina Denaro. Galatolo, ad esempio, sarebbe stato a capo del mandamento di Resuttana.
Ma il dubbio dei magistrati è che Galatolo sia stato ingannato, e che le lettere siano state tutta una messinscena, anche perchè Biondino, appena uscito dal carcere, divenne lui il capomandamento di Resuttana. Inoltre lo stesso pentito si stupì quando seppe che il superlatitante voleva la morte del pm Di Matteo perchè, secondo lui, un gesto tale avrebbe potuto avere conseguenze molto negative su Cosa Nostra. Anche altri boss presenti al summit rimasero stupiti esattamente come Galatolo.
Galatolo, secondo gli investigatori, sarebbe stato raggirato da Biondino, fratello di Salvatore che era l’autista di Riina. Le intercettazioni del 2013 in carcere esprimono tutta la rabbia di Riina che, durante le sue chiaccherate con Alberto Lorusso lo esortava ad organizzare “questa cosa”. Queste conversazioni avvennero mesi dopo i summit in cui si organizzava l’attentato al pm Di Matteo. C’è ancora da capire allora chi vuole veramente la morte del magistrato.